il Fatto Quotidiano, 30 marzo 2022
Dell’Utri in Sicilia
Ai deputati dell’Assemblea regionale siciliana che sono andati a trovarlo nel fine settimana all’hotel delle Palme, nel pieno centro di Palermo, Marcello Dell’Utri ha fatto capire subito chi comanda: “È un po’ che non ci vediamo, come risolviamo questa situazione?”. Nello specifico, l’ex senatore di Forza Italia e storico proconsole di Silvio Berlusconi in Sicilia, si riferiva alla situazione disastrosa del partito nell’Isola e del centrodestra in vista delle Comunali di Palermo di giugno e delle Regionali in Sicilia di ottobre.Dell’Utri, che ha scontato la pena a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, è tornato a frequentare assiduamente villa San Martino da settembre, dopo l’assoluzione in appello al processo sulla trattativa Stato-mafia. E dopo aver fatto il consigliere di Berlusconi sul Quirinale e sulla guerra in Ucraina (“Silvio ascolta solo Marcello” maligna chi frequenta Arcore e non sopporta di vederlo ancora al fianco dell’ex Cavaliere), Dell’Utri non può rinunciare alla sua grande passione: decidere le sorti della sua città e della sua regione. Per questo, prima ha provato a controllare la situazione da Milano, ma adesso è tornato fisicamente nella sua Palermo per un compito ben più importante: commissariare il partito e defenestrare Gianfranco Miccichè, suo pupillo dai tempi di Fininvest, che sta lavorando da mesi a un accordo con centristi e renziani staccandosi dai sovranisti Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Così nel fine settimana Dell’Utri ha preso casa all’hotel delle Palme e ispirato la rivolta contro il coordinatore regionale di Forza Italia. E ora, si vocifera in FI, non è escluso che in autunno, dopo le Amministrative e le Regionali, Berlusconi non decida di premiarlo con un ruolo di “coordinatore ad hoc” in Sicilia. Un ruolo simbolico, più che operativo. Una sorta di premio alla carriera.
Sarà anche per questo, per guadagnarsi la medaglia sul campo, che Dell’Utri ha preso casa a Palermo. In primis per provare a risolvere la situazione nel centrodestra, dilaniato sulle candidature per il comune: Fratelli d’Italia ha lanciato la deputata Carolina Varchi, la Lega si presenterà col nuovo simbolo “Prima l’Italia” ipotizzando la candidatura di Francesco Scoma, l’Udc vorrebbe Roberto Lagalla. Forza Italia invece è spaccata: Miccichè sostiene il deputato dell’Ars Francesco Cascio, ma parte del gruppo e dei dirigenti di partito, quelli più vicini a Renato Schifani, non ci stanno. Ed è qui che interviene Dell’Utri, sbarcato a Palermo per fare la guerra a Miccichè. L’ex senatore azzurro vuole bloccare la candidatura di Cascio e soprattutto guidare la rivolta per far fuori il coordinatore regionale di Forza Italia. All’hotel delle Palme ha avuto lunghi colloqui con il deputato regionale Riccardo Gallo e con l’assessore alle Infrastrutture della giunta Musumeci, Marco Falcone, che lo hanno aggiornato sulla situazione disastrosa del partito in Sicilia. Sono loro due i volti della rivolta e sono loro due a guidare il gruppo degli “ortodossi” in Forza Italia che si sta ribellando alla gestione di Miccichè. Una truppa di dieci eletti – sette deputati e tre assessori – che è già passato all’azione scrivendo un dossier contro Miccichè per chiedere di destituirlo. Quest’ultimo, nel documento rivelato dal quotidiano La Sicilia, viene accusato di una gestione “personalistica” ma anche “ondivaga e confusionaria”.
Inoltre Miccichè viene messo in croce per la sua ricerca di convergenze al centro e addirittura di aver messo in piedi “strampalate geometrie variabili e giochi di palazzo con Pd e M5S”. Il dossier, che secondo molti è stato ispirato proprio da Dell’Utri, è stato consegnato venerdì direttamente a Licia Ronzulli, braccio destro di Berlusconi e sbarcata in città per provare a placare la rivolta. Ma non c’è stato niente da fare. Anzi. Se possibile, nella riunione a porte chiuse con i deputati e gli assessori regionali, i toni si sono alzati ulteriormente fino a sfiorare la rissa tra i ribelli e lo stesso Miccichè. Un punto però Dell’Utri e i suoi lo hanno segnato: il dossier è già finito sulla scrivania di Berlusconi a villa San Martino. Fino alle elezioni non si muoverà foglia. Ma dopo, soprattutto in caso di sconfitta, in Forza Italia arriverà la resa dei conti. E Dell’Utri è già pronto ad approfittarne.