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 2022  aprile 01 Venerdì calendario

Periscopio


Proibito, proibito, proibito: è un ritornello che fa rabbrividire. Stefan Zweig, Castellio contro Calvino.
Si consideri l’illusione di cui spesso sono vittime le società aperte quando trattano con le autocrazie. È un’idea antica, presente in Occidente fin da quando Montesquieu nel Settecento scrisse che il commercio ingentilisce i costumi, quella secondo cui l’interscambio economico, e l’interdipendenza che ne risulta, può favorire la pace. Un’idea corretta. Ma che diventa sbagliata se ci porta a pensare che sia sufficiente un’elevata interdipendenza economica perché i problemi politici e geopolitici scompaiano. L’errore consiste nel credere che i rapporti che le società aperte e democratiche intrattengono con una grande potenza autocratica abbiano gli stessi effetti di quelli che tali società intrattengono fra loro. Angelo Panebianco, Corsera.

Questo è il momento in cui va ricordato che lo stratega della campagna elettorale di Donald Trump, Paul Manafort, è stato condannato (e poi graziato da Trump) per aver occultato svariati milioni di dollari ricevuti dal giro di Viktor Janukovyc, il presidente fantoccio dei russi piazzato da Putin in Ucraina, di cui Manafort aveva guidato tre diverse campagne elettorali fino a quando, con un voto unanime del Parlamento di Kiev, Janukovyc è stato cacciato a pedate nel sedere verso la grande madre Russia. Christian Rocca, linkiesta.it.
Dmitrij Peskov, la voce di Vladimir Putin, ha bollato il tentativo d’avvelenamento [di Roman Abramovich] come «falso»: uno stratagemma tipico dell’informazione di guerra. Possibile che sia così, anche se il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba si è premurato d’avvertire i suoi negoziatori seduti al tavolo con la controparte russa di non bere o mangiare insieme a loro. «Se possibile, evitate anche di toccare qualunque superficie» ha detto. Non sembrava una battuta. Marco Imarisio, Corsera.

Siamo concentrati sulle odi putiniane di Matteo Salvini e Beppe Grillo, essendo odi particolarmente recenti e particolarmente ridicole, ma come tutti sanno ci sono anche le odi di Silvio Berlusconi, per il quale Putin era «profondamente liberale» e «il numero uno dei leader del mondo». (…) Pochi ricordano Romano Prodi, che esultò dopo una rielezione di Putin per il «processo di liberalizzazione e internazionalizzazione» che la Russia avrebbe potuto portare avanti, e forse non tutti ricordano Massimo D’Alema, intento a seguire «con grande interesse la politica di riforma avviata da Putin in vista del rafforzamento dello stato di diritto», e sono pronto a scommettere che nessuno ricorderà Gianfranco Fini, che dopo una conferenza stampa con Putin fece notare «la trasparenza, ci sono i giornalisti, lo dico perché qualcuno ha ancora dei pregiudizi su questo leader». Mattia Feltri, La Stampa.
Se c’è un giorno che racconta un intero periodo, è [l’altro] ieri: Draghi vola dal sindaco di Napoli insieme a Roberto Garofoli. Incontra i profughi ucraini e non trattiene le lacrime davanti ai bambini. Incoraggia un sacerdote, Antonio Loffredo, che recupera giovani nel rione Sanità. Poi a Roma partecipa a una delicata call con Joe Biden. Infine si ritrova faccia a faccia con Conte. E scopre che l’ex premier continua a minacciare una crisi di governo, pretendendo che si rinneghino patti internazionali già sottoscritti. Tommaso Ciriaco e Giovanna Vitale, la Repubblica.

Intervistato, domenica scorsa, da Lucia Annunziata, Giuseppe Conte ha detto di non essersi recato in Parlamento ad ascoltare il leader di Kiev dalla tribuna (non essendo parlamentare) ma di essersi collegato «da remoto», essendo «da remoto» anche l’altro, d’altronde. Goffredo Pistelli, ItaliaOggi.
[Domenica scorsa] nella chat di Whatsapp «Quelli che l’M5S» l’ex sindaca Virginia Raggi, ha inoltrato ben 5 messaggi, tra video, siti e post di Facebook. Tutti con lo stesso mood: quello dell’Ucraina è un governo eterodiretto da potenze straniere, con il ministero degli Interni di Kiev che controlla «battaglioni nazisti». I concetti base della propaganda di Putin. Lorenzo De Cicco, la Repubblica.
Sembra quasi che gli americani si divertano a buttare benzina sul fuoco. Maurizio Belpietro, La Verità.
Mentre le bugie si limitano a sostituire il vero con il falso, le stronzate fingono l’esistenza di un mondo o di una realtà che, invece, sono inesistenti, pure fandonie, balle. Appunto, stronzate. Giancristiano Desiderio, Teoria generale delle stronzate.

Fanfani era vicino alla teoria degli «opposti estremismi», mentre Moro quando parlava di violenza di destra usava «il suo vero nome», ossia la parola «fascista», ma non chiamava «di sinistra» o tanto meno comunista rivoluzionaria la violenza di segno opposto, e ne dissimulava la matrice con locuzioni del tipo: «altre violenze». Vladimiro Satta, I nemici della Repubblica.
La «redistribuzione» implica che ci sia stata una prima «distribuzione», che invece non c’è mai stata. La maggior parte delle volte il ricco la ricchezza se l’è conquistata. E infatti suo figlio, che quella stessa ricchezza se l’è vista regalare, spesso la dilapida. Se i politici, i preti e tanti altri parlano dell’opportunità della redistribuzione della ricchezza è perché sono avidi: avidi del denaro che potrebbe derivargliene, avidi del consenso che ottengono con la demagogia. Chiunque parli di redistribuzione somiglia a chi parla dell’opportunità di comprare pistole per rapinare il prossimo. Il livello morale è lo stesso. Gianni Pardo, ItaliaOggi.
Dai balconi nella primavera de 2020 si gridava: «Ce la faremo». [Oggi possiamo] dire: «Ce l’abbiamo fatta». Non a sconfiggere la malattia, che già rialza la testa. A controllarla, sedarla. Grazie alla scienza, ai vaccini, ai rigori dello stato di emergenza, anche in un’alternanza di divieti e riaperture che ci ha spesso disorientato, confuso. È ancora presto per dire quali e quante cicatrici ci resteranno addosso. Probabilmente tante, e si sommeranno a quelle che ci lascerà la guerra che speriamo resti alle porte di casa. Ma dal primo aprile il Covid diventerà un aspetto «normale» della nostra vita; continuerà a esserci, anche senza le zone a colori o il generale Figliuolo (lo rimpiangeremo!). Gabriele Canè, QN.
Mentre i poeti che mancano totalmente d’originalità scrivono di torture, o di nuove religioni, di qualche perversione oscena, nella speranza che la provocazione del soggetto parli al posto loro, i poeti davvero originali scrivono poesie sulla primavera. G.K. Chesterton, Una gioia antica e nuova.
Datemi un esercito e gli ordinerò subito il «rompete le righe». Roberto Gervaso, scrittore.