la Repubblica, 2 aprile 2022
Le Pen è a pochi punti da Macron
PARIGI – Non è mai stata così forte, popolare, sdoganata. A una settimana dal voto per il primo turno della presidenziale, l’ascesa di Marine Le Pen nei sondaggi è vissuta in Francia quasi come un fatto «banale». A dirlo è Emmanuel Macron allertando su una certa indifferenza nel Paese rispetto alla minaccia dell’estrema destra. «Non c’è più la stessa percezione. Le persone hanno distolto lo sguardo, dicono che l’estrema destra è più simpatica, la banalizzano», commenta il presidente-candidato che vede pericolosamente ridursi lo scarto con Le Pen nell’eventuale ballottaggio del 24 aprile.
Tra i due, che si sono già sfidati nel 2017, al secondo turno ci sono tra i 5 e 8 punti, a seconda degli istituti, mentre cinque anni fa ce n’erano più di 30. Macron stravinse allora con il 66% e Le Pen, crollata nel duello tv, sembrava destinata al declino. E invece la rediviva Le Pen ha mostrato resilienza e ha vinto la concorrenza interna contro Eric Zemmour, sceso tra il 10 e il 12% rispetto a lei che è ormai tra 20 e 21,5%. Macron, salito fino al 30% all’inizio della guerra, è ora intorno al 26-27%. Il primo turno sarà decisivo per capire i rapporti di forza. «Solo allora si potranno fare previsioni più affidabili sul ballottaggio», avverte Brice Teinturier, direttore dell’Ipsos. «Ma Le Pen è in una fase ascendente».
Per paradosso, la comparsa di Zemmour ha allargato l’elettorato dell’estrema destra salita a livelli record. Sommando i candidati si arriva fino a 33%. «È una base per il secondo turno molto più solida e importante per Le Pen che nel 2017», osserva Teinturier, che tra le cause vede anche il crollo della destra di governo. Valérie Pécresse, la candidata dei Républicains, è sotto al 10%. «C’è un’estrema destra molto radicale con Zemmour – continua il sondaggista – e un’estrema destra più popolare intorno a temi più economici come il potere d’acquisto dietro Le Pen, che comunque è dominante anche sull’immigrazione».
Dieci anni dopo aver ripreso il partito da suo padre, Le Pen è riuscita a “presidenzializzarsi”: «Appare meno pericolosa, meno estrema e capace di cambiare davvero le cose». Ha tolto il Frexit dal programma, non è stata danneggiata dalla guerra in Ucraina e dai suoi storici legami con Mosca, mentre ne ha invece risentito Zemmour che tra una settimana dovrà decidere se allearsi con lei. La leader del Rassemblement National potrebbe avere una riserva di voti tra gli elettori di Jean-Luc Mélenchon (al 15% nelle proiezioni). Circa un quinto dei melenchonisti, secondo l’Ipsos, potrebbe scegliere la candidata populista di estrema destra nella sfida contro Macron: «Una vittoria di Le Pen è ancora molto improbabile, ma non è più impossibile».
Un terzo dei francesi pensa che il capo di Stato, che oggi farà il suo primo grande comizio e ha fatto campagna anche sul videogioco Minecraft, sarà rieletto. E questo può essere pericoloso. «Un’elezione vista come a scatola chiusa non è mai buona per il favorito», osserva il direttore dell’Ipsos ricordando il 21 aprile 2002 quando gli elettori di sinistra, sicuri che il socialista Jospin sarebbe andato al secondo turno, si erano astenuti o avevano votato per altri. E così Jean-Marie Le Pen arrivò al ballottaggio. «Oggi è molto diverso, Macron sarà al secondo turno – conclude Teinturier – Ma la situazione non è stabilizzata e c’è una forte volalità nell’elettorato».