Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  marzo 31 Giovedì calendario

Il problema sono le battute scarse

A margine della questione dello smataflone, un amico – uno che di mestiere fa il comico – l’altro giorno diceva che la colpa della battuta di Chris Rock non era d’essere offensiva: era d’essere fiacca. A me sembrava dignitosa, per essere una battuta improvvisata (le cronache da dietro le quinte degli Oscar dicono che alle prove Rock non l’avesse detta: probabilmente è stato vedendosi davanti Jada Pinkett Smith che gli è venuto in mente Soldato Jane).
Poi, ieri, abbiamo tutti scoperto l’esistenza di Pietro Diomede, e ci siamo vergognati d’aver dubitato, e abbiamo chiesto scusa l’uno all’altra e confermato che sì, Chris Rock è un gigante del pensiero e dell’azione, e abbiamo annuito concordi: il problema sono le battute scarse.
Dell’esistenza di Pietro Diomede fino all’altroieri non ero – come credo molti di voi – al corrente. Sospetto che egli non sia fuori media rispetto a quel mezzo disastro che è la comicità italiana, levando dalla quale Guzzanti e un’altra mezza dozzina (scarsa) di nomi resta gente per la quale perlopiù imbarazzarsi.
Diomede, però, se la sente caldissima – che è un’espressione romana per la quale non ho ancora trovato un corrispondente italiano. Diomede è evidentemente convinto d’essere un genio incompreso, e lo è da un bel pezzo: ieri su Google il primo risultato che lo riguardava era un’intervista rilasciata a GQ nel 2017. Lo so, non vi ho ancora detto perché ieri Diomede era la notizia del giorno, ma lasciate che prima vi ricopi degli stralci della sua intervista di cinque anni fa, non voglio siate condizionati dall’attualità nel leggerla.
«Non ho un genere, ma la cattiveria è il trait d’union [mi sono permessa di correggere: il giornalista scriveva “trade union”]»; «Sono battute in cui se devo dire le cose non mi pongo freni»; «Il mio confine è sicuramente il buon gusto»; «La prima battuta non è quasi mai buona»; «Sono un bastardo poliedrico. Sto sul cazzo a tutti e vado avanti. C’è chi mi accusa di essere di destra, comunista, nichilista. A rotazione colpisco tutti e vengo attaccato».
Quindi, si chiederanno i miei piccoli lettori, questo autocertificato feroce ma anche autocertificato esigente con sé stesso quale battuta ficcante avrà fatto ieri? Meno male che esistono i link, così non devo copiarvela, perché ho uno stomaco abbastanza forte rispetto all’irriverenza ma quando sembri un dodicenne con un’erezione davanti a un cadavere di cui s’intraveda un capezzolo sono un po’ a disagio.
Diomede fa quindi questa battuta imbarazzante su una ragazza uccisa, e – come dicono i giornalisti – i social insorgono. Vista la subitanea impopolarità del ragazzo, Zelig gli cancella uno spettacolo già annunciato. E qui il tema è: ma prima li faceva ridere? È lo stesso tema dei conduttori di talk che stracciano il contratto agli ospiti improvvisamente impopolari: ma criteri di valutazione vostri non ne avete?
Il giorno prima Diomede – già scarsissimo come comico ma già smaniosissimo di farsi notare – aveva fatto una battuta su Bebe Vio che pure univa il voler essere feroce al non saper essere efficace. In generale, sul suo Twitter – che l’intervista ci spiegava essere una palestra, come per chiunque lavori con le parole – non c’è una battuta decente praticamente mai. Dice che le prime le scarta sempre, quindi quelle scemenze che posta sono pure il frutto di revisioni.
Sospetto che il livello di Zelig quello sia (il fatto che sia passato di lì Zalone non fa media: i talenti eccezionali non fanno mai media), e che quindi, finché non è diventato lo scandale du jour, Diomede gli andasse benissimo.
Fa abbastanza ridere (assai più della battuta media di Diomede) che questo carneade si trovi con la carriera stroncata da una rivolta dell’internet nei giorni in cui quella stessa internet tiene a dirci che Chris Rock è un povero sfigato che ha approfittato di Will Smith per diventare famoso.
Fa abbastanza ridere (anche se non quanto una battuta qualunque scartata da Chris Rock perché troppo debole) che, per accorgerci che uno che di mestiere dovrebbe far ridere non fa in realtà ridere, ci serva l’argomento sensibile, la reazione suscettibile, il signora mia ma questo è offensivo. Come se fare una battuta scarsa non fosse assai più offensivo che fare una battuta su un cadavere.
Nell’intervista di cinque anni fa, Diomede spiegava d’aver passato molto tempo nei reparti di oncologia, essendogli morta tutta la famiglia. Come tutti gli scarsi, offriva giustificazioni: sono tagliente come reazione al dolore.
Mi aspetto, per oggi, analoga intervista in cui spieghi che dire cose che non fanno ridere è il suo modo di elaborare il lutto. Ci conto, su questa botta di tardivo vittimismo. Abbiamo già la scarsezza professionale, l’internet che chiede teste, i datori di lavoro che non fanno un plissé se sei scarso ma si terrorizzano se i cuoricinatori si turbano. Manca solo la dolenza autobiografica, e poi Diomede, pur fallimentare come comico, sarà quella perfettamente riuscita figura professionale che cercano i navigator: un contratto a tempo indeterminato come incarnazione del postmoderno non glielo leva nessuno.