il Fatto Quotidiano, 31 marzo 2022
Il piano della Germania per il gas
La paura di un blocco delle forniture russe di gas inizia a farsi sentire. Ieri – mentre si allentava lo scontro con Mosca che pretende pagamenti in rubli – si è mossa la Germania, seguita a ruota dall’Austria. Il vicecancelliere tedesco, Robert Habeck, ha fatto il primo passo verso il razionamento del gas. “Al momento non ci sono carenze nelle forniture – ha detto ieri il plenipotenziario della politica energetica tedesca – ma dobbiamo aumentare le misure precauzionali per essere preparati in caso di escalation da parte di Mosca”. Habeck ha attivato l’allerta preventiva del piano di emergenza sul metano. È l’inizio di una procedura a tre stadi: il secondo prevede l’allarme e il terzo la proclamazione dell’emergenza.
Habeck ha confermato che i depositi di gas sono pieni solo al 25% e che le forniture arrivano in modo regolare da est. La Germania acquista dalla Russia più del 40% del gas naturale, il 35% del petrolio e il 45% del carbone di cui ha bisogno. I contratti in essere sono stipulati in euro e dollari e la richiesta del presidente russo Vladimir Putin di ricevere i pagamenti in rubli dai “paesi ostili” è considerata un modo per aggirare le sanzioni e quindi una minaccia alla sicurezza. Mosca però insiste, anche perché il blocco dell’operatività in dollari delle controparti americane delle banche russe ha reso difficile l’incasso in euro e dollari per le forniture di gas che poi gli istituti russi devono usare per acquistare rubli.
La partita è complessa, ma al momento non ci sono ultimatum. Ieri, dopo l’annuncio di Habeck, il cancelliere Olaf Scholz si è confrontato telefonicamente con Putin. Secondo le agenzie di stampa russe i due hanno deciso che un gruppo di esperti discuterà sul possibile passaggio al pagamento in rubli “che non dovrebbe portare a un peggioramento dei termini contrattuali”. Subito dopo è toccato a Mario Draghi parlare con Putin. L’Italia è il secondo importatore di gas russo dopo la Germania. L’inquilino del Cremlino ha spiegato al nostro primo ministro le modifiche contrattuali per il pagamento in rubli. Anche in questo caso non c’è stato un accordo, ma un rinvio della discussione.
Il cancelliere tedesco Scholz ha guadagnato qualche settimana, il gas continuerà ad arrivare e i pagamenti, per ora, si faranno ancora in euro. La Germania non può perdere tempo, le previsioni di crescita per il 2022 sono scese dal 4,6% all’1,8%. Ieri da Francoforte hanno reso noto che in Germania l’inflazione a marzo è stata del 7,3%, il livello più alto da 40 anni. La farina è passata da 50 centesimi il chilo a 1,3 euro, l’olio di semi è introvabile nei grandi supermercati. La prospettiva annuale di mantenere l’inflazione attorno al 6% sembra difficilmente realizzabile. Secondo il Financial Times in caso di un blocco delle forniture di gas russo l’inflazione potrebbe schizzare quasi in doppia cifra.
Per la gestione dello stato di allerta, Berlino ha costituito un’unità di crisi che si occuperà di capire come limitare i consumi ed essere pronta ad agire nel caso la Russia bloccasse le forniture. Ieri Habeck ha assicurato che ci saranno gas ed elettricità per privati e servizi essenziali come gli ospedali. Sono invece allo studio razionamenti dei consumi per i grandi gruppi manifatturieri. E nel caso si passasse dall’allarme all’emergenza, verranno bloccate le forniture alle aziende. L’effetto spirale sarebbe immediato in tutta Europa e porterebbe la prima economia del continente in recessione. Stesso scenario che avrebbe l’Italia.
Nelle stesse ore in cui Berlino annunciava l’allerta preventiva, anche Vienna faceva la stessa mossa. Sul mercato di Amsterdam il prezzo ha fatto un balzo di oltre 6 punti, a 115 euro il megawattora. Da Varsavia, invece, il premier polacco Mateusz Morawiecki ha detto che “farà di tutto” per interrompere l’importazione di petrolio dalla Russia entro la fine di quest’anno. Annunciando il “più radicale piano” d’indipendenza energetica da Mosca, ha chiesto agli altri membri Ue di seguire il suo esempio. Il problema sta nei numeri. La Germania importa 55 miliardi di metri cubi di gas russo l’anno. Il gas liquido promesso dagli Usa (15 mld di metri cubi per tutta l’Ue) non basta. Berlino ha firmato un accordo di fornitura di gas con il Qatar, ma i tedeschi – schiacciati sulle forniture russe, un lascito degli anni di Angela Merkel – non hanno i rigassificatori che servono a trasformare il Gnl. Due impianti su nave sono stati presi in affitto, ma per nuove infrastrutture servono anni. Troppo, se Mosca chiude il rubinetto.