la Repubblica, 28 marzo 2022
Prof bocciati, rivolta al concorso
Sbotta Emanuela Assenzio: «Diteci una volta per tutte cosa è necessario affinché gli insegnanti diventino “abbastanza” per poter svolgere il proprio ruolo». Due lauree, due master, i 24 Cfu, crediti su materie pedagogiche acquisiti all’università, da sette anni in cattedra in un istituto a Padova a insegnare inglese: non è abbastanza? Non lo è. Bocciata (32 risposte esatte su 50, si passava con almeno 35) all’unico scritto con quesiti a risposta multipla previsto prima dell’orale.
Sono in corso in queste settimane le prove del concorso ordinario per le scuole medie e superiori: 26.661 posti e 430.583 candidati. Il sogno è una cattedra di ruolo. Ma è già naufragio. La percentuale dei bocciati nelle prime rilevazioni è altissima, in alcune classi di concorso si arriva a punte dell’80% in Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Puglia, come conta la Cisl scuola. E scatta la rivolta degli esclusi: «Squalificante». «Selezionati come se fossimo in tv da Amadeus».
Domande sulla disciplina, ma una parte anche di logica, conoscenza dell’inglese e nuove tecnologie. Contesta Gigi Roggero, docente precario di storia e filosofia al liceo, un lungo curriculum da universitario, dagli assegni di ricerca all’abilitazione: «Il minimo era 70, mi sono fermato a 66: avrò sbagliato la domanda sulla presa per collegare la stampante. Un concorso dovrebbe certificare la capacità di insegnare. Rispetto all’umiