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 2022  marzo 30 Mercoledì calendario

I numeri della guerra russo-ucraina

Un conto da 60 miliardi di euro ancora da perfezionare. È questo il risultato di 5 settimane di devastazione in Ucraina.  
Un dato assolutamente parziale stilato dal KSE Institute team dell’Università di Kiev che viene costantemente ritoccato verso l’alto man mano che la guerra continua e che nuovi bersagli vengono centrati dai russi.
 
feriti e morti dopo i bombardamenti russi in ucraina 6
Dal 24 febbraio 2022, è la stima, sono stati colpiti dai bombardamenti almeno 4.500 edifici residenziali, 92 industrie, 380 scuole, 140 presidi sanitari, 12 aeroporti e 7 centrali.
 
Da metà marzo poi, da quando cioè l’Occidente ha iniziato a inviare massicciamente armi e rifornimenti all’esercito di Kiev, i russi hanno aumentato la loro pioggia di missili (oltre 1400 già usati) verso basi, magazzini di stoccaggio e depositi di carburante.
 
feriti e morti dopo i bombardamenti russi in ucraina 5
Inoltre, bisogna ricordare che come strategia di difesa, gli ucraini hanno fin da subito fatto saltare in aria loro stessi ponti, strade e infrastrutture varie per rallentare l’avanzata russa e barricarsi nelle città.
 
DATO PARZIALE
Per avere un’idea della parzialità di un dato che sarà ben più catastrofico anche se la guerra dovesse finire oggi, basti pensare che non comprende una stima di attrezzature, merci, mezzi di trasporto civili etc. ridotti in cenere.
 
feriti e morti dopo i bombardamenti russi in ucraina 4
Ai danni evidenti che vengono ritoccati in media di mezzo miliardo di euro al giorno, ci sono poi da aggiungere i “mancati incassi” per l’economia locale e globale. Già settimane prima della guerra infatti, lo spazio aereo chiuso, le ambasciate spostate da Kiev, i mercati finanziari in picchiata e la chiusura preventiva di industrie con evacuazione del personale aveva comportato crolli del Pil da decine di miliardi di euro. Ora il conto è arrivato a superare i 600 miliardi.
 
soldato ucraino con i corpi dei soldati russi morti alla periferia di irpin, il 1 marzo
Niente, comunque, se paragonato alle perdite di vite umane civili e militari. Un conteggio indipendente dei soldati caduti è ancora impossibile. Ci sono stime, quelle del Pentagono, e ci sono i dati ufficiali delle due parti, ovviamente entrambi viziati dalle rispettive propagande. L’Ucraina sostiene che siano morti 17mila russi. La Russia ne attribuisce 14mila alla controparte ma ne ha confermati meno di 2mila propri.
 
Una lista che comunque non tiene conto delle perdite delle Milizie popolari del Donbass, né della Rosgvardia cecena e né dei volontari arrivati da Armenia, Ossezia del Sud, Siria. I civili rimasti uccisi dai colpi di artiglieria di entrambe le fazioni sono invece circa 1000.
 
feriti e morti dopo i bombardamenti russi in ucraina 3
RESPONSABILITÀ
Chi è riuscito a fuggire, in qualsiasi direzione, la vita l’ha dovrà ricostruirsela praticamente da capo. I rifugiati usciti dai confini ucraini sono 3,8 milioni, ma almeno altri 7 milioni sono sfollati in Patria.
 
L’accoglienza da parte dei Paesi confinanti (ma in generale europei) rappresenterà una voce di costo abnorme, e l’Italia, tra le altre iniziative già messe in atto per i profughi ucraini che hanno fatto richiesta di protezione temporanea (e che hanno trovato un’autonoma sistemazione) ha stanziato un contributo di sostentamento una tantum pari a 300 euro mensili per massimo tre mesi. È quanto prevede un’ordinanza del capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio.
 
rifugiati ucraini 9
In caso ci siano dei minori è riconosciuto un contributo addizionale mensile di 150 euro per ciascun figlio. In Ucraina, comunque, circa un quarto della popolazione totale non vive più nella propria abitazione.
 
rifugiati ucraini 7
Se le vite umane sono impossibili da recuperare, chi pagherà il costo economico di questa guerra? Chi contribuirà alla ricostruzione di un Paese in macerie? L’Occidente, su spinta del Regno Unito, si interroga sulla possibilità di usare le risorse congelate agli oligarchi russi vittime di sanzioni, vale a dire gli almeno 57 magnati considerati vicini al Cremlino e quindi corresponsabili.
 
I loro beni ammontano a 170 miliardi, capaci di coprire una parte del costo della ricostruzione. Ma, ammesso che ci siano percorsi legali per provvedere in questo senso, servirà uno sforzo complessivo, planetario.
 
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