Corriere della Sera, 30 marzo 2022
Libri, il prezzo della pirateria
«Sto piratando un libro, ma cosa posso fare di male? Tanto, l’autore guadagna lo stesso, l’editore pure… E invece quel gesto toglie risorse, quindi dignità e occupazione a tante persone che lavorano: gli editor, i correttori di bozze, i distributori, i librai, persino la ragazza che sistema i libri sugli scaffali. Per battere la pirateria si potrebbe anche aumentare il numero di copie di uno stesso libro nelle biblioteche pubbliche, per favorire la lettura gratuita ma legale». La scrittrice campione d’incassi Stefania Auci lancia un appello accorato contro la pirateria nel mondo del libro, e anche dei giornali, nella Sala Spadolini del ministero della Cultura, a Roma. Perché gli italiani sono un popolo di pirati paradossalmente intellettuali, ma che colpevolmente restano pirati, su carta e sul web.
È lo stupefacente risultato della seconda indagine Ipsos di Nando Pagnoncelli realizzata nell’ottobre 2021, sui 12 mesi precedenti, per conto dell’Aie, l’Associazione italiana editori. Dati resi pubblici ieri, in una presentazione moderata dal direttore dell’Ansa Luigi Contu, da «Gli editori», cioè l’accordo di consultazione e azione comune tra la stessa Aie e Fieg (Federazione italiana editori giornali).
La pirateria editoriale provoca 771 milioni di euro di mancato fatturato nel settore, il 31% del mercato editoriale. Includendo l’indotto, la perdita sale a 1,88 miliardi e costa al Fisco 322 milioni annui. Addio a 5.400 posti di lavoro nella filiera editoriale e, con l’indotto, a 13.100.
Ma chi e come si impossessa di un prodotto intellettuale di fatto rubandolo? Nel 2021 gli atti illegali sono stati 322 mila al giorno, +5% sul 2019. Un italiano su tre (il 35% di chi ha più di 15 anni) ha compiuto almeno un atto di pirateria nell’ultimo anno. Il 23% ha scaricato almeno una volta un ebook o un audiolibro da fonti illegali sulla Rete, il 17% ha ricevuto non legalmente un ebook da amici o familiari, il 7% ha fatto lo stesso con un libro fotocopiato, il 6% ha ricevuto in copia un abbonamento o codici di accesso per ricevere ebook o audiolibri, il 5% ha acquistato almeno un libro fotocopiato. Le vendite perse? Nel settore della varia 36 milioni di copie, per un mancato fatturato di 423 milioni di euro. Nel settore universitario sono 6 milioni di copie, ovvero 230 milioni di euro in fumo.
Colpisce la realtà universitaria: l’81% degli studenti ha compiuto almeno un atto di pirateria nell’ultimo anno. Mediamente ognuno di loro ha «piratato» più di 10 testi. In quanto al mondo del lavoro, è incredibile scoprire che il 56% dei liberi professionisti (avvocati notai, commercialisti, ingegneri, architetti) ha compiuto almeno un atto di pirateria nell’ultimo anno, con una media di 9,3 atti ciascuno. In quanto ai canali di vendita, le librerie tradizionali perdono 243 milioni, gli store online 455 e poi ci sono 73 milioni di mancati ricavi per abbonamenti ad audiolibri o ebook. Ma la pirateria non riguarda solo i libri perché danneggia in parallelo quotidiani e periodici. Pochi giorni fa, ricordano alla Fieg, sono stati chiusi 32 canali sociali e siti web illegali che diffondevano testate quotidiane e periodiche a oltre 500 mila utenti.
Ma il pirata intellettuale non si percepisce come un ladro. Il 39% di chi pirata testi universitari o professionali ritiene «poco o per niente grave» il suo gesto. Il 68% di chi pirata per motivi professionali pensa che sarà «poco o per niente probabile» che verrà individuato e punito.
La presentazione di ieri (il ministro Dario Franceschini ha inviato un messaggio in cui ricorda che occorre «sensibilizzare l’opinione pubblica perché la creatività intellettuale è un valore assoluto che non va svilito») ha offerto l’occasione ai vertici delle associazioni imprenditoriali di categoria di proporre soluzioni.
Per Ricardo Franco Levi, presidente Aie, «occorre rafforzare le campagne di sensibilizzazione, cominciando dalla scuola. Non è accettabile che la pirateria sia così largamente diffusa anche tra i professionisti che non possono accampare alibi economici o negare di conoscere le conseguenze del loro comportamento. Non è ammissibile che si arricchisce con la pirateria possa nascondersi dietro l’anonimato della Rete e che poi benefici di pene attuate, anche se scovato e punito. Occorre poi proseguire con la politica degli incentivi alla domanda. Sostenere i giovani negli acquisti culturali è un modo per spingerli verso consumi legali». Andrea Riffeser Monti, presidente Fieg, ha chiesto «una campagna di sensibilizzazione che mobiliti tutti gli interlocutori del settore, cioè gli editori, i librai, gli edicolanti, gli autori e che punti al cambiamento di una cultura, così com’è avvenuto per l’ambiente e per lo stesso rispetto delle istituzioni. Il rafforzamento dei poteri dell’Agcom in materia, sia sotto il profilo sanzionatorio sia sotto il profilo procedurale, è di fondamentale importanza per l’industria dell’editoria giornalistica, soprattutto per le ingenti perdite subite dalle imprese editoriali per la proliferazione di canali, chat e siti dedicati alla diffusione non autorizzata di testate giornalistiche, perdite stimate, da un’analisi molto conservativa degli uffici Fieg nell’aprile 2020, in circa 250 milioni di euro l’anno». Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Giorgio Moles, «nella lotta alla pirateria bisogna fare sistema coinvolgendo tutti gli stakeholder colpiti dal fenomeno. La lotta contro l’utilizzo illecito online delle opere si può vincere solo con un approccio nuovo e integrato. Alla repressione vanno affiancate soluzioni innovative che promuovano l’offerta legale e un serio lavoro educativo da fare insieme».
Proprio ieri il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma ha scoperto un traffico di libri-pirata, sono state arrestate tre persone e sequestrati beni per 1,5 milioni di euro. Ammette il Generale di Brigata Renzo Nisi, Comandante del Nucleo speciale beni e servizi Roma della Guardia di Finanza: «Siamo tradizionalmente un popolo di poeti, scrittori, inventori. Non abbiamo petrolio ma offriamo creatività intellettuale, dovremmo avere nel Dna il rispetto per chi la produce. Ma non è così: la pirateria colpisce a fondo proprio in queste nostre radici».