la Repubblica, 31 marzo 2022
Sabino Cassese e la passione per la musica classica
Sarà un momento d’intreccio fra due territori che in apparenza sono lontanissimi: la musica e il diritto. Un’avventura dialogica che intende svilupparsi su quell’accostamento inatteso. Il noto studioso di diritto Sabino Cassese, musicofilo attento nonché bachiano esperto e motivato, parlerà al pubblico di un pezzo monumentale come le Variazioni Goldberg di Bach indagando il rapporto fra la rigidità della norma legislativa, o della partitura musicale scritta, e la libertà dell’espressione che s’immette nell’interpretare il brano musicale, o parallelamente nella lettura, da parte dell’uomo di legge, della regola applicabile al vivere civile.
Il raffronto è questo. Ed è ideale la fisionomia del capolavoro di Bach come spunto del discorso, trattandosi di un’opera per clavicembalo consistente in un’aria, una passacaglia, che ha il ruolo di presentare il materiale tematico da usare in trenta variazioni. L’assetto, insomma, è quello di un’architettura modulare di brani disposti secondo schemi matematici e precise simmetrie, ma la varietà dei modi e dei punti di vista esecutivi risulta sterminata. Questo può sospingere riflessioni e interrogativi sull’ipotesi dell’elasticità della legge e dei suoi confini. Inserito nella stagione di eventi di "Eur Culture", l’appuntamento è fissato alla Nuvola di Roma il 2 aprile alle 18.30 e prevede una conversazione tra Cassese e il musicologo Guido Barbieri a partire da una domanda-chiave: fino a che punto esiste la libertà all’interno di una griglia di regole? Li accompagnerà nel percorso, suonando, il pianista Alessandro Deljavan.
Sabino Cassese, Bach l’ha aiutata a capire di più il suo lavoro di magistrato?
"Se crediamo a quanto ha scritto Goethe, e cioè che la musica di Bach è "un colloquio di Dio con sé stesso poco prima della Creazione", essa aiuta chiunque a svolgere meglio il proprio lavoro. Se poi si pensa che Bach passò attraverso molte tragedie familiari e visse nella tormentata Germania di pochi decenni successiva alla pace di Vestfalia (che concluse la Guerra dei Trent’Anni), cioè in una nazione di trecento piccoli Stati sovrani, si può immaginare quanto equilibrio e serenità il compositore riuscisse a trarre dalla propria opera, e anche come la sua vita dinamica, fertile e operosa possa fungere da esempio per tutti noi, in questi tempi calamitosi".
Qual è, Cassese, la sua idea di "libertà nelle regole"? In che modo il connubio bachiano tra norme categoriche e libertà espressiva può divenire lo specchio della nostra convivenza civile?
"La libertà si distingue dall’arbitrio proprio perché vi sono regole, e i diritti non sono illimitati poiché sono collegati ai doveri. Qui sta la prima analogia tra musica e diritto. Ma esistono altri possibili collegamenti ancora più profondi: in musica, come nel diritto, vi sono traslazioni, simmetrie, dilatazioni e ribaltamenti. Le trasformazioni geometriche rispondono a un ordine sistematico coltivato da Bach specialmente nell’ultimo periodo della vita, quando il suo allievo Lorenz Mizler, musicista, medico e matematico, lo invitò a divenire il quattordicesimo membro della società di scienze musicali, aperta a musicisti, filosofi e matematici. Per Mizler la geometria era di grande beneficio per la musica. Quella composta dall’ultimo Bach è "musica theorica", cioè un lavoro creativo simile a un’attività scientifica. D’altra parte, nelle arti liberali, il "quadrivium" includeva aritmetica, geometria, astronomia e musica. Non bisogna dimenticare che Leibniz, nato a Lipsia quarant’anni prima di Bach, era filosofo, matematico, teologo, logico, linguista e giurista, ed esercitò anche la professione di magistrato. Bach e Leibniz furono i rappresentanti della spiritualità tedesca del primo Settecento: pietisti, i cui sentimenti fondamentali erano la contrizione del peccatore e la speranza del credente".
