Corriere della Sera, 31 marzo 2022
Parla l’ad della Rai Carlo Fuortes
Papa Francesco sarà su Rai1 la sera di Pasqua in un viaggio inedito nel Vangelo. Con il contributo di Roberto Benigni. Carlo Fuortes, da luglio 2021 amministratore delegato della Rai, cala l’asso nella programmazione della rete ammiraglia, con questo rimarcando una propria idea di servizio pubblico.
Amministratore delegato, di che si tratta?
«Della storia di alcuni personaggi del Vangelo raccontata dal Papa anche attraverso grandi capolavori dell’arte. E con un contributo di Benigni. Una produzione del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede in collaborazione con Rai Cultura, in linea con un’idea di servizio pubblico che in questi anni si è dimostrato insostituibile dalla pandemia alla guerra».
Sulla guerra la copertura Rai la soddisfa?
«Sì. Credo che stiamo facendo un ottimo lavoro. Sia i Tg che le trasmissioni di approfondimento. Nel descrivere quanto accade la Rai sta contribuendo ad aumentare tra gli italiani la consapevolezza su questa guerra che coinvolge tutti noi».
Gli ascolti ripagano?
«Sì. Se per esempio prendiamo il Tg1, a marzo di quest’anno l’edizione pomeridiana ha guadagnato, sul marzo 2021, uno 0,22% e la serale è a -0,01%. Quanto agli speciali, non c’è un termine di paragone. Quello della mattina dalle 7 alle 9 va molto bene, con punte del 22%».
A giugno varerà il suo primo piano industriale. Lascerà i tre Tg generalisti che spesso comportano la moltiplicazione degli inviati?
«Le strategie aziendali richiedono di individuare priorità. La nostra, condivisa con la presidente Marinella Soldi, è che il servizio pubblico del nostro Paese abbia mezzi e risorse per svilupparsi anche nell’era digitale. E l’informazione è il pilastro principale, sebbene non il solo, di questo servizio pubblico. Non aver ridotto quantità e qualità dell’informazione mentre riportavamo in pareggio il budget, a luglio scorso in rosso per 57 milioni di euro, mi è parsa la scelta più giusta».
Ci sono tecnici Rai in Ucraina?
«In questo mese si sono dati il cambio molti tecnici Rai, radiofonici e televisivi. Anche se date le condizioni, in tanti casi gli inviati Rai stanno lavorando da soli, sperimentando linguaggi televisivi nuovi e particolarmente diretti».
Caso Orsini. Ospiti a pagamento nei talk show. A chi spetta decidere quali pagare?
«Può essere offerto al pubblico il ventaglio più ampio di opinioni anche senza pagamenti. Se si crede nelle proprie idee, lo si fa con o senza gettone di presenza. Meritano rispetto sia l’autonomia di testate e programmi sia l’adozione di criteri di opportunità. Ne abbiamo parlato in consiglio, e con il direttore degli Approfondimenti, Mario Orfeo, abbiamo valutato che sarebbe opportuno fornire regole generali».
Cosa c’è nei palinsesti estivi, i primi a sua firma?
«Molte sperimentazioni che raggiungeranno un senso più compiuto nel programma autunnale e invernale. Con un obiettivo principale: allargare il pubblico alle fasce più giovani. Ho chiesto ai direttori di “genere” di innovare linguaggi, format, volti e non ancorarsi alle esperienze del passato. In questo saranno cruciali il rinnovamento su Rai2 e la produzione di contenuti per Raiplay e Raiplay Sound, oltre a contenuti innovativi sui social network. Dall’estate partirà L’almanacco: una striscia nella fascia preserale su Rai2 condotta da Drusilla Foer. Sempre su Rai2 si sperimenterà un nuovo talent dedicato agli artisti di strada, sulla scia del successo dei Maneskin che si esibivano a via del Corso a Roma. Mentre a Giorgio Zanchini (Radio anch’io) abbiamo proposto una prima serata, il martedi su Rai3, in estate: un programma di approfondimento giornalistico».
Sanremo 2022 è stato un successo. Anche di giovani. Cosa ha fatto la differenza?
«Amadeus ha creato un nuovo format con una scelta musicale ampia e coraggiosa che ha convinto anche i giovani. Milioni di italiani hanno assistito su tv, radio, tablet, cellulari a una competizione in cui, per citare un esempio, Drusilla Foer ha rivendicato il valore rivoluzionario della capacità di ascoltare gli altri. Per questo ho chiesto a Amadeus di restare altri due anni, puntando a crescere ancora».
Si farà la striscia informativa di Rai3?
«Puntiamo a un progetto innovativo che parta in autunno».
Novità sull’audit relativo a «Report»?
«A oggi non è ancora completato».
Il governo venderà fino al 30% di Rai Way. Servirà solo a fare cassa?
«La scelta del governo ha motivazioni industriali molto evidenti ed è previsto che il controllo strategico dell’infrastruttura rimanga pubblico. Le risorse non servono a fare cassa, bensì a finanziare la rivoluzione digitale che la Rai deve compiere per rispondere al suo ruolo: investimenti pluriennali in linea con il Piano industriale. A scanso di ogni equivoco: non potranno essere utilizzate nella gestione ordinaria».
Mondiali Qatar. Dopo la mancata qualificazione dell’Italia, cederà parte del pacchetto?
«I Mondiali di calcio, e ancora di più le Olimpiadi, non sono mai operazioni commerciali che consentono un ritorno pubblicitario in grado di coprire il costo dei diritti acquisiti o, addirittura, fare reddito. Sono parte del servizio pubblico che Rai offre al Paese. L’estate scorsa tutta Italia si è emozionata con la Nazionale di calcio o gli ori di Jacobs e Tamberi. E anche se gli azzurri non sono classificati, al momento non c’è nessuna cessione: tutte le partite andranno su Rai1, Rai2 e RaiSport».
Al suo insediamento ha rivendicato che i partiti non bussassero più alla porta dell’ad. Dopo la recente distribuzione «cencelliana» delle direzioni, conferma?
«Sulle nomine dei direttori delle testate giornalistiche sono la legge e lo Statuto della Rai a richiedere nei fatti che l’ad disponga di un accordo con una maggioranza qualificata sui nomi da proporre nel consiglio di amministrazione. Sulle nomine dei direttori di “genere” le confermo che le proposte fatte sono state avanzate in totale autonomia rispetto ai partiti politici».