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 2022  marzo 31 Giovedì calendario

Ritratto di Alexandra David-Néel

Si tratta della grande esploratrice e viaggiatrice Louise Eugenie Alexandrine Marie David, nota come Alexandra David-Néel, nata in Belgio, a Saint-Mandé, il 24 ottobre 1868. Sua madre è belga, suo padre è francese. Ribelle, anticonformista, desiderosa di ribellarsi agli schemi classici riservati alle ragazze di buona famiglia, pare che dimostri sin da piccolissima il proprio temperamento, scappando di casa per poi essere recuperata dalla tata. Diciottenne, abbandona Bruxelles e parte in bicicletta alla scoperta del mondo. È già stata in Olanda, nel nord Italia. Arriva in Spagna, gira la Francia, si ferma a Mont-Saint-Michel. Passa un periodo a Parigi, dove studia lingue orientali ed è solita fermarsi ore nella sala di lettura del Musée Guimet, che raccoglie l’arte asiatica. Come scriverà lei stessa e viene riportato in vari libri, prende la decisione di diventare «buddista, femminista e soprattutto anarchica, perché l’obbedienza è la morte».
Vive anche a Londra, dove continua a studiare le filosofie e le lingue orientali, nonché l’inglese. Conosce l’inviato del XIII Dalai Lama, che fonderà il primo tempio buddista in Europa. Di nuovo a Parigi, si iscrive alla Società Teosofica, nonché alla Massoneria, in una loggia che accetta le donne. Frequenta gruppi anarchici e femministi, scrive con uno pseudonimo il libro Pour la vie, Per la vita. Entrata in possesso di un’eredità, nel 1890 è finalmente in grado di recarsi in India, dove resta per un anno, apprendendo la meditazione orientale e le diverse discipline. Ha una bellissima voce, per cui riesce a diventare anche cantante lirica. In seguito, nel 1902 le viene proposto di dirigere il teatro di Tunisi, dove conosce e sposa Philippe Néel, ingegnere capo delle ferrovie francesi nell’Africa del Nord, con cui vive in una magnifica casa a Tunisi. Scrive uno dei suoi testi più celebri, Il modernismo buddista e il buddismo di Buddha.
PEREGRINAZIONI
Il matrimonio non la cambia: decide di ripartire nuovamente, andando prima in Inghilterra e poi dirigendosi verso l’Oriente. Aveva promesso che sarebbe stata via un anno e mezzo, invece sarà lontana 14 anni. È il 1911, lei ha 43 anni. Conosce una serie di figure per lei fondamentali, fra cui il principe Sidkeong Tulku Namgyal, il maestro Lachen Gomchen Rinpoché e il monaco tibetano Aphur Yongden, in quella fase suo compagno di avventure e che in seguito adotterà come figlio. Viaggia a lungo fra l’India, il Giappone, la Cina: narrerà i suoi giri ne Il paese dei briganti gentiluomini.
Vuole, comunque, recarsi in Tibet e visitare Lhasa. Un obiettivo difficilissimo, sia perché gli stranieri non possono entrare, sia per la durezza del clima, la difficoltà del viaggio e della situazione politica. Insieme a Yongden, riesce nel 1924 a raggiungere Lhasa, travestendosi da pellegrina e mendicante. A quanto pare, viene a volte considerata uno spirito femminile tibetano, il khadoma, e come tale ospitata dagli abitanti. Scriverà in seguito il libro Viaggio di una parigina a Lhasa. Lei e la sua biografa, Ruth Middleton, racconteranno che uno dei suoi scopi è «riformare il buddismo, depurandolo da miti e superstizioni». Vive un periodo nel palazzo di Gangtok, di proprietà di Sidkeong, che diverrà il decimo regnante del Sikkim (una regione dell’India che viene chiamata il cancello himalayano verso il Tibet). Studia il famoso Siddhartha e cerca «di rendere il buddismo più razionale». Conosce anche il XIII Dalai Lama. Compie un vero e proprio apprendistato come discepola, con il nome di Lampada di saggezza.
LA FORTEZZA
Deve poi tornare in Francia, perché il suo travestimento è stato scoperto. Va a vivere in Provenza, a Digne, che diviene la sua «fortezza di meditazione» e dove scrive moltissime opere. Con lei c’è Yongden. Indomita, a 70 anni riparte. È il 1937. Si reca con il giovane Yongden in Siberia e Mongolia, viaggia con il treno per tutta la Transiberiana; rimane un periodo bloccata in Cina. In seguito, nel 1946, farà ritorno in Francia. Riceve grandi riconoscimenti, fra cui la Légion d’Honneur. A 100 anni rinnova il passaporto, perché spera di poter ancora girare il mondo. Tale è la sua notorietà, che Mariage Frères le dedicherà un tè con il suo nome. Scompare l’8 settembre 1969. Le sue ceneri, e quelle di Yongden, scomparso prima di lei, vengono portate a Benares e immerse nel fiume Gange.
Ha detto una volta: «Per me è una questione di principio non accettare mai una sconfitta, di qualsiasi natura possa essere e chiunque sia stato a infliggerla». E anche: «Non appena la minima particella di saggezza è entrata nello spirito di un uomo, egli aspira alla solitudine».