Corriere della Sera, 1 aprile 2022
Intervista a Michela Giraud
Come Dave Chappelle, come Bo Burnham: Michela Giraud avrà una sua stand-up comedy su Netlfix, visibile in 190 Paesi. Per la comica romana, l’ultimo è stato un anno di svolta: ha partecipato a «Michelle Impossibile» su Canale 5; ha condotto una puntata delle «Iene»; ora, è tornata a condurre su Real Time «C’era una volta… L’amore»; dal 28 aprile, riprende il suo tour live con la prima tappa a Venaria Reale; e Forbes l’ha inserita fra le cento italiane di successo.
«Michela Giraud, la verità, lo giuro!» sarà su Netflix dal 6 aprile. La verità su che cosa?
«Su quello che ho di più caro, dalle borse alla libertà. Ho pensato che, se questo special è arrivato e mi farà conoscere da tante persone, è bene che racconti come sono arrivata qui e perché. In quest’epoca, è richiesto non solo di essere bravi, ma anche di mettersi a nudo. E parlando con Netflix, ho capito che i temi di cui avevo meno voglia di parlare e che tengo per me sono quelli che interessano di più».
Che temi tiene per sé?
«Tutti quelli legati alla mia fragilità e alla mia famiglia, a mia sorella che ha un disturbo incluso nello spettro autistico. Mi sono chiesta: quando raggiungi la visibilità che ci fai? Vabbè, ti compri le borse, e poi? Io ho una storia complicata e, forse, posso raccontarla per far sentire le persone meno sole o per spingerle a non avere paura di chi è diverso. Questo vissuto è profondamente legato a quello che faccio: se non mi fosse capitato, non avrei fatto questo lavoro, che si basa sulla voglia di giustizia e sul bisogno di salvarsi da cose che ti tirano verso il basso».
Nel senso che ridere è stato un antidoto alla tristezza?
«Nella mia vita, succedevano cose dolorose e ho scoperto che potevo scivolarci con leggerezza e trovare il lato comico: quello è stato il mio trampolino. È complicato da spiegare, ma mia sorella fa tanto ridere perché dice sempre la verità. È come se la sua problematica fosse un alibi per dire quello che pensa, quello che vorremmo dire anche noi. Io e lei siamo cresciute in un contesto borghese, famiglia di ammiragli, mamma biologa, con un’educazione in punta di forchetta: in situazioni così patinate, lei arriva e dice tutto quello che le passa per la testa. Conosce un tale e gli fa “hai davvero dei denti orribili!”. Una volta, mi ha accompagnata a una festa e c’era uno che pensava di essere un comico affermato e lei: “Io non ti ho mai visto”. Una delle volte che ero disperata per il solito cretino di turno, mi disse “noi non abbiamo bisogno dei ragazzi quando abbiamo le farfalle”. Illuminante. Ovviamente, la situazione è più complessa di così, ma spesso si associa la disabilità al pietismo, invece io, grazie a lei, vedo la vita in 3D, come se sentissi di più odori e sapori».
Qual è stata la parte di copione più difficile da scrivere?
«Forse il racconto del momento in cui, bambina, chiedo a mamma perché non ci invita mai nessuno, perché ci guardano come mostri. Questo show l’ho dedicato proprio a mamma, sorella, nonne: donne fortissime in una galleria di foto di parenti tutti cavalieri e commendatori della Repubblica. Immagini il peso… Un amico, durante uno dei primi spettacoli, mi disse: “Miche’, ti rendi conto che hai una famiglia di ammiragli e stai a di’ le barzellette a Trastevere?”».
Mi fa una lista minima di altre cose su cui farà satira?
«Voglio prendere a picconate chi si mette dalla parte della ragione e caccia in un buco nero chi ritiene stia nel torto. Parlerò delle curvy: io nelle curvy ci credo, ma tutta la relativa retorica ci porta dentro un immaginario precostituito. Lei non sa quanti copioni mi arrivano dove io sono “la curvy”, che vuol dire? Che apro il copione e ci sono io che mangio. Non sopporto chi dice “sei così e allora sentiti così”. Perciò, mi hanno accusata di inneggiare all’obesità e, per alcuni, dovrei essere bruciata su una pira».
E qui siamo agli haters, ne avrà anche per loro?
«Preferirei parlare solo dei lovers, che mi seguono e vengono a vedermi nei teatri, ma haters ne ho avuti, ne ho e mi hanno fatta arrabbiare. Il mio fidanzato, Riccardo Cotumaccio, ha scritto il libro W gli haters apposta per me, per insegnarmi a gestirli. Mi dice: “Sono comunque persone che stanno parlando di te, usale a tuo vantaggio”. Io, che sono una persona orrenda, ancora non ho finito di leggerlo».