La Stampa, 28 marzo 2022
Radio War
Questa è Radio Guerra. Sta chiamando. Suona forte dal centro della città. Adesco canta Karta Svitu: «E noi ci alziamo! Caldo intenso. Sappiamo resistere a ogni cosa. Quando ci è stato detto di non alzare lo sguardo, noi lo abbiamo alzato. Siamo diventati più forti. Nel momento in cui è stato necessario, noi abbiamo fatto crescere le ali!». Al microfono deejay Myhailo Koranoy, 37 anni, fisico imponente e maglietta nera, un passato da showman, mima il gesto del volo con le braccia larghe. «Le ali, le ali!», canta anche lui. Poi si piazza le cuffie e fa segno con le dita - 5 secondi - si avvicina al microfono. Tre, due, uno: «Ciao amici, prosegue la nostra maratona che si intitola "Informazioni che devi sapere". Questa è radio Fm Galychyna. Devo dirvi che il dipartimento di intelligence del nostro ministero della Difesa afferma che i servizi speciali russi hanno studiato la condizione morale e psicologica dei militari bielorussi che non vogliono entrare in guerra. Ma adesso i russi dicono: se non vuoi andare in guerra, noi ti compreremo. Secondo loro, un soldato bielorusso può costare da 1.000 a 1.500 dollari al mese per svolgere compiti speciali. E dopo la guerra, gli offrono di studiare alla Ryazan Military Airborne School. Sì, avete capito: hanno solo due metodi i russi. O forzare e mentire o pagare denaro per azioni che una persona non vuole compiere».
Sole alto su Leopoli, un mese di guerra. Musica rock sulle radio frequenze della stazione più popolare della zona. È un ordinaria giornata di chitarre e numeri da aggiornare: 115 arerei russi abbattuti, 125 elicotteri intercettati e distrutti, 561 carri armati annientati, 16.100 soldati uccisi (ma per la Russia i soldati uccisi sono, invece, 1351). Questi numeri qui, adesso, stanno sulle pareti della radio, così come all’ingresso dell’Ukraine Media Center. Ogni giorno qualcuno cancella le cifre del giorno prima e riscrive quelle del giorno corrente. Non abbiamo la benché minima possibilità di verificare se quei numeri siano o non siano reali. Ma ormai è chiaro a tutti che questa guerra si combatte anche dando informazioni o nascondendole, anche scegliendo come e quali dare.
Ma adesso Myahilo Koranoy interrompe la canzone con la sua voce baritonale, e parla di noi, parla dell’Europa: «L’Unione Europea vuole comprare gas per liberarsi della sua dipendenza dalla Russia. Alla fine della settimana, i leader intendono prendere una decisione congiunta per l’acquisto di gas, compreso il gas liquido, per riempire gli impianti di stoccaggio. Hanno in programma di sbarazzarsi di questa dipendenza, vogliono fare tutto il possibile. Sono fiducioso che ciò accadrà e che l’Europa troverà modi alternativi per imporre un embargo completo alla Russia». Questo trasmette adesso Radio Guerra.
Un’altra canzone. Everest di Okean Elzy: «Oggi non è quello che immaginavamo. Il mondo è a due passi dalla primavera e a due passi dall’inverno. Ma i frammenti delle loro mura non ci spaventano più. Dobbiamo scalare la vetta più alta. E forse i nostri occhi verranno mangiati dal fumo, ma noi non ce ne accorgeremo. Perché il fuoco è nostro fratello».
Il programma in onda è semplice. Canzoni epiche ucraine, tutte ucraine, inframmezzate dalle notizie che danno i deejay in forma confidenziale. «Ma sono tutte notizie ufficiali che ci arrivano dall’esercito», spiega Myhailo Koranoy. «Il nostro compito è proprio fare chiarezza, togliere di mezzo le fake news. Tutti devono fare qualcosa, tutti devono combattere. Ma ci sono tanti modi per combattere questa guerra, noi da qui la combattiamo con le parole».
La radio è al primo piano di un vecchio edificio del centro. L’età media in redazione, così come in tutta la città, è bassa. Leopoli è una città di giovani, di bambini con genitori giovani, di studenti e di soldati. Un’altra speaker si chiama Uliana Salij, 29 anni. «Mi ero presa una pausa di due anni per dirigere un cooperativa di imprese dell’Ucraina occidentale, ma sono tornata in radio quando è incominciata la guerra. Siamo tutti speaker che lavorano su base volontaria, siamo qui per supportare gli ucraini». E cosa fanno gli imprenditori in tempo di guerra? «Sono rimasta scioccata quando hanno chiuso e si sono precipitati ad aiutare. Il 90 per cento delle imprese sono rimaste qui. Insieme facciamo molto per l’esercito, portiamo aiuti umanitari, acquistiamo armi, tutti stiamo cercando di avere un ruolo attivo».
Ogni ora Radio Guerra trasmette il notiziario. Si mette al microfono Roman Mudryl, 27 anni: «Ciao a tutti. Qui diamo solo informazioni verificate. In Ucraina è stato lanciato un sito web per gli aiuti umanitari… ». Ti raccontano di come la radio offra adesso spazi pubblicitari gratuiti agli imprenditori, ti spiegano che il loro compito è tenere compagnia alle persone e intanto smascherare gli inganni della comunicazione russa. «La Russia sta conducendo una battaglia di disinformazione. Ma ogni vero ucraino sa che tempi stiamo vivendo».
Cambio della guardia. Dovete sentire adesso un muro di suono. Un ritmo incombente e marziale: «He He Ukraina! He He!». Un po’ stadio, un po’ death metal. Ora vanno in diretta: «Buon pomeriggio, gloria all’Ucraina, gloria a tutti i nostri ascoltatori. Io sono Roman Gursky e accanto a me c’è il mio collega Andrian Khoma, che oggi compie gli anni. Saremo con voi per le prossime tre ore per tenervi informati su tutti i fatti della giornata, verificheremo tutto, faremo la guardia alla vostra tranquillità e alla veridicità di ogni parola». «Bene, Andrian, cominciamo, auguro a te e a tutti noi la vittoria. Questo è l’unico desiderio che ho espresso per il mio compleanno».
E poi incominciano a parlare dei servizi speciali russi, degli oligarchi che vogliono far cadere Putin. Del presidente Vladimir Zelensky che... «Eh Eh. Ukraina! Eh eh».