Il Post, 31 marzo 2022
Quello che dicono i maiali
Nei prossimi anni potrebbe essere sviluppata un’applicazione per interpretare i versi dei maiali e capire, solo ascoltandoli, se sono “contenti” – nell’accezione suina del termine – oppure no. Un gruppo di ricerca europeo ha classificato i tipi di versi prodotti dai maiali attribuendogli un valore positivo o negativo sulla base dell’osservazione dei loro comportamenti, e ha poi programmato un sistema di intelligenza artificiale in grado di distinguerli. In futuro potrebbe essere usata negli allevamenti per giudicare lo stato di benessere dei suini.
Un articolo pubblicato all’inizio di marzo sulla rivista Scientific Reports spiega che il gruppo di ricerca, guidato da Elodie Briefer, professoressa associata in Comportamento sociale dei vertebrati all’Università di Copenaghen, ha inizialmente registrato 7.414 versi, emessi da 411 maiali di allevamenti commerciali in 19 diverse situazioni, dalla nascita alla morte in macello.
Ad esempio, ha registrato i grugniti che fanno i maialini quando vengono ricongiunti ai loro fratelli e sorelle dopo esserne stati separati, e gli urletti acuti dei maiali adulti a cui viene presentato un oggetto sconosciuto.
Poi il gruppo di ricerca ha assegnato a ciascun verso un valore positivo o negativo in base al contesto in cui era stato registrato, seguendo un principio di «inferenza intuitiva»: «Le emozioni negative fanno parte del sistema motivazionale delle sensazioni spiacevoli di un animale e sono suscitate da contesti che diminuirebbero l’adattamento a un ambiente naturale e sono evitati dai maiali. Si è dunque presunto che questi contesti (ad esempio uno stress, l’isolamento sociale, i conflitti e la costrizione in uno spazio fisico ristretto) fossero negativi. Allo stesso modo, le emozioni positive fanno parte dei sistemi motivazionali legati al piacere e si verificano in situazioni che aumentano l’adattamento. Si è presunto che queste situazioni (ad esempio il ricongiungimento con altri maiali, lo stringersi ad essi, l’allattamento e i rinforzi positivi) fossero positive».
Tra gli animali domestici i maiali si distinguono per la grande varietà di suoni che producono di continuo; a confronto ovini e bovini sono molto più silenziosi. Per questo i versi dei maiali sono studiati in modo particolare: ricerche precedenti avevano dimostrato che si possono distinguere tra versi ad alte frequenze (gli urletti e gli squittii) e a basse frequenze (i grugniti).
I primi sono comuni nei contesti negativi, i secondi in situazioni positive o neutrali dal punto di vista dei maiali: i grugniti dei maialini ricongiunti ai fratelli e alle sorelle sono insomma versi con valore positivo, gli urletti degli adulti messi di fronte a qualcosa che non conoscono hanno invece valore negativo. E così quelli dei maialini che vengono castrati.
Il gruppo di ricerca di Briefer ha analizzato anche altri parametri sonori dei versi raccolti, come la loro durata, e poi ha osservato come cambiavano a seconda dei contesti. Da questa analisi ha potuto stabilire che i versi associati alle situazioni positive sono generalmente più brevi e hanno un unico tono.
I maiali partecipanti all’esperimento hanno emesso versi del genere anche quando sono stati fatti entrare in spazi particolarmente accoglienti, con uno spesso strato di paglia pulita sul pavimento e arricchiti con spuntini graditi ai maiali (come mele appena tagliate, cereali per la colazione e pasta), giocattoli di gomma, una fune intrecciata simile a quelle con cui si fanno giocare i cani e scatole di cartone.
Invece i versi dei maiali che hanno fame, si scontrano con altri maiali o stanno per essere macellati sono più lunghi e più vari.
Già solo sapendo queste cose una persona è in grado di interpretare correttamente i versi dei maiali, almeno quanto basta per comprenderne lo stato emozionale. L’algoritmo ideato da Ciara Sypherd, seconda autrice dell’articolo di Scientific Reports, riesce a farlo ancora meglio, confrontando gli spettrogrammi dei versi (rappresentazioni visive delle loro frequenze e di altri parametri) con quelli che ha già analizzato e che sono già stati classificati: riconosce correttamente se il verso di un maiale ha un valore positivo o negativo il 91,5 per cento delle volte, e nell’82 per cento dei casi identifica la situazione in cui il verso è stato emesso.
Secondo Briefer i risultati dello studio sono «molto promettenti» per lo sviluppo di strumenti in grado di capire le “emozioni” dei maiali in base ai loro versi. Tali strumenti potrebbero essere utili agli allevatori: ad esempio avvisandoli tempestivamente nei casi in cui una scrofa, inavvertitamente, schiacciasse uno dei piccoli (è una cosa che capita di frequente), oppure segnalando le convivenze conflittuali tra diversi animali. In generale permetterebbero pratiche di allevamento più attente e rispettose del benessere dei maiali nel corso della loro crescita, non solo per quanto riguarda le condizioni fisiche, ma anche quelle “emotive”.
L’uso delle virgolette è dovuto al fatto che nello studio dei comportamenti delle altre specie animali ci si deve astenere dal proiettare su di loro caratteristiche esclusive della specie umana, cioè antropomorfizzarle: sarebbe scorretto parlare di emozioni nello stesso modo in cui si parla di quelle umane, perché non sappiamo se ciò che prova la mente di un maiale (o di qualsiasi altro animale non umano) sia qualcosa di analogo.
Dopo secoli in cui il comportamento animale era stato interpretato con parametri umani (basti pensare alla favole, o alle tante superstizioni su civette, pipistrelli e ratti ad esempio), nel Novecento l’etologia ha dovuto prendere le distanze da questo atteggiamento e limitarsi a osservare gli animali, senza fare illazioni sul loro stato “psicologico”. Negli ultimi vent’anni, sebbene secondo parte della comunità scientifica sia impossibile sapere se gli animali provano “emozioni”, un’altra parte della comunità scientifica ha cominciato a fare indagini in questo ambito, in precedenza considerato quasi un tabù della biologia.
Lo studio sui versi dei maiali si inserisce in questo filone e spiega di aver considerato le «emozioni animali» come «intense reazioni affettive di breve durata a eventi specifici», che secondo altre ricerche non sono riflessi ma possono essere spiegate come «elementari processi cognitivi»: sarebbero reazioni suscitate dalla valutazione che un animale fa della situazione in cui si trova. E i segnali prodotti in tali situazioni, che siano sonori come i versi dei maiali, o odorosi o comportamentali, permettono le interazioni sociali degli animali.
I metodi sperimentati da Briefer e dai suoi colleghi potrebbero essere utilizzati per studiare altre specie e sviluppare nuovi strumenti che favoriscano il benessere degli animali allevati. È lo scopo complessivo di SoundWel, il progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea di cui fa parte questo studio, che oltre all’Università di Copenaghen ha coinvolto il Politecnico federale di Zurigo e l’Istituto di ricerca nazionale per l’Agricoltura, il Cibo e l’Ambiente della Francia, e membri di altri enti di ricerca europei.