ItaliaOggi, 30 marzo 2022
L’intelligenza artificiale batte i campioni di bridge
L’intelligenza artificiale batte i campioni di bridge, uno dei pochi giochi dove la supremazia umana aveva finora resistito all’inarrestabile marcia dei robot. A portare a termine l’impresa è stata la startup francese NukkAI che la settimana scorsa a Parigi ha chiamato a raccolta otto campioni per una due giorni tutta dedicata alle carte: 800 mani consecutive di gioco suddivise in 80 set da 10.
La sfida era tra Nook, il cervellone elettronico programmato per eccellere nel bridge, e gli umani. Alla fine l’intelligenza artificiale ha fatto meglio dei campioni nell’83,7% delle partite, una vittoria schiacciante, come riportato dall’Agenzia France Presse, che rappresenta una nuova pietra miliare nel campo dell’AI, perché nel bridge i giocatori si trovano alle prese con informazioni incomplete e devono reagire al comportamento degli altri partecipanti: uno scenario molto più vicino al processo decisionale umano.
Questo al contrario degli scacchi, dove i computer hanno già da tempo battuto i campioni umani, in cui un giocatore ha un solo avversario per volta ed entrambe le parti sono in possesso di tutte le informazioni.
«È davvero l’unico robot che può battere i campioni», ha confermato Nevena Senior, tra i giocatori invitati a Parigi per questa sfida trasmessa e commentata in diretta su YouTube.
«Nook è molto più avanzato di altri robot che giocano a bridge e molto bravo a rilevare i limiti dei suoi avversari», ha aggiunto Brad Moss, un altro campione del gioco.
«È stato affascinante vedere i giocatori analizzare il gioco della macchina dopo il fatto, e cercare di migliorarsi», ha commentato Cédric Villani, deputato e matematico francese, autore di una relazione parlamentare che nel 2018 aveva ispirato la strategia del governo sull’intelligenza artificiale.
Il segreto di Nook sta nel suo carattere ibrido, ovvero nella sua capacità di combinare le due grandi tradizioni dell’intelligenza artificiale, basata sull’accumulo di regole logiche, e l’intelligenza digitale, basata sull’assorbimento di enormi quantità di dati dalle reti neurali. Questo carattere ibrido gli dà in particolare la possibilità di spiegare le sue scelte, una sfida per le reti neurali che sono molto efficienti ma spesso rimangono «scatole nere», con decisioni indecifrabili anche per i propri progettisti.
«Quello che abbiamo visto rappresenta un progresso di fondamentale importanza nello stato dei sistemi di intelligenza artificiale», ha affermato al quotidiano inglese The Guardian, Stephen Muggleton, professore di machine learning all’Imperial College London.