il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2022
Nessuno parla più della guerra azero-armena
Caro direttore, cara redazione, a poco più di un anno e quattro mesi dal cessate il fuoco del 2020, il conflitto armeno-azero in Nagorno Karabakh non si è placato, anzi. Nonostante le misure di peacekeeping da parte russa, la situazione resta estremamente tesa. Da qualche giorno, e ancora in queste ore, le forze azere stanno penetrando nel territorio sotto controllo russo nella regione di Askeran (Karabakh). Il villaggio di Parukh è stato conquistato, con l’ausilio di droni. Atti di intimidazione e di violenza nei confronti della popolazione civile vanno avanti impunemente da mesi, anche sul suolo nazionale armeno. L’esercito azero ha infatti lanciato offensive nelle regioni di Gegharkunik, Syunik e nell’area di Yeraskh (al confine col Naxçivan), minacciando l’incolumità dei civili. La scorsa settimana il villaggio di Khramort, sempre nell’Askeran, è stato bersagliato da colpi di mortaio azeri. Per dieci giorni Stepanakert è rimasta senza gas per un danno alle condutture nella zona di Shushi (oggi Susa, Azerbaigian): la falla è stata riparata dietro sollecitazione russa.
Dato il reiterato silenzio dei media italiani su quanto sta accadendo, chiedo due cose. La censura è dovuta agli accordi italo-azeri in materia energetica e al fatto che dietro Aliyev (presidente dell’Azerbaigian, ndr) ci sia Erdogan? Perché se Putin è un criminale, questi due signori non mi sembrano da meno. Quindi, buonismi a parte: in nome del dio petrolio, la vita di un armeno vale meno di quella di un ucraino? Siamo davvero ridotti a questo? Grazie.
Alessia Boschis
PhD candidate, Udine