La Stampa, 28 marzo 2022
Ultime sulla siccità
Piovono ordinanze anti spreco nei comuni fiaccati dalla siccità, nell’Italia senza precipitazioni da oltre cento giorni: c’è chi chiude le fontane pubbliche, chi raziona l’acqua di notte, sempre più sindaci dispongono l’obbligo di usare la potabile solo per lo stretto necessario, igiene e alimenti, vietato innaffiare giardini e orti, vietato riempire piscine o lavare l’auto, pena multe che arrivano fino a 500 euro.
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Accade non nelle pianure d’agosto spaccate dal sole, ma allo scadere dell’inverno in un Nord Italia in secca, a ridosso di montagne a corto di neve, dal Trentino alla Valsesia piemontese, dall’entroterra ligure alla Valcamonica, dove gli acquedotti si mostrano in difficoltà in anticipo sui tempi, molto in anticipo sull’estate. A volte sono consigli e inviti al risparmio affissi nelle bacheche comunali, più spesso vere e proprie ordinanze: «Una situazione del genere nessuno se la ricorda, non a fine inverno» racconta Francesco Pietrasanta, sindaco di Quarona.
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In Valsesia, dopo l’allarme lanciato dalla società che gestisce l’acquedotto in questa fetta di Piemonte tra Biella e Vercelli, oltre una decina di sindaci già un mese fa ha firmato ordinanze anti spreco a tempo indeterminato: «Abbiamo imposto che la potabile venga usata solo per ragioni di stretta utilità, l’igiene, il cibo – spiega Pietrasanta – ma ci prepariamo al peggio. I pozzi non riescono a star dietro ai prelievi, in alcune zone iniziano ad esserci diminuzioni di pressione, ma non possiamo chiudere le condutture la notte, rischiano di gelare. Potremmo attingere dai torrenti, ma l’acqua non sarebbe potabile. L’unica soluzione oggi è sprecarne il meno possibile».
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E poi bisognerà «ragionare a livello politico, costruire nuovi pozzi, intervenire sugli sprechi delle condutture» spiega nei giorni in cui il fiume Sesia mostra gran parte del suo greto. Ora si spera nelle piogge annunciate mercoledì mentre l’osservatorio Anbi snocciola dati: nell’Italia settentrionale tra settembre 2021 e marzo 2022 le piogge sono calate dal 50 al 90% e il Po registra la magra invernale più grave degli ultimi 30 anni.
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In provincia di Trento il comune di Dro, a Nord del Garda, ha deciso di chiudere le fontane, mentre un’ordinanza vieta l’uso dell’acqua potabile per innaffiare orti e giardini, o lavare le auto, pena multe da 50 a 300 euro, perché l’assenza di pioggia ha ridotto la portata delle sorgenti. Così anche nel vicino Vallarsa: «Viviamo un periodo straordinario di siccità – spiega il sindaco Luca Costa da una casa affacciata sulle montagne, intorno i prati ancora gialli -, quando si hanno reti inefficienti, se ci sono rotture l’acqua rimane in natura, ma se ce n’è poca non arriva nei serbatoi».
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È il paradosso dei paesi di montagna, racconta, «noi abbiamo l’acqua, serviamo le città, ma se non siamo in grado di trattenerla va persa. C’è un problema oggettivo dovuto al clima, ma senza infrastrutture si sente di più. Però le fognature non fanno voti e quando piove ci si dimentica». Accade anche in Valcamonica: Darfo Boario Terme è stato tra i primi a firmare l’ordinanza anti spreco con multe da 100 a 500 euro per i trasgressori e anche il Comune di Borno impone limiti e invita a bollire l’acqua se usata per gli alimenti.
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Nella Valle del Chiampo, nel Vicentino, il gestore dell’acquedotto chiude le fontane, in Pianura padana i consorzi di Piacenza e Parma raccomandano l’uso attento in l’agricoltura, in particolare per la coltivazione del pomodoro. E in Liguria l’allarme rimbalza da settimane ormai tra i piccoli comuni, lungo le valli dei torrenti in secca: nell’Imperiese il sindaco di Bajardo chiude i rubinetti la notte nelle frazioni in difficoltà, a Cisano sul Neva, alle spalle di Albenga, «a guardare il torrente sembra estate» racconta il sindaco Massimo Niero.
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Anche qui, l’ordinanza è stata scritta in anticipo: «La situazione è abbastanza grave su due sorgenti, non piove da oltre cento giorni e siamo solo a marzo, si immagini questa estate, bisogna partire presto a fare sensibilizzazione». Ringrazia di avere acquedotti irrigui per l’agricoltura, «ma domenica scorsa qui vicino, a Zuccarello, sono dovuti salire con le autobotti. D’ora in avanti dovremo affrontare questo tema con un’attenzione che non c’è mai stata: la piana di Albenga è sempre stata piena d’acqua, tra le più fertili, non ci siamo mai preoccupati se non di proteggerci dalla furia delle acque. Ora dovremo far diventare quelle piogge una risorsa».
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