La Stampa, 2 aprile 2022
Chiederei di sorvolare
Della vicenda del liceo Montale, la relazione dai contorni sfuggenti fra la preside e lo studente (maggiorenne), molto è stato detto e scritto e io condivido lo stupore di Gianluca Nicoletti (ieri su questo giornale) per la distanza fra le teorie libertarie degli studenti e le loro pratiche beghine. L’infinita catalogazione delle libertà di orientamento sessuale e di identità di genere, rivendicate soprattutto dai ragazzi, va a sbattere contro lo scandalo suscitato in molti di loro dalla differenza d’età, oltre trent’anni, dei due amanti. E cioè quanto è codificato dalla legge, perché attiene alla piena, autentica, basilare libertà, quella di amarsi fra adulti consenzienti, viene rifiutato in nome di un imprevedibile e gigantesco perbenismo. Poi noi adulti ci abbiamo marciato, facendo di una storia privata un pubblico e morboso intrattenimento, senza nemmeno chiedere permesso, ma è un’orrida abitudine a cui non verremo più a capo. Mi fa sorridere che tutto avvenga attorno a un liceo intestato a Eugenio Montale, poeta eccelso dalla vita sentimentale tumultuosa. Più che cinquantenne, incontrò una ragazza di ventotto anni più giovane, anche lei poetessa di rango, Maria Luisa Spaziani. Si innamorarono. Poi il loro amore non si concretizzò, diciamo così, sebbene non sappiamo precisamente che significhi l’espressione, perché molto tempo dopo, a Montale morto, qualcuno domandò un chiarimento a Spaziani. E lei, non allevata alle dottrine dello smutandamento dell’epoca di Facebook, rispose con sublime eleganza: «Le chiederei di sorvolare». Forse l’avrebbe detto anche la preside, se le avessimo dato l’opportunità.