ItaliaOggi, 31 marzo 2022
Chi è la Maddelena
Sacro e profano. Una figura per molti versi enigmatica e infatti rappresentata dagli artisti nei modi più differenti, sensuale, ascetica, peccatrice, santa, cortigiana, apostola.
Chi era davvero la Maddalena? La mostra a lei dedicata dai Musei San Domenico di Forlì (fino al 10 luglio) non dà risposte. Al contrario, fa crescere il dubbio: è l’erotica protagonista della tela di Garofalo oppure la contrita dipinta da Guido Cagnacci, l’innamorata ritratta da Bellini o l’indecifrabile pensata da Savoldo, la giovane di Tiziano o la vetusta di De Chirico, la prostrata di Guttuso o l’ammiccante di Hayez e Delacroix?
Duecento opere che l’hanno protagonista in un excursus storico-artistico che così sintetizza una delle curatrici, Cristina Acidini: «La sua fortuna artistica, a partire dal Medioevo fino ad arrivare a noi, si è andata arricchendo di elementi leggendari, mutuati anche dallo sviluppo della devozione nei suoi confronti. Eccola a fianco di San Francesco nella riforma mendicante del 200 e 300, dama cortese nel 400, venere cristiana a partire dal 500 e lungo i secoli successivi, fino a simboleggiare la rivoluzione femminile nell’800 e nel 900. Il secolo breve la vede anche come emblema del dolore e della protesta».
Autori importanti: Donatello, Tiziano, Tintoretto, Luca Signorelli, Annibale Carracci, Lorenzo Lippi, Guercino, Guido Reni, Perugino, Antonio Canova, Giacomo Manzù, Aligi Sassu, Graham Sutherland, Marc Chagall, e così via. Tutti alle prese, al di là delle epoche, col mito di Maddalena. Dice il direttore delle mostre dei Musei, Gianfranco Brunelli: «In questa singola donna si sono agglutinate e confuse nei secoli infinite altre figure, simbolo di peccato e di pentimento, di fedeltà e di sofferenza, di ossessione e di amore, di fecondità e di sapienza, di carnalità e di santità, creando una trama narrativa che, soprattutto attraverso l’arte, ne ha fatto l’oscuro oggetto del desiderio della nostra storia».
Maria Maddalena, detta anche Maria di Magdala, secondo il Nuovo Testamento è stata un’importante seguace di Gesù. Fu tra le poche a poter assistere alla crocifissione e divenne la prima testimone oculare della resurrezione di Cristo, che incontrò quando ascendeva al cielo dal sepolcro. Papa Gregorio Magno, basandosi su alcune tradizioni orientali, identificò in due sue omelie Maddalena con Maria di Betania, prostituta e peccatrice redenta salvata da Gesù dalla lapidazione. I biblisti tendono ad escludere questa identificazione, che però nella tradizione popolare è sopravvissuta nel tempo.
Se si aggiunge che comunque Maria Maddalena visse così strettamente a fianco di Gesù ecco sommarsi gli ingredienti criptici sul suo ruolo nella vicenda cristiana, tanto da toccare le corde degli artisti e da giungere, coi suoi misteri, fino a noi. Come dimostra la sua presenza non marginale nei film di Mel Gibson (La passione di Cristo) e Martin Scorsese (L’ultima tentazione di Cristo) e nel musical Jesus Christ Superstar (diretto da Norman Jewison). E come conferma la rassegna di Forlì, col quadro di Luca Signorelli (1504) che la propone in broccato e con l’aureola accanto a quello di Marius Vasselon (1887) in cui è ritratta come una Maja desunda. Chiosa Brunelli: «Non fosse stata una donna, e non fosse stata così vicina alla figura più misteriosa della storia, chi se ne sarebbe occupato? Questa vicinanza speciale tra una donna e la persona stessa del mistero ha generato quella confusa, contrastata, affascinante sequenza di rappresentazioni, dando vita alla sua leggendaria e incerta identità».