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 2022  aprile 01 Venerdì calendario

La ritirata strategica di Putin

Forse non è così vero che Vladimir Putin ha sbagliato i calcoli, ha ipotizzato il commentatore del New York Times Bret Stephens. Quella che i russi hanno definito una «riduzione di attività», dal campo appare sempre più evidentemente come una pausa per riorganizzare le unità nel Nord dell’Ucraina, accompagnata dai missili a lunga gittata. È uno schema classico dell’Armata russa, adottato con brutalità in Cecenia e che sta ripetendo ora in Ucraina, sganciando bombe per terrorizzare la popolazione e forzare la mano al governo di Kiev ai negoziati. Quando dicono che Putin non può ottenere una vittoria militare in Ucraina, spiega Stephens, gli analisti probabilmente intendono che non può ottenerne una «pulita»: colpendo da lontano, però, i russi possono andare avanti più a lungo degli ucraini.
La logistica
Intanto che le truppe riprendono fiato, lo Stato maggiore di Mosca può avviare la rotazione degli elementi e studiare cosa è andato storto sul campo, per correggere i ben noti errori logistici che hanno impantanato le colonne all’inizio dell’offensiva. Anche perché l’Ucraina è il Paese più vasto d’Europa e i russi, che in genere muovono le truppe con i treni, sono riusciti a mettere le mani sulla rete ferroviaria soltanto al Sud, a Kherson e Melitopol, ma non nell’area di Chernihiv, vicino al confine, dove avrebbero potuto far arrivare rifornimenti. Michael Kofman, esperto di Russia del Cna, parla di «tirannia della distanza»: costretti a evitare il pantano dei campi, dove i mezzi restavano bloccati, i russi hanno mosso le colonne lungo le strette strade ucraine, creando il famoso ingorgo di 60 chilometri alle porte di Kiev e diventando preda delle imboscate. Un altro «tecnico», il colonnello Alex Vershinin, ha ipotizzato però sul Washington Post che in realtà il «corteo» non fosse in stallo, ma abbia rallentato volutamente trasformandosi in una base di rifornimento unica, piazzata seguendo l’asse stradale.
I battaglioni
Anche perché, come mostra un’analisi del Washington Post, i battaglioni russi sono imponenti. Lo Stato maggiore ha inviato circa 150 mila uomini in Ucraina, ma truppe e soldati hanno bisogno del sostegno di meccanici, medici, ingegneri, camionisti, cuochi e così via. In media, per ogni soldato dell’esercito russo servono circa 200 chili di scorte al giorno, fra cibo, carburante, munizioni e supporto medico. Un battaglione tattico (Btg) oltre che dai soldati – fra 700 e 900 di norma – è composto da 10 tank, 6 mezzi corazzati con mortai, 40 blindati per la fanteria, fra i 12 e i 20 mezzi d’artiglieria che comprendono cannoni e lanciarazzi, 10 sistemi di difesa aerea, e poi 3 camion per il cibo, 5 per l’acqua, 2-5 camion con materiale medico, 2 cucine mobili e 10-12 autobotti per la benzina, sufficiente per due giorni. Infine ci sono 5 veicoli per ingegneri e attrezzature, 5 per i droni, 2 con sistemi per antiradar e due mezzi per recuperare quelli in panne.
C’è poi un aspetto più specifico. L’ex generale americano Mark Hertling, carrista, ha spiegato su Twitter le condizioni di «vita» (e di morte) a bordo di un corazzato. Lui stesso ha avuto modo di ispezionare un T80 russo: la visibilità dall’interno è ridotta, l’equipaggio di 3 uomini fa fatica a scorgere la fanteria avversaria, temibile se dotata di sistemi missilistici. Le munizioni sono nella parte posteriore, senza alcuna paratia che le separi dal personale: se il tank è colpito alla prima esplosione ne segue una seconda devastante. La blindatura è più leggera sulla parte superiore e questo spiega i successi del Javelin che piomba dall’alto sul bersaglio.
Come è stato ormai ampiamente raccontato, lo stato maggiore ha sottovalutato il nemico e l’impatto degli anti-carro. Il grande impiego di queste armi porta a un doppio bivio: da un lato produttori e fornitori devono essere in grado di rispondere alla domanda di Kiev; dall’altro devono garantire a Zelensky l’arsenale che oggi non ha, ovvero mezzi più importanti. In modo graduale Washington è passata dal nì al sì. Ieri Londra ha annunciato che gli alleati forniranno altri droni, artiglieria pesante, blindati ma non i tank. Un passo estremamente significativo che non ne esclude di nuovi.