la Repubblica, 2 aprile 2022
Intervista ad Alberto Angela
Dice che «conta solo quello che vedi intorno a te: la vita è un viaggio, non bisogna guardare le miglia o i chilometri percorsi». I chilometri per Alberto Angela sono gli anni: l’8 aprile ne compie 60, il 9 torna su Rai 1 con la nuova stagione di Ulisse, il piacere della scoperta. Compleanno da festeggiare, con discrezione, com’è nello stile del personaggio.
Paleontologo diventato divulgatore televisivo, ha fatto della sua passione il suo lavoro. Da un aereo all’altro, sempre in giro. Nessun bilancio, nessun rimpianto, «solo una grande curiosità che continua a guidarmi da quando sono bambino».
Sessanta anni, cifra tonda. Che effetto fa?
«Intanto sarà un giorno come un altro, conta il viaggio. La vita si è allungata e l’età è quella che ti senti.
Io sessanta anni proprio non me li sento. Penso di essere un ventenne, forse un trentenne. Sarà che ho ancora i capelli, sono in forma, sto bene. Quando l’età impegnativa verrà, verrà».
Che fa per vivere bene?
«Accetto la vita nel suo complesso, con le cose belle e quelle meno felici. Non bisogna tenere solo i muscoli allenati, ma devi tenere in forma il cervello con stimoli nuovi. Ho la stessa curiosità di quando avevo sei anni: è una cosa che aiuta».
Come festeggia?
«Festeggerò con i miei affetti, in modo intimo. Dovrò imparare a dire: “Ho 60 anni”, perché quando mi riferisco all’età penso sempre che sto parlando di un’altra persona. Vedo il compleanno come una cosa scientifica: sono sessanta giri intorno al sole. Sa che alla mie età un greco o un romano erano già morti da venti anni?».
Allegria. Ma il rapporto con l’età è sereno?
«Mettiamola così: le persone con i capelli bianchi sono giovani a cui sono venuti i capelli bianchi e le rughe. Ma c’è una forma di ghettizzazione nei confronti di chi ha una certa età e non mi piace.
Combattiamo le discriminazioni razziali, geografiche, però non accettiamo chi invecchia. Io direi che siamo tutti giovani ma alcuni lo sono da più tempo. Ho molto affetto per chi è avanti con gli anni».
Ha rimpianti?
«Al momento no».
I momenti più difficili della sua vita?
«Ce ne sono stati, come per tutti, ma ho sempre guardato oltre. La nave, quando il mare è scuro come il cielo, mette la prua dove albeggia.
Bisognerebbe sempre trasformare una cosa negativa in opportunità. Le scelte degli esseri umani sono legate alla voglia di andare avanti. Se fossimo stati in un prato a brucare erba non saremmo qui».
Il ricordo più bello?
«La nascita dei miei figli (Riccardo, Edoardo, Alessandro, ndr). Sono stati momenti alti, non pensavo di sciogliermi cosi tanto. È un’emozione fortissima, qualcosa che c’è nel tuo Dna e non sai di avere, un mister Hyde benevolo che emerge e ti fa amare un bambino come non hai mai amato nessuno. Lo vedi e scattano meccanismi potenti, sconosciuti.
Un’emozione unica. Poi, c’è la serenità».
Quanto è importante?
«Molto. Ci sono momenti banali, quando stai con gli amici, vedi un tramonto, provi una sensazione di déjà vu di felicità e stai bene. Non stai facendo niente di eccezionale ma senti una bellissima serenità, un equilibrio perfetto, che rendono quell’attimo indimenticabile».
Pensa di farsi un regalo particolare o ha chiesto qualcosa?
«Scherza? Tendenzialmente ogni compleanno è un giorno come un altro. Mi mette in imbarazzo, mi intimidisce stare al centro dell’attenzione».
È legato alla scienza, quindi è realista. Però è sempre ottimista.
Come fa?
«Se sai perché la foglia è verde o come funziona un corpo, capisci l’eccezionalità della vita e l’incredibile dono di nascere. Non si può dire che bisogna cercare la felicità in tutte le situazioni, ma abbiamo un biglietto straordinario per il viaggio della vita. Dovremmo apprezzarla sempre: sentire il vento, la voce di una persona, vedere una partita con i figli. L’atteggiamento migliore è stupirsi».
Torna in tv con “Ulisse”: cosa vedremo?
«Cerchiamo sempre di dare una varietà di temi che rispondono alla nostra curiosità. Partiamo con il naufragio del Titanic, una storia che conosciamo. Ma se vai in Groenlandia nel punto dove si è staccato l’iceberg, cambia tutto. Sa che se cadi in acqua muori in 15 minuti?».
Ha avuto paura?
«Era un pensiero in più. Quando ti avvicini a un iceberg fa ancora più freddo; eravamo su un catamarano: quattro ore di mare aperto. Gli iceberg sono come quartieri ma sotto c’è una città, sono impressionanti, si muovono, li vedi beccheggiare e si capovolgono. Parliamo degli Inuit che sono riusciti a sopravvivere, banalmente chiamati eschimesi, che significa mangiatore di carne cruda.
Negli altri appuntamenti scopriremo la Sardegna, nella puntata sulla scomparsa del Neanderthal parliamo delle origini delle umanità e chiudiamo con la Parigi della Belle époque e gli impressionisti».
Il sabato è impegnativo, su Canale 5 c’è “Amici di Maria De Filippi”.
«Bisogna stare con i piedi per terra, il vero obiettivo non è vincere la serata ma poter fare divulgazione. A volte abbiamo anche vinto, altre no, ma per la diffusione della conoscenza è importante esserci. La Rai mandando Ulisse in onda il sabato in prima serata ha fatto una scelta culturale che altri Paesi europei non fanno.
Siamo un’eccezione, fieri di esserlo. andando in onda su Rai 1 sento una grande responsabilità. Ci siamo. Poi ognuno sceglie quello che preferisce».