Corriere della Sera, 1 aprile 2022
Intervista a Jacopo Tissi
Un mese esatto vissuto sull’ottovolante emotivo. Dalla vetta di étoile del Bolshoi al precipizio dell’addio a Mosca e alla maggiore compagnia russa, fino alla rinascita professionale nel proprio «teatro madre», con la nomina, formalizzata ieri, a «primo ballerino ospite» del Balletto della Scala. Finalmente Jacopo Tissi riesce a parlare dei giorni più difficili della sua vita in cui tutto si è ribaltato. Un saliscendi angoscioso cui neanche un fuoriclasse della danza come lui sembrava essere allenato e che ora ha il sapore di un lieto fine. Il contratto concordato con il direttore del ballo Manuel Legris e il sovrintendente Dominique Meyer gli permetterà di danzare in diversi balletti della Scala a partire dalla stagione 2022-2023, ma sarà in scena già in alcune recite di Giselle in luglio. Il 27enne originario di Landriano, in provincia di Pavia, torna così a mettere radici nel teatro dove è nato: il diploma alla Scuola di Ballo, poi una stagione all’Opera di Vienna, quindi nel corpo di ballo scaligero sotto la direzione di Makhar Vaziev che l’aveva poi invitato al Bolshoi. Proprio in tournée con il Bolshoi, Tissi era tornato alla Scala nel 2018 nella Bayadère di Grigorovich, ma con il Balletto della Scala aveva affrontato la versione Nureyev il 28 gennaio scorso, riscuotendo uno straordinario successo in coppia con Svetlana Zakharova.
Vedendo il bicchiere mezzo pieno, ha fatto appena in tempo a essere promosso étoile prima dello scoppio del conflitto. Come ha lasciato Mosca?
«È stato un susseguirsi rapido di eventi, l’atmosfera a Mosca è precipitata sotto i miei occhi, si respirava l’escalation della guerra anche in città. Seguivo le notizie che ricevevo dalla mia famiglia finché, intorno al 27 febbraio, la Farnesina ha invitato a rientrare gli italiani in territorio russo. Tornare mi è costato tanto. Ho lasciato in pochi giorni il teatro, i maestri, i colleghi che hanno creduto in me e con cui, in cinque anni a Mosca, ho instaurato un forte legame professionale e personale. È stato molto triste e pesante. Qualcosa di prezioso si è rotto».
Ha temuto per la sua vita, per la sua carriera?
«Niente era più certo, all’improvviso. Vedendo cosa stava accadendo e la posizione assunta dall’Italia non riuscivo più a immaginarmi a Mosca. La mia è stata una decisione consapevole più che una fuga».
Ha postato sui social parole nette contro la guerra…
«Voglio ribadire la mia distanza dalla violenza e da qualsiasi forma di aggressione. Credo nell’umanità, nella forza dell’arte, nella parte buona che c’è in ciascuno di noi».
Ancora ieri sul sito del Bolshoi, lei figurava come étoile del teatro. Mentre la russa Olga Smirnova, che ha troncato con il Bolshoi per ballare ad Amsterdam, è stata cancellata.
«Il Bolshoi mi ha dato tanto, mi ha fatto diventare l’artista che sono oggi. Questo distacco mi fa male. E temo che da questa situazione possano nascere odio e discriminazione anche nell’arte. Spero non si criminalizzi la cultura russa in generale».
Il futuro
Il Bolshoi mi ha dato tanto, mi ha fatto diventare l’artista che sono, ma adesso riparto da Milano e il mio futuro lo costruirò in Europa
Ha ballato l’ultima volta a Mosca il 3 marzo, in coppia con Svetlana Zakharova in lacrime: una diva che l’ha sempre sostenuta.
«Sono partito il 4 mattina da Mosca. Ho voluto ballare fino all’ultimo secondo: in Silentium con Zakharova le emozioni mi hanno sovrastato, ci penso ancora. Non l’ho ancora superato. Svetlana è rimasta lì, non so cosa farà. Avevo avvisato il direttore Vaziev e il mio maestro personale, hanno capito la mia scelta».
Lei è la stella di richiamo del gala benefico proUcraina «Pace for Peace», agli Arcimboldi di Milano il 7 aprile.
«Baryshnikov ha mandato un messaggio di unione e armonia: la danza è questo. Al galà danzerò un capolavoro russo Lo spettro della rosa, di Fokine, è la mia Russia».
È curioso: lei torna alla Scala nel 2023, nell’anno del ventennale della scomparsa di un altro grande transfuga russo, Rudolf Nureyev.
«Sì, è una coincidenza incredibile, dovrò affrontare un repertorio a me nuovo. Dobbiamo ancora definire con il direttore Legris il numero delle mie recite alla Scala».
A Mosca ballava quasi cento spettacoli all’anno.
«In questo mese in Italia non ho mai smesso di allenarmi. Certo, la scena mi manca, non vedo l’ora di danzare il 7. Intorno al mio impegno con la Scala costruirò il mio futuro in Europa. Riparto da Milano con una nuova vita. La Scala è casa mia, è sempre stata nel mio cuore».