Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  marzo 29 Martedì calendario

In città fa sempre più caldo

 Che in città il caldo si faccia sentire in modo sempre più evidente, lo avevamo notato tutti. Quello che non sapevamo, tuttavia, è quanto la nostra percezione del calore si traduca nell’aumento della temperatura. A dare una risposta ci ha pensato l’Istat nel rapporto sui cambiamenti climatici relativo al 2020 dove viene evidenziato che nei capoluoghi di regione la temperatura media annua segna 1,2 gradi in più sul valore 1971-2000. Nel 2020 la temperatura media è pari a +16,3 gradi, calcolata dall’Istat su 24 capoluoghi di regione e città metropolitane, in aumento di 0,3°C sul corrispondente valore medio del decennio 2006-2015. Considerando solo i capoluoghi di regione, la temperatura media, pari a +15,8°C, mostra un’anomalia di +1,2°C rispetto al valore climatico 1971-2000. In tutte le città, capoluoghi di regione, le anomalie di temperatura media sono positive e dovute a rialzi della temperatura, sia minima che massima: le più alte si rilevano a Perugia +2,1° gradi, Roma +2°, Milano +1,9°, Bologna +1,8° e Torino +1,7°. Dal 1971, dunque, la temperatura media annua mostra un trend crescente per i capoluoghi di regione, con i valori più alti nel decennio 2011-2020.
NOTTI TROPICALI
Magari si potesse ancora cantare «...che di giorno si suda, ma la notte no», come faceva Arbore nel 1999, perché ora il caldo in città non diminuisce neppure di notte. Nel 2020, infatti, le notti sono state sempre più tropicali. L’Istat precisa che fra le 24 città osservate i giorni estivi (con temperatura massima maggiore di 25 gradi) in media sono 112 mentre salgono a 56 le notti tropicali (con temperatura che non scende sotto i 20 gradi) rispetto ai valori climatici 1971-2000. Considerando i soli capoluoghi di regione, i due indici segnano un’anomalia media sul valore climatico del trentennio 1971-2000 rispettivamente di +15 giorni e +18 notti. In tutte queste città (ad eccezione di Palermo) si hanno anomalie positive di giorni estivi, più alte per Aosta (+41 giorni), Perugia (+35), Roma (+27) e Trieste (+26). Le notti tropicali raggiungono quota +53 a Napoli, seguono Milano (+34 notti), Catanzaro (+33) e Palermo (+27).
LA PIOGGIA
Il 2020 è risultato l’anno meno piovoso degli ultimi dieci, insieme al 2011, con una precipitazione totale annua di 661 millimetri. Le anomalie negative di precipitazione interessano 22 città, con punte a Napoli (-423,5 mm), Catanzaro (-416) e Catania (-359,7). Nei capoluoghi di regione l’anomalia si attesta in media a -91 mm rispetto al valore climatico 1971-2000 e riguarda 15 città: in testa Napoli (-439,6 mm) seguono Genova (-276,9 mm), Catanzaro (-262,1 mm), Firenze (-221,6 mm), Bologna (-211,9 mm) e Milano (-196). L’Istat nel suo report sui cambiamenti climatici riferiti al 2020 precisa che «nelle principali città, sovrapposta alla tendenza ad aumento generalizzato della temperatura media, la diminuzione della precipitazione è pari a -132 mm sul corrispondente valore medio del periodo 2006-2015».
LE CAUSE
Il perché le temperature in città siano aumentate così tanto prova a spiegarlo Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio di modellistica climatica dell’Enea: «Non abbiamo più dubbi su cosa stia succedendo nelle città, come Roma in particolare: è l’effetto isola di calore, un microclima più caldo all’interno delle aree urbane, con differenze anche fino a 5 gradi. Effetto che non farà altro che peggiorare perché le città erano state costruite con altri criteri, con un clima diverso, e ora la richiesta di energia, anche solo per il riscaldamento, diventa sempre grande». Energia che viene prodotta con combustibili fossili. «Se continuiamo a produrre energia con combustibili fossili andremo incontro ad un innalzamento delle temperature di 5 gradi a fine secolo, lasciando una situazione insostenibile per i nostri figli. Basti pensare alla scarsità dell’acqua».
Aumento delle temperature che comporterà costi sempre maggiori per contenerne gli effetti. «Si pensi ad esempio all’innalzamento dei mari – dice Sannino -, una variabile che risponde ai comportamenti fatti nel secolo scorso e che ormai è un processo irreversibile. E diventerà sempre più costoso cercare di contenere il problema. Da una nostra simulazione, con un aumento della temperatura di 5 gradi, avremo un innalzamento dei mari di 80 centimetri, un metro, situazione non gestibili dalle città costiere».
La soluzione praticabile nell’immediato? «Accelerare con la transizione climatica – conclude Sannino -, abbandonando l’idea di continuare a produrre energia con i combustibili fossili».