ItaliaOggi, 1 aprile 2022
Dalle streghe al rogo al femminicidio
In un’epoca in cui è tristemente entrato nel linguaggio corrente il neologismo «femminicidio», merita di essere ricordato quel vero e proprio femminicidio di massa che fu la cosiddetta «caccia alle streghe», una delle pagine più buie della storia europea tra il quindicesimo e il diciottesimo secolo. È impossibile calcolare con esattezza quante furono le sue vittime. Molti registri e verbali sono andati persi, spesso distrutti volontariamente da inquisitori e giudici via via che volgeva al tramonto l’oscurantismo dell’Antico Regime. Sta di fatto che decine di migliaia di donne furono incarcerate, martirizzate e bruciate con imputazioni grottesche.
L’accusa più diffusa era quella di praticare, oltre alla magia nera, svariate attività sataniche, e soprattutto quella di aver stretto un patto col diavolo che conferiva loro il potere di eseguire maleficia, cioè di arrecare qualunque tipo di sventura ai malcapitati che entravano nel loro mirino.
Strettamente collegati a tali attività erano i rituali del sabba, le riunioni notturne in cui i devoti a Belzebù ballavano nudi e avevano rapporti sessuali promiscui, banchettavano con i corpi dei bambini e con altri cibi nauseabondi, spesso parodiando il sacramento dell’eucaristia.
Gli studi accademici più rigorosi, come quello dello storico americano Brian P. Levack, recentemente ristampato da Laterza, stimano che i processi per stregoneria siano stati almeno novantamila e quarantacinquemila i condannati a morte, di cui quasi otto su dieci donne.
Sono cifre certamente approssimate per difetto, ma sufficienti per dare conto di una tragedia che insanguinò quasi tutti i paesi del nostro continente (La caccia alle streghe in Europa).
L’ultima condanna a morte per stregoneria fu quella di Anna Göldi nel 1782, accusata di infanticidio e ghigliottinata nel cantone svizzero di Glarus. In realtà, nell’Ottocento non cessarono i linciaggi delle «streghe», soprattutto nelle campagne. Questi atti di giustizia sommaria, di gruppo o individuali, pubblici o privati, si ripetono in altre forme ancora oggi, fino alle mutilazioni sessuali tuttora praticate in alcune società.
Del resto, le quotidiane cronache di violenza sulle donne narrano che, nonostante gli innegabili progressi compiuti sul terreno della parità dei diritti di genere, l’altra metà del cielo viene ancora perseguitata non appena prova a scavalcare i confini della tradizionale triade famiglia, maternità, coppia.
Accanto a sopraffazioni atroci come l’omicidio, l’ustione, l’acido e perfino lo squartamento, si sono aggiunte nuove forme di rogo sul web, che scaricano sulle donne la responsabilità di una molestia patita o di uno stupro subito. Lo conferma un’indagine dell’Istat, la quale ha certificato che per un quarto degli italiani, per un motivo o per l’altro, «se la sono cercata».
Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle, diceva Voltaire. È vero solo in parte. Per fortuna le donne continuano a sorridere, a essere irriverenti e a disobbedire, anche nella sofferenza e nell’umiliazione.