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 2022  aprile 01 Venerdì calendario

Metaverso, cosa c’è nel mondo che non c’è


Si parla tanto di questi tempo di metaverso, ma in realtà cos’è? Se lo chiedono in molti, secondo alcune ricerche sul tema. E una risposta allora potrebbe arrivare dall’occasione in cui un mondo digitale diventa sponsor di una mostra reale. Capita infatti al museo della Permanente di Milano dove The Sandbox. una delle principali piattaforme virtuali di gioco è il main sponsor DART 2121. NFT Art of the Future, aperta fino al 24 maggio. Per la prima volta in Italia un’esibizione museale mette al centro di una mostra d’arte digitale il metaverso, ovvero quell’insieme di mondi virtuali che costituiranno i social media del futuro e in cui sarà appunto possibile sperimentare performance artistiche, esperienze d’intrattenimento e di gioco. Uno spazio virtuale in cui gli artisti possono esprimersi liberamente e commerciare senza intermediazione le proprie opere d’arte.
The Sandbox per esempio ha già 500mila utenti, ed è un mondo dove chi è iscritto può non solo giocare con altri utenti ma anche creare oggetti Nft che possono essere venduti monetizzando la propria creatività. Un universo basato sulla tecnologia blockchain dove ogni oggetto digitale acquistato o creato è un Nft ed è unico. La moneta usata, ovviamente virtuale, è il Sand, una cryptovaluta che vale circa 3 dollari ma che può essere anche riconvertita in verdi bigliettoni. In questo mondo fluido, per ora popolato da utenti sotto i 30 anni, si entra e si fanno esperienze. Una nuova concezione di social media, e non è strano che il primo apparso al mondo, Facebook, abbia riconvertito il suo nome in Meta promettendo investimenti per 10 miliardi di dollari proprio nel Metaverso. Al momento la sua piattaforma, Horizon World, è tra le poche esplorabili con il visore digitale. E secondo alcune stime, l’opportunità di guadagno globale del metaverso potrebbe raggiungere gli 800 miliardi di dollari entro il 2024.
In Italia c’è ancora una conoscenza limitata del fenomeno. Secondo una recente ricerca di Sensemakers il 25% degli italiani dichiara di sapere cosa è il metaverso, percentuale che sale fino al 37% per i giovani della fascia d’età 18-24 e al 33% per quella 25-34 anni e che scende progressivamente fino al 17% per i 55-64enni al 13% per gli over 65. Il 41% ne ha semplicemente sentito parlare mentre uno su tre non sa cosa sia. Per rendere il metaverso più conosciuto Marco Tilesi, cofondatore di Century21, sta approntando un progetto pilota Made in Italy di consulenza per il settore immobiliare in questo nuovo mondo. «Per supporto nelle analisi, nelle decisioni e nella successiva valorizzazione di spazi digitali ha spiegato -. Che comprende la selezione, l’apertura e la gestione dell’account, l’acquisto e la vendita di immobili virtuali, lo sviluppo del lotto, la messa a reddito e la gestione delle proprietà». E DappRadar, sito che tiene traccia delle vendite di terreni virtuali e Nft, ha registrato un volume di scambi di 500 milioni di dollari nel 2021 che dovrebbero arrivare a 1 miliardo entro il 2022. Molte dunque sono già le società che hanno già investito nell’immobiliare virtuale. Tokens.com, ad esempio, a ottobre ha speso 1,7 milioni di dollari in terreni digitali, mentre Republic Realm, costruttore virtuale, ha di recente pagato ben 4,3 milioni di dollari per 2.500 lotti di terreno digitale. Ma come si stima il valore di un terreno virtuale? Secondo Tilesi non ci sarà una piattaforma dominante, ma ognuna tenderà a sviluppare una propria nicchia. Al momento però il problema è che tra di esse non c’è interoperabilità e gli utenti non possono passare da una all’altra. Anche se ci sono già alcuni esperimenti per trasportare il proprio avatar e i propri oggetti da un mondo virtuale all’altro.