Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  marzo 30 Mercoledì calendario

Poseidon, il gasdotto da Israele a Otranto

C’è un gasdotto autorizzato che non è mai stato realizzato. Che non ha mai subito contestazioni da no-gas ma che per anni è rimasto nel dimenticatoio, sia perché finito all’ombra del vicino Tap (Trans Adriatic Pipeline) sia per motivazioni geopolitiche relative al bacino di approvvigionamento, quello del Levantino: al largo di Cipro, Israele e dell’Egitto e dinanzi alla Turchia, in acque storicamente contese e da sempre in equilibrio precario, geopoliticamente parlando. E così mentre il Tap, per il trasporto del gas azero, si costruiva ed entrava in funzione portando sulle coste del Salento, a Melendugno (Lecce) 7,2 miliardi di metri cubi nel 2021, il Poseidon – con sbarco previsto una ventina di chilometri più a sud, a Otranto – rimaneva sulla carta. Fino a quando proprio il mutato equilibrio geopolitico lo ha riportato, in questi giorni, in auge.
Il progetto del gasdotto della società IGI Poseidon S.A. (50% dell’italiana Edison, 50% della greca Depa) – nel Corridoio EastMed-Poseidon (Poseidon è solo l’ultimo tratto, di 210 chilometri, tra Grecia e Italia) – è stato sviluppato a partire dal 2008 e prevede un investimento di 6 miliardi di dollari. Il gasdotto – di complessivi 1.900 chilometri, che può trasportare fino a 12 miliardi di metri cubi all’anno – è costituito da una linea offshore di circa 210 chilometri che attraversa il Mar Ionio fino a Otranto. Il progetto è pronto per la fase realizzativa, con tutte le autorizzazioni necessarie. Ma fino a prima che la Russia invadesse l’Ucraina e scoppiasse, parallela a quella con le munizioni, anche la guerra del gas in Europa, gli Stati Uniti – grandi esportatori di gas in Grecia – non avevano mai visto di buon occhio questa infrastruttura. Fino a quando, nelle scorse settimane, il responsabile degli Affari esteri del dipartimento per l’energia degli Stati Uniti, Andrew Light, ha spostato gli equilibri: «Dopo gli ultimi sviluppi, daremo uno sguardo nuovo a tutto. Non si tratta soltanto della transizione verde, ma anche della transizione via dalla Russia». E così la macchina per il nuovo gasdotto si è rimessa in moto. Con meccanismi, in realtà, soltanto da oliare perché già nel 2017 l’allora ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda firmò l’accordo per il gas con Israele, Grecia e Cipro; e nel marzo 2021 il ministero dell’Ambiente ha prorogato i termini per la realizzazione del gasdotto al 1° ottobre 2023 per l’inizio lavori e al 1° ottobre 2025 per il termine.
Edison è pronta: «Il progetto era fattibile e competitivo prima, a maggior ragione lo è oggi», spiega l’amministratore delegato Nicola Monti. E anche Otranto non si opporrà: «Qui – spiega il sindaco Pierpaolo Cariddi – nessuno ha mai contestato: fin da subito l’approdo è stato previsto in un’area in cui c’è già l’elettrodotto». Non sarà un altro Tap.