Corriere della Sera, 2 aprile 2022
L’attacco a Belgorod
È sempre più un giallo dai risvolti militari e diplomatici la vicenda del supposto attacco ucraino in Russia. Secondo i racconti che arrivano dalla Russia, due elicotteri ucraini avrebbero volato a bassa quota l’altra notte per quasi quaranta chilometri in territorio russo. Un blitz in piena regola, sarebbe il primo oltre frontiera lanciato dai soldati di Zelensky dall’inizio della guerra sei settimane fa.
Gli elicotteri non vengono individuati dai radar nemici: poco prima dell’alba sparano alcuni razzi S-8 e colpiscono il deposito petrolifero di Belgorod, dove i carri armati e le colonne blindate di Putin fanno rifornimento prima di entrare in territorio ucraino sulla strada che conduce a Kharkiv.
Gli stessi russi filmano le fiamme alte nel cielo e denunciano pubblicamente l’attacco: i danni sono ingenti. Lo racconta anche il governatore della regione di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, secondo il quale sono rimasti feriti due addetti e sono state danneggiate anche le linee elettriche della zona.
Più tardi in un secondo messaggio via Telegram, ancora Gladkov ha precisato che non ci sono feriti, però il vicino villaggio di Nikolskoye è rimasto al buio.
«L’attacco potrebbe complicare i negoziati», dice duro il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Putin ne viene informato direttamente. Per contro dall’ufficio del ministro degli Esteri Lavrov paiono minimizzare.
Del resto pare vi fosse già stata un’altra esplosione alcuni giorni fa a Belgorod. Sempre i russi sostengono che un missile aveva colpito un deposito militare e però in quel caso si era pensato ad un incidente ad un deposito di munizioni.
Kiev inizialmente non smentisce e non conferma, mantenendo un’ambiguità che ricorda quella degli israeliani rispetto ai loro raid in Siria volta a garantire una più ampia libertà d’azione. Il Ministro degli Esteri Dmytro Kuleba non si pronuncia. «Non possiamo essere più precisi sul tema», ribadisce poi nel pomeriggio il portavoce del ministero della Difesa, Oleksandr Motuzyanyk. «Noi oggi ci stiamo difendendo dall’aggressione, ma ciò non significa che l’Ucraina sia responsabile per ogni disastro che accede in Russia», spiega. Ma in serata una smentita giunge da Oleksy Danilov, segretario del Consiglio di Sicurezza a Kiev. «Per qualche loro motivo i russi ci accusano di averlo fatto noi, ma secondo le nostre informazioni ciò non corrisponde al vero», dice alla televisione nazionale, aggiungendo un ulteriore elemento d’incertezza.
Scatta allora la gara delle interpretazioni. C’è da chiedersi come mai i russi denuncino per primi: potrebbe essere una strategia volta a legittimare attacchi ancora più duri contro gli ucraini.
Non è però neppure da escludere si tratti di un gesto di ammissione di impotenza da parte di alcuni ambienti politici e militari russi decisi a ribellarsi a questa guerra che non sta portando da nessuna parte. Se fosse così, i comandanti russi locali adesso rischierebbero la testa.
Quanto all’atteggiamento ucraino, potrebbe anche essere che la negazione di responsabilità, non priva di una certa ambiguità, nasca dal desiderio di evitare una dura rappresaglia russa. Qui è ben noto che i missili a lunga gittata di Putin potrebbero devastare tra l’altro il cuore di Kiev, che resta tuttora intatto.
E comunque il governo Zelensky resta intenzionato a raggiungere il cessate il fuoco al più presto e non è affatto interessato a rilanciare la partita dalla sfida militare diretta. Anche il Pentagono pare abbracciare le posizioni caute di Kiev, però nei loro briefing riservati ai grandi media americani i portavoce militari Usa ribadiscono che il blitz ucraino c’è stato ed ha avuto un grande successo. La Casa Bianca taglia corto: «C’è un solo aggressore in questa guerra: la Russia. Qui, l’aggressore è il presidente Putin e l’esercito russo sotto la sua guida».
Il presunto raid rappresenterebbe un nuovo duro colpo contro i militari russi e contro l’intero progetto voluto da Putin di riportare l’Ucraina sotto il suo controllo.
Dopo avere resistito per sei settimane all’aggressione e ricacciato indietro le colonne nemiche, l’Ucraina adesso colpisce direttamente il territorio russo: non era mai successo dal 24 febbraio.