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 2022  aprile 02 Sabato calendario

Intervista a Claudia Parzani

«Ciao! Come va?». Claudia Parzani entra nella sala riunioni del suo studio di avvocata nel centro di Milano (Linklaters, di cui è partner) accompagnata dal fruscio di una camicia di seta color avio. In passato ci siamo viste una sola volta, una decina d’anni fa. Ma esordisce: «Ci diamo del tu, vero?». Parzani è appena stata nominata presidente di Borsa italiana, si insedierà il 27 aprile. Senza dubbio è una donna di potere. È anche presidente di Allianz Italia, tra l’altro in Linklaters è stata responsabile per cinque anni dell’area Europa.
Eppure questo potere appare leggero sulle sue spalle. Sa ascoltare. Risponde alle domande andando dritta al punto. Svicola solo quando si parla del privato. Ha 50 anni, tre figlie di 17, 16 e 13 anni. Un marito da cui è separata e un compagno noto a chi segue le cronache finanziarie (l’ex amministratore delegato di Unicredit, Jean Paul Mustier).
Se dico Rovato, cosa ti viene in mente?
«Il mio paese di origine, in Franciacorta. Il tratto bresciano mi è rimasto nella praticità e nei modi diretti, credo».
Eri la solita secchiona predestinata alla carriera?
«No, c’erano compagni di classe più bravi di me. E comunque ho sempre amato viaggiare e divertirmi. Mio padre mi diceva sempre: “Assolvi ai tuoi doveri, poi sei libera di fare quello che credi”».
Cosa faceva tuo padre?
«Aveva un’azienda nell’alimentare e ancora oggi lavora. È stato il primo uomo che ha creduto in me. Lo stesso hanno fatto gli uomini importanti della mia vita».
Ti è mai capitato di non essere presa sul serio?
«Sì. Unica donna, mi è capitato che mi chiedessero di preparare il caffè per i partecipanti a una riunione».
Come te la sei cavata?
«L’ho servito e poi l’ho buttata lì, un po’ scherzando e un po’ no: “Adesso che avete bevuto il vostro caffè, ascoltatemi, io qui sono l’avvocato e ho qualcosa da dirvi”. Strappare è sempre un errore, bisogna saper allungare l’elastico. E poi ho un vantaggio: i miei caffè sono cattivi (ride)».
Avvocato o avvocata?
«Avvocata. Però sulle questioni del lessico non mi sento di dare battaglia».
Perché?
«Perché ho energie limitate e penso che tutte e tutti dobbiamo scegliere le battaglie più rilevanti per noi».
Qual è ora la più importante per Claudia Parzani?
«Allargare la partecipazione al lavoro. In Italia lavora soltanto una donna su due».
Rinneghi le quote della legge Golfo Mosca?
«Assolutamente no! (salta sulla sedia). Grazie a quella legge le donne sono entrate nei board. Prima era pressoché impossibile. Ricordo una riunione in 140, si trattava di una grossa operazione di ristrutturazione aziendale: ero l’unica donna».
Quanto contano i soldi, il danaro?
«Non credo di essere venale. Non ho mai fatto una scelta lavorativa mossa dal compenso».
Se avessi una seconda chance, se potessi scegliere un diverso percorso professionale cosa faresti?
«Mi trasferirei in un Paese africano e metterei le mie competenze a disposizione di un contesto dove si possono cambiare tante cose, migliorando la vita delle persone».
Se una delle tue figlie decidesse di non lavorare e di dedicarsi a famiglia e figli?
«Diventare presto nonna mi farebbe molto felice! Invidio le amiche che lo sono già. L’importante è che le mie figlie facciano quello che sentono davvero, che non rinuncino ai loro sogni».
L’Italia è fatta di imprese familiari che nutrono ancora una certa diffidenza verso piazza Affari...
«L’Italia è un Paese con storie di eccellenza incredibili. Sono convinta che da una sempre maggiore apertura delle nostre imprese all’estero, ai mercati dei capitali, e alla diversità, il Paese non potrà che trarre vantaggio».
I discorsi sulla responsabilità delle imprese verso le loro persone sono immagine o sostanza?
«Sostanza. L’infelicità e l’insoddisfazione dei dipendenti, dei consumatori, degli investitori hanno un costo».
Quanto lavori?
«Molto, ma ho una ricetta: delego. Mi circondo di persone più brave di me e affido loro sempre maggiori responsabilità. Così li faccio crescere, la mia squadra macina risultati... e io libero tempo per altri progetti».
Hai subito sconfitte?
«Diverse. Di recente ho corso per il vertice mondiale di Linklaters. Non ce l’ho fatta. Si impara anche dalle sconfitte. E devi avere sempre chiaro che non sei brava solo tu».