La Stampa, 29 marzo 2022
Finalmente la pioggia
Forse non basteranno, al momento, per dar fiato ai corsi d’acqua in un Nord Italia che, secondo l’Arpa, non vedeva un inverno così mite e secco da trent’anni. Ma potranno «salvare campi e tavole» sostiene Coldiretti, le semine primaverili di mais, soia e girasole, appena avviate. Il calendario ieri segnava 110 giorni senza precipitazioni rilevanti nell’Italia del Nord, ma anche una buona notizia: l’arrivo delle piogge che, secondo le previsoni meteo, scandiranno almeno cinque giorni a partire da domani tra il Centro Nord del Paese fino a Campania, Basilicata, Puglia. E poi, la neve prima sulle cime più alte delle Alpi, anche trenta, quaranta centimetri, poi con l’abbassarsi delle temperature anche sotto i mille metri. «Vediamo quanta pioggia cade, poi faremo le valutazioni, inizialmente sarà debole, più abbondante da venerdì, anche con una discreta neve – spiega Luca Mercalli, climatologo e meteorologo -, sarà importante per l’agricoltura, per rendere umido il primo strato superficiale per la semina, ma probabilmente non è ancora questa la pioggia che darà portata ai fiumi, non ce la farà ancora a fare riserva». Ma è il primo episodio che apre la strada alle settimane successive: «Aprile e maggio nel Nord Ovest sono i mesi più piovosi – spiega Mercalli -, abbiamo due mesi di buone speranze». Perché è soprattutto qui, tra il Piemonte e la Lombardia, dalle Alpi lungo il bacino del Po, verso l’Emilia Romagna, le Marche, la Toscana, che l’assenza di piogge ha prosciugato le riserve, spaccato i campi, messo in difficoltà l’idroelettrico con un livello di riempimento degli invasi che, ha comunicato Terna che gestisce la rete di trasmissione nazionale, sfiora i valori minimi registrati negli ultimi 50 anni, con un calo di produzione di energia del 51% a febbraio.
Il report dell’Osservatorio siccità dell’Anbi, l’associazione che riunisce i consorzi di bonifica e irrigazione, diffuso in questi giorni non lascia molto spazio all’immaginazione: «Sull’Italia settentrionale, tra settembre 2021 e marzo 2022 le piogge sono calate dal 50% al 90% con un deficit tra i 200 e i 400 millimetri, l’aumento medio delle temperature varia tra il grado e mezzo e i 5 gradi con gravi ripercussioni sugli andamenti colturali e gli ecosistemi». Nel Lazio, il livello del lago di Bracciano è inferiore di 26 centimetri rispetto allo scorso anno.
Eccolo, il cambiamento climatico: in Piemonte 90% in meno di piogge, la portata del Po più che dimezzata, in Lombardia l’Adda e il Ticino al 25% della media. Nel Sud Italia invece la disponibilità d’acqua resiste in Sicilia, aumenta in Basilicata e in Puglia: «Perché? Il Mezzogiorno ha più dighe, ci sono infrastrutture che possono contenere l’acqua, mentre al Nord acqua ce n’è sempre stata e nessuno si era mai preoccupato, l’Italia si è capovolta e il cambiamento climatico ci presenta il conto» commenta Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi.
Parla di «crisi di un sistema idraulico inadeguato», ricorda che «spendiamo mediamente ogni anno 7 miliardi di euro per riparare i danni causati dall’eccesso di acqua e un miliardo l’anno per indennizzare i danni all’agricoltura provocati dalla siccità, avremo d’ora in poi sei mesi senz’acqua, e sei mesi di super piogge e oggi ne raccogliamo l’11 per cento, dobbiamo arrivare al 50».
La proposta di Anbi, già inoltrata ai ministeri competenti, è la costruzione di 2 mila piccoli e medi invasi, laghetti a basso impatto per la raccolta: «Sarebbero utili anche per la produzione di energia pulita, coltiverebbero la biodiversità, aiuterebbero il ricarico delle falde – spiega Gargano -. Siamo in un Paese con un modello di sviluppo troppo incentrato sul cemento, ogni giorno vengono consumati dall’urbanizzazione 16 ettari di terreno, e quando l’acqua incontra l’asfalto fa danni, oppure se ne va. È un atteggiamento da cicale che non possiamo più permetterci».