Corriere della Sera, 30 marzo 2022
La «Z» sulla porta di casa dei dissidenti
La Z è ovunque, in Russia. La lettera, che non esiste nell’alfabeto cirillico, apparve il 24 febbraio sulle fiancate dei carri armati russi che da Rostov-su-Don stavano entrando nel Donbass ucraino. Da allora, anche se nessuno ha ancora capito cosa significasse all’inizio, è diventata il simbolo grafico della cosidetta operazione militare speciale, e i media statali hanno fatto in modo di trasformarla nel segno del supporto della popolazione al suo esercito.
Chi esibisce la Z, sta con la Russia, il messaggio è questo. Pochi giorni fa, il Moscow Times ha pubblicato una galleria fotografica che aveva dell’incredibile, se vista con i nostri occhi occidentali. Un prete ortodosso che con il nastro adesivo crea la lettera sul finestrino della sua auto, accarezzandola con un gesto affettuoso. I pazienti di un ospedale per bambini di Kazan che formano una Z nel cortile innevato, il deputato della Duma che la sfoggia sul bavero della giacca, persino i partecipanti a una manifestazione che si è svolta nei giorni scorsi a Mosca, «per la pace e in sostegno del nostro presidente», erano muniti di spille con la Z.
Adesso quel simbolo comincia ad apparire anche dove non dovrebbe essere. Molti attivisti di Mosca e San Pietroburgo se la sono trovata sulla porta di casa, quasi sempre accompagnata dalla parola «traditore». Era inevitabile che accadesse, dopo che tanti talk-show hanno ripreso e amplificato l’ormai celebre discorso di Putin sui «moscerini» filo occidentali che ripudiano l’operazione militare speciale e quindi la loro patria.
Poche ore dopo le parole del presidente russo, l’ex studente Dmitrij Ivanov, che durante i mondiali di calcio del 2018 si era fatto un nome protestando contro le fans zone costruite nei pressi del dormitorio della sua università, se n’è trovate addirittura tre, tutte dipinte di rosso davanti a casa. «Questo è semplice vandalismo. Anche se devo riconoscere che ha un significato profondo». Ad Alexei Venediktov, l’editore di Echo radio, prima emittente chiusa dopo l’inizio della guerra, è andata peggio. Cinque giorni fa, qualcuno si è premurato di lasciargli una testa di maiale sul pianerottolo, condita con scritte antisemite. «Quando si invita in modo implicito alla delazione, queste sono le conseguenze», ha scritto sul suo canale Telegram.
La parabola della Z si sta compiendo in un solo mese. Da simbolo di sostegno ai propri soldati, a marchio di infamia da imprimere su chi non pensa che questa sia una guerra giusta. Come dice Venediktov, questo è il clima che si respira oggi in Russia. E certo non lo cambierà la notizia che la Z è stata dichiarata illegale in due Land tedeschi, Baviera e Bassa Sassonia. I ragazzi continueranno a girare con quella lettera in bella evidenza sulle felpe. Con la Z, oppure contro la Russia.