La Stampa, 1 aprile 2022
Allegri ha detto no al Real Madrid
«Avevo già firmato un accordo con il Real Madrid». La confidenza di Massimiliano Allegri non è inedita, però fa lo stesso rumore: stupisce perché il club più titolato del mondo è il sogno di qualsiasi allenatore e inorgoglisce il mondo della Juventus che comprende, ancora di più, la forza di un legame e la fiducia in un progetto. Il tecnico ha declinato la proposta dopo essere stato contattato dal club bianconero, preferendo alle superiori ambizioni spagnole la possibilità di ricostruire e aprire un ciclo nuovo. «A livello professionale – riflette nell’intervista a GQ – sarebbe stato il coronamento di un percorso: Milan, Juve, Real. Ma nella vita non si può avere sempre tutto e io sono davvero contento e orgoglioso di aver allenato per quattro anni il Milan e ora essere al sesto in un club come la Juve». Fedeltà. Appartenenza. Convinzione nonostante gli anni duri seguiti al suo addio dopo 5 scudetti di fila e 2 finali di Champions. Allegri riepiloga l’estate delle scelte – c’era anche l’Inter che sfiderà domenica -, non dei tormenti perché aveva idee chiare. Racconta d’aver sottoscritto l’accordo, ma d’aver chiamato Florentino Perez la mattina successiva: «Gli ho detto che non sarei andato perché avevo scelto la Juventus. Mi ha ringraziato. Da quando mi ha chiamato la Juventus a maggio non ho avuto nessun dubbio».
La vera notizia, nemmeno questa inedita, emerge in realtà scorrendo l’intervista, perché Allegri è recidivo: «Al Real ho detto no due volte, la prima mentre ero in fase di rinnovo con la Juve: dissi al presidente che avevo già dato la mia parola a Andrea Agnelli». Destino. Follia per qualcuno. Atto d’amore a tinte bianconere, spruzzato magari, nella seconda circostanza, da spirito di rivincita e da ragioni affettive: ci teneva a riallacciare il filo dopo due anni di stacco («Mi servivano: ne avevo fatto 18 da giocatore e 16 da allenatore senza mai fermarmi») e poi s’era trovato benissimo a Torino, città dove peraltro il figlio Giorgio vive con la madre: «Oltre al fatto di essere legato alla proprietà e al club, la decisione di tornare è anche frutto del desiderio di stare accanto a lui».
Parla di tutto, dalla Juve che ha ritrovato («Calciatori forti, ma poco esperti. Disponibilissimi. Vogliamo tornare a vincere sapendo soffrire e avendo voglia di lottare») a Dusan Vlahovic(«Davanti alla porta ha una cattiveria assoluta. Lui, Mbappé e Haaland sono i più forti della loro generazione»), affrontando anche con un sorriso il “derby” tra esteti della panchina e pragmatici come lui: «È di moda, è divertente! Guardiola, che è un allenatore straordinario, cosa ha fatto? Tutti pensano a partire dal basso, lui ha comprato un portiere che lancia la palla a ottanta metri. Questo per dire che spesso la gente si fa abbindolare da cose che non esistono: alla fine c’è da vincere la partita».