ItaliaOggi, 31 marzo 2022
Mucche, cavalli, cervi e caprioli non amano l’ora legale
Quando vivevo ad Amburgo venivo svegliato dal canto degli uccelli, meno poetico di quanto si voglia credere. Alle tre di notte, al Nord, comincia ad albeggiare. E un pennuto, sempre quello, ormai lo conoscevo, svegliava gli altri che lo seguivano in un immenso coro. E svegliavano me. La mia camera da letto dava su un giardino, confinante a raggiera con altri giardini, una specie di miniparco nel cuore della città anseatica. Oggi, in un altro secolo a Berlino, dormo su un grande cortile con alberi, ma gli uccelli sono meno numerosi e più tranquilli.
Ovviamente, con la Sommerzeit, l’ora legale, merli, passeri e corvi si risvegliano alla stessa ora, per loro. Un’ora dopo per me. Spostare le lancette ogni primavera e autunno non serve a granché, però sembra impossibile abolire l’ora legale. L’anno scorso ci eravamo andati vicini. Ai paesi del Nord, dove appunto l’alba comincia prima e il tramonto sembra senza fine, non serve. Da noi, sul Mediterraneo, il sole cala rapido. Sul Baltico, e anche in Prussia, la Blaue Stunde, l’ora blu, passa lentamente dall’azzurro a un blu sempre più cupo. Alle 22, c’è ancora un po’ di chiarore.
Ma non si può spaccare l’Europa in due, tra Nord e Sud. A quanto leggo, il risparmio nel 2021 per l’Italia è stato di appena 189 milioni di euro, non so come si possa essere così precisi, ho i miei dubbi, comunque meno della metà dello spreco compiuto con i banchi scolastici a rotelle. L’ora legale comporta dei problemi per gli animali. «Allo zoo i nostri ospiti continuano a seguire l’ora naturale», dichiara Joachim Schöne, direttore del giardino zoologico di Bremerhaven, il che mi sembrerebbe scontato. Escono dalle gabbie, quelli che possono aggirarsi in spazi all’aperto, sempre alla stessa ora, anche se i visitatori giungeranno in ritardo, e tornano al riparo, quando bambini e genitori vorrebbero ancora vederli. Poco danno, in fondo. «Le scimmie e i puma», continua Schöne, «si adattano meglio, e finiscono per seguire il ritmo degli umani». Gli animali conoscono le nostre regole meglio di quanto crediamo. Anche se i miei amici romani rimangono scettici, le volpi, le martore e i cinghiali che invadono Berlino hanno imparato ad attraversare sulle strisce e, prima, guardano a destra e a sinistra.
Problemi più seri nelle stalle e nei maneggi, denuncia la Bauernverband, l’associazione degli agricoltori e allevatori. Le mucche sono più sensibili, pretendono di essere munte sempre alle stesse ore, e i cavalli strigliati e foraggiati come sempre. I lavoratori sarebbero costretti agli straordinari, così da anni cominciano a preparare in anticipo le loro bestie ritardando la mungitura di cinque minuti al giorno.
La Sommerzeit è un pericolo per gli animali selvaggi, e quindi anche per gli uomini. Aumentano gli incidenti provocati da cervi, caprioli, cinghiali, volpi che attraversano le strade e le autostrade. Gli investimenti sono più frequenti in aprile e maggio, tra le sei e le otto del mattino. «Gli automobilisti circolano più presto, quando gli animali si ritenevano per abitudine al sicuro», avverte il biologo Torsten Reinwald, della Deutscher Jagdverband, l’associazione federale tedesca dei cacciatori.
Nel 2016, sono rimasti uccisi 228.550 animali, tra cervi, caprioli, cinghiali. Non esistono dati nazionali più recenti. L’associazione cacciatori della Baviera, land a quanto pare più efficiente, comunica che l’anno scorso gli animali vittime della strada sono stati 81.877. Incidenti pericolosi anche per gli automobilisti, i feriti sono stati 510. Investire un cervo può provocare gravi danni, e in passato qualche guidatore ha perso la vita.
Nelle prime settimane dell’ora legale si dovrebbe stare più attenti, avverte l’associazione. Non sempre le strade nei boschi sono protette da reti, e quelle esistenti sono spesso in pessime condizioni. Se si investe un animale, non bisogna avvicinarsi, se è ferito diventa pericoloso. Bisogna chiamare la polizia e attendere gli agenti. Chi si allontana, rischia di perdere la patente fino a un anno, per fuga dal luogo di incidente, come se avesse investito un passante. Forse, grazie a cervi e cinghiali, prima o poi finiremo di giocare con le lancette.