Nel Ventesimo secolo il contenuto emotivo delle "Variazioni Goldberg" è stato valorizzato al massimo. Lei, durante l’incontro alla Nuvola, affronterà il tema della componente emotiva e soggettiva anche in ambito giuridico?
"Per rispondere a questa domanda, bisogna prima dissociare Bach dall’immagine tramandata dal celebre ritratto di Hausmann. Il compositore non era il parruccone rappresentato dal mediocre pittore tedesco. Bach vuol dire ruscello e la sua vita fu simile a un torrente. Fece due matrimoni, prima con Maria Barbara e poi con Anna Magdalena, ed ebbe una ventina di figli e molti allievi a pensione. Proveniva da una famiglia di musicisti molto numerosa e fu compositore, interprete, studioso, insegnante, organaro, proprietario di una ricca biblioteca musicale, perfezionista e forse inventore (anche a lui dobbiamo il fortepiano e l’uso del clavicembalo non come elemento di un concertino, ma come unico strumento solistico). In Bach c’era tanta passione quanta ne misero i costituenti nelle discussioni sull’articolo 7 della Costituzione e quanta ne mettono i giudici che debbono decidere sul concetto di vita e di morte".
Le chiedo un ulteriore approfondimento: gli aspetti matematici delle "Variazioni Goldberg" possono essere trascesi in una dimensione capace di far emergere profondi aspetti umani? In campo legislativo si può stabilire la stessa relazione tra umanità e matematica?
"Come lo spartito non è la musica, così la norma non è il diritto. Sia la musica sia il diritto nascono dall’interpretazione, che è una funzione creativa, non esecutiva, e ha un ruolo dominante nella musica e nel diritto. Il diritto è il law in action, e la musica è quella che ascoltiamo. Di qui nascono molte domande: qual è la libertà dell’interprete, quali i suoi condizionamenti, quali i vincoli all’operazione interpretativa? Dobbiamo credere alla tesi di alcuni giuristi americani, gli "originalisti", secondo cui la legge può essere interpretata solo come la intendevano gli autori? Simmetricamente, dovremmo eseguire Bach solo sul clavicembalo o sul fortepiano? Riguardo ai vincoli imposti all’operazione interpretativa, quanto dobbiamo seguire strettamente le istruzioni del compositore (Dolce, Crescendo, Allegretto, Allegro Vivace...)? Il giurista Emilio Betti, fratello del poeta e drammaturgo Ugo Betti, scrisse nel 1955 una teoria generale dell’interpretazione nella quale vi è una parte dedicata all’interpretazione musicale".
Di sicuro lei conosce bene il pianista Gould e la sua lettura di riferimento delle "Variazioni Goldberg". Che ne pensa?
"Le Variazioni Goldberg furono scritte da Bach dieci anni prima della morte, quando diminuì il suo interesse per la musica ecclesiastica. Vennero composte per clavicembalo, ma ne sono disponibili arrangiamenti per chitarra, quartetto d’archi, oboe, trio d’archi, orchestra, violino e pianoforte, violino, chitarra e violoncello... Sono interessanti anche esecuzioni battagliere come quella di Glenn Gould, realizzata nel 1955. Ma tradiscono l’intento originario, secondo la storia narrata dal primo biografo di Bach: quello di curare l’insonnia di un nobile ambasciatore. Più verosimile, è la sua gratitudine amorevole verso la moglie, Anna Magdalena, di sedici anni più giovane di lui, alla quale erano dedicati i due Clavierbüchlein del 1722 e del 1725, dove lei trascrisse l’aria delle Variazioni Goldberg cambiando la notazione della mano destra dalla chiave di contralto in quella di soprano, proprio in quanto Anna Magdalena era un soprano. Si può pensare, forse, che le Variazioni fossero un regalo alla moglie su un’aria da lei preferita".