La Stampa, 31 marzo 2022
L’Iran non fa entrare le donne allo stadio
Quando le ragazze stufe di essere respinte ai cancelli provano a scavalcare, i militari staccano dalla cintura lo spray al peperoncino e lo spruzzano dritto negli occhi di chi sta in bilico sull’inferriata. Siamo allo stadio di Mashhad, Nord-est dell’Iran, quasi al confine con il Turkmenistan e stiamo davanti a uno degli stadi dove le donne sono bandite dal 1981.
Si gioca Iran-Libano, una delle tante gare di qualificazioni ai Mondiali in cui i padroni di casa credono di prendere in giro l’opinione internazionale: dall’inizio dell’anno sostengono che ormai l’accesso sia aperto a tutti e tutte, invece solo una quota minima è riservata alle donne e unicamente su inviti. Le scelgono: quelle che non protestano, occupano i settori ghetto e sorridono per la foto ricordo. Le altre fuori. Stavolta non sono proprio entrate, nemmeno la quota di rappresentanza: fuori in 2000. Sono state accecate, spintonate e accusate di tafferugli.
L’Iran era già qualificato ai Mondiali e con il successo dell’altra sera è in testa al girone, conferma piena che ora sta in bilico perché il disprezzo del loro governo per le regole a cui non intendono aderire si è fatto troppo evidente. Circolano diversi video, presi da più angolazione. Si vede la folla che preme e le signore con il biglietto in mano bloccate ai cancelli. Hanno messo dei tagliandi in vendita per evitare le schermate del sito federale comparse via social nell’ultima occasione. Quei fermi immagine con i posti bloccati hanno portato all’ennesima reprimenda Fifa e il calcio iraniano ha pensato di togliersi anche il disturbo della ramanzina. Ora c’è caso che affrontino altri giudizi, anche se è difficile.
La squalifica sarebbe l’unica risposta adeguata dopo tutto il tempo passato a promettere che grazie a un cambiamento per fasi si sarebbe arrivati a un pubblico misto. Ogni federazione deve evitare qualsiasi tipo di discriminazione e quando l’Iran ha chiesto tempo per mettersi in pari, il presidente Infantino ha garantito in prima persona. Ora la Fifa si dice preoccupata e si sente indignata: «Siamo in attesa di un confronto per capire che cosa sia successo e fermi sulle nostre posizioni. Passi storici sono stati fatti e non si può tornare al passato». L’Iran ha fatto un passo avanti e dieci indietro, ogni partita una farsa. Le autorità sportive chiedono scusa e dicono che gli ordini dell’ultimo momento dipendono dai governanti locali.
Per un po’ il Covid ha sigillato il problema, stadi chiusi, ma nel 2022 si è tornati alle bugie sbandierate con sempre più arroganza. Con la convinzione dell’impunità. Per Iran-Libano hanno scelto la città meta di pellegrinaggio per gli sciiti, sicuri di poter dire che sono le maestranze del luogo a non aver capito le direttive calcistiche. Non le ha capite nessuno. Fino a qui neanche la Fifa purtroppo, se vogliono smarcarsi da questa schifezza lo devono fare adesso.