Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  aprile 01 Venerdì calendario

La Florida contro Disney battaglia arcobaleno per difendere i diritti


NEW YORK – La svolta arcobaleno di Disney. Entro la fine dell’anno almeno il 50 per cento dei suoi personaggi apparterrà a minoranze etniche o alla comunità Lgbtq: avranno, insomma, caratteristiche etniche e gusti sessuali espliciti. Lo ha promesso Karey Burke, presidentessa della Disney’s General Entertainment Content, il dipartimento che si occupa dei contenuti, nel corso di un meeting aziendale su Zoom qualche giorno fa, rilanciato poi su Twitter: «Mi ha costernato scoprire che abbiamo solo una manciata di personaggi del genere: dobbiamo riflettere di più il mondo e la società».
Nuovi amici, dunque, per la coppia gay Bucky e Pronk di Zootropolis, per la poliziotta lesbica Specter di Onward e naturalmente per Greg, protagonista di Out il corto dove si racconta la difficoltà di un giovane a dire ai genitori che è omosessuale. Senza dimenticare l’inventore Phastos di Eternals, la comandante Larma D’Acy in coppia con la pilota Wrobie Tyce in L’ascesa di Skywalker (protagoniste del primo bacio lesbico Disney) e l’ambiguo Artie di Crudelia. «Sono qui come madre di due splendidi bambini Queer. E come leader di questo dipartimento» ha detto Burke annunciando una nuova campagna intitolata “Reimagine Tomorrow”, re-immagina il domani, destinata a rivoluzionare la Casa di Topolino. «L’obiettivo è reinventare il nostro futuro all’insegna di trasparenza e responsabilità. Dalla cultura aziendale ai contenuti e alle esperienze da noi proposti. Lavoriamo insieme per tradurre le intenzioni in azioni». La promessa di Burke è già nero su bianco sul sito della campagna: «Stabiliremo standard di inclusione. Entro il 2022, il 50 per cento dei personaggi regolari e ricorrenti nei contenuti sceneggiati da Disney General Entertainment apparterrà a gruppi sottorappresentati». Tanto più, spiega la manager, «alla luce della legge recentemente approvata in Florida “Don’t say gay”». Sì, la norma controversa, fortemente voluta dal governatore repubblicano Ron De-Santis – considerato papabile per la corsa alla presidenza 2024 – che vieta di parlare di orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole statali. Un provvedimento che a febbraio scatenò una rivolta interna alla Pixar: coi dipendenti a denunciare che per adeguarsi a quella legge i dirigenti Disney chiesero tagli «a ogni momento di affetto apertamente gay, indipendentemente dalle proteste dei team creativi e dalla leadership esecutiva». Un’accusa contro l’azienda – che pure ha cancellato l’uso dei pronomi maschili e femminili nei suoi parchi dei divertimenti (ora si usa un generico “sognatori”) – rilanciata anche dall’Animation Guild, il sindacato dei lavoratori dell’animazione: «È deprimente che Disney rimanga in silenzio davanti a una norma così omofoba». Alla fine la reazione è arrivata: lunedì la Walt Disney Company ha dichiarato che la Florida (di cui è uno dei maggiori motori economici grazie al parco di Orlando) «non avrebbe mai dovuto approvare quella legge», impegnandosi a combatterla. Dura la reazione di DeSantis, che ha attaccato le persone di Hollywood «che si oppongono a fornire protezione ai genitori» «È un onore essere attaccato da chi fino a poco tempo fa lavorava con un degenerato come Harvey Weinstein» ha detto riferendosi al produttore- molestatore fondatore di quella Miramax acquistata (nel 1993) proprio da Disney. Alla Casa di Topolino non sembra importare: l’arcobaleno splenderà sempre più sui suoi film.