ItaliaOggi, 30 marzo 2022
Periscopio
A Gorki [trenta chilometri da Mosca, dove Lenin s’era ritirato in convalescenza dopo un attentato] c’erano quattro guardie del corpo sempre in servizio e il personale era completato da altri tre inservienti. Uno di loro, il cuoco, si chiamava Spiridon Putin.
Decenni dopo sarebbe stato suo nipote Vladimir a guidare la Russia. Victor Sebestyen, Lenin.
Se porremo Putin in una condizione disperata, certamente userà la bomba atomica. Putin si sta sgolando, ce lo sta dicendo da molto tempo. Noi ripetiamo che non lo farà. Putin, però, in una conferenza col presidente francese Macron, ha detto: «So che sono inferiore alla Nato, ma ho la bomba atomica». [Allora io] dico: «Facciamo vincere la guerra a Putin». Alessandro Orsini, cit. su iltempo.it.
Lasciamo da parte i finti pacifisti per i quali il pacifismo è solo un pretesto per combattere la società occidentale. Consideriamo il pacifismo fondamentalista, diciamo così, nella sua purezza. Si basa su due idee entrambe campate in aria. La prima è che basti decidere di non avere nemici perché i nemici non ci siano. Ma siccome il nemico prima o poi arriva lo stesso, in barba a ciò che pensano i pacifisti fondamentalisti, il loro rifiuto della guerra difensiva non lascia altra possibilità che la resa, la sottomissione. La seconda idea campata in aria discende dalla prima. I fondamentalisti pensano che la pace dipenda solo dalla buona volontà. Se provi a spiegare loro che la pace dipende invece dai rapporti di forza, e che per garantirla devi disporre di un potere deterrente che tenga a bada i potenziali aggressori, essi ti accusano di essere un «militarista» e un guerrafondaio. L’inconsistenza dei loro principi li porta sempre, lo capiscano o no, a fare il gioco degli aggressori di ogni risma. Angelo Panebianco, Corsera.
La morte definitiva della libertà di stampa in Russia, annunciata tante volte, è stata certificata a mezzogiorno di ieri, ora di Mosca, quando la Novaya Gazeta [il giornale di Anna Politkovskaja] ha annunciato di sospendere la pubblicazione. «Abbiamo ricevuto un altro ammonimento dal Comitato russo per la vigilanza. Di conseguenza sospendiamo la pubblicazione sul sito, nei social network e su carta, fino alla conclusione dell’“operazione militare speciale” in Ucraina. Con rispetto, la redazione». Anna Zafesova, La Stampa.
«Senza il nostro impegno attivo e il sostegno tangibile ai partiti conservatori europei, la loro popolarità e influenza in Europa continueranno a diminuire», si legge in un documento che, dai metadati, appare creato da Mikhail Yakushev [direttore di Tsargrad]. Nel testo si parla anche di Covid e dei tentativi russi d’usare la pandemia. Si evocano i problemi del Cremlino con i programmi di vaccinazione di massa in Europa, lo stallo delle licenze nei paesi europei per il vaccino Sputnik. [Solo che] la ripresa del lavoro con i partiti euroscettici richiede un diverso livello di riservatezza, in relazione al rafforzamento dell’opposizione all’influenza russa da parte dei servizi di intelligence occidentali. Sanzioni che evidentemente fanno malissimo e che sono il sottofondo di tutta la stagione dei contatti tra Conte e Putin per la missione «Dalla Russia con amore» e delle minacce-ricatto di Mosca all’Italia. Jacobo Iacoboni, La Stampa.
«Qualche settimana fa questi missili supersonici Putin non li avrebbe certo utilizzati», dice Alessandro Di Battista, ma è subito corretto dal sottosegretario Benedetto Della Vedova: «Missili ipersonici...». «Grazie a Dio, non è il mio campo. Sono obiettore di coscienza». «Anch’io, ma leggo», replica Della Vedova. liberoquotidiano.it
L’ultima strepitosa interpretazione di Matteo Salvini nei panni del leader pacifista e non violento, lui che da ministro dell’Interno amava farsi fotografare col mitra in mano e promuoveva la diffusione delle armi al grido «la difesa è sempre legittima», non rappresenta solo l’ennesima giravolta di un uomo politico passato in pochi anni dal secessionismo al nazionalismo, dall’uscita dall’euro all’ingresso nel governo Draghi, e oggi in evidente imbarazzo a causa delle mille passate dichiarazioni di ammirazione per Vladimir Putin. [Questo è] solo l’ultimo passo d’una progressiva convergenza tra una parte della destra, scivolata su posizioni sempre più antieuropee, antiamericane, antiscientifiche e antimoderne (in una parola: populiste) e quella parte della sinistra, politica e intellettuale, che da simili posizioni non si è mai troppo allontanata. Francesco Cundari, linkiesta.
Putin non ha la dimensione demoniaca che aveva Hitler. È un piccolo agente del Kgb, la sua formazione è quella d’un poliziotto abituato a mantenere l’ordine. Mario Vargas Llosa, HuffPost.
Premesso che l’Anpi era una cosa seria quando c’erano ancora i partigiani a farne parte, dobbiamo ammettere che non ha mai rappresentato tutti i partigiani fin dalla scissione dei liberali e dei democristiani nel 1947. Partigiani erano il cattolico Paolo Emilio Taviani e Edgardo Sogno che nel dopoguerra hanno dato vita a Gladio per proteggere l’Italia da un’eventuale invasione sovietica; partigiani erano Guido Pasolini [fratello di Pier Paolo] ammazzato dalla Brigata comunista Garibaldi, e Francesco De Gregori, lo zio del cantautore, ucciso con lui a Porzus. Loro per me erano dalla parte giusta della storia. Pierluigi Battista (Alessandro Giuli, Libero).
Avevo avuto un lungo, lento pomeriggio, il negozio pieno di clienti che curiosavano senza comprare niente. In giornate come quella è un delitto cercare di stare all’erta per i taccheggiatori, e io ero piuttosto sicuro che una giovane studiosa con i capelli lisci se ne fosse andata con una copia di L’essere e il nulla di Sartre. Se lo legge, pensai, è già una punizione. Lawrence Block, Il ladro che studiava Spinoza.
Ho ricevuto, signore, il vostro nuovo libro contro il genere umano, e ve ne ringrazio (…). Non è stata mai spesa tanta ingegnosità per renderci simili alle bestie. Quando si legge la vostra opera, viene voglia di camminare a quattro zampe. Voltaire a Rousseau.
Quando Chris Rock, uno dei comici chiamati a introdurre gli Oscar, ha definito Jada Pinkett-Smith [moglie di Will Smith] «G.I. Jane», un gioco di parole su «G.I. Joe» in riferimento alla calvizie dell’attrice dovuta alla sua alopecia, Smith non ha resistito all’impulso d’alzarsi in piedi e colpire in viso Rock, lasciando tutti di sasso. Il dubbio che fosse una gag è stato subito smentito dallo stesso Smith che ritornato al suo posto ha urlato: «Lascia fuori il nome di mia moglie dalla tua c*zzo di bocca». wired.it.
Anche le sciocchezze vanno dette bene. Ti saranno più facilmente perdonate. Roberto Gervaso.