Corriere della Sera, 2 aprile 2022
Maurizio Serra tra gli immortali di Francia
PARIGI «In questo tempio del sapere che, dalla sua fondazione quasi quattro secoli fa, impone ai suoi membri di essere all’altezza della loro missione, noi sappiamo che la cultura non è innocente. Quanti misfatti commessi in suo nome, quanti roghi, quanti fanatismi! (...) No, la cultura non è innocente, come potrebbe esserlo? Ma vivrà fintanto che troverà difensori intrepidi, come Simone Veil».
Queste parole sono state pronunciate giovedì sotto la Coupole, la sede dell’Académie française che dal 1635 veglia sulla lingua e la cultura francesi, da Maurizio Serra, lo scrittore e diplomatico vincitore del Goncourt della biografia per l’opera su Malaparte (Marsilio) e del premio Chateaubriand per quella su d’Annunzio (Neri Pozza), autore del romanzo Amori diplomatici (Marsilio), che è il primo italiano (e il terzo straniero) a entrare tra i 40 Immortali dell’Académie.
Serra, 66 anni, è stato eletto il 9 gennaio 2020 al posto numero 13, che fu già di Racine, dell’altro scrittore e ambasciatore Paul Claudel, e infine di Simone Veil, l’amata ex ministra e prima presidente del Parlamento europeo eletto a suffragio universale. La pandemia ha ritardato la cerimonia, che finalmente dopo oltre due anni ha potuto svolgersi con la solennità del caso: Serra indossava l’habit vert, la giacca con i rami d’ulivo verdi, con la spada consegnata all’Ambasciata d’Italia da un altro Immortale, Andreï Makine.
Nel discorso di risposta Xavier Darcos, cancelliere dell’Institut de France, ha accolto Serra sottolineando le sue qualità personali e anche il legame con l’Italia. «Per quanto aberrante possa sembrare, l’Académie française non aveva mai visto una delle sue poltrone occupate da un italiano prima d’ora – ha detto Darcos —. Non parlo di italiani di cuore, (...), perché quelli non sono mai mancati tra noi e io mi sento uno di questi. Ma lei è il primo cittadino italiano a diventare membro dell’Académie française. Omissione ingrata: il luogo dove ci troviamo è stato fondato da un cardinale italiano (Mazzarino, ndr) diventato il principale ministro del più grande dei nostri re (Luigi XIV)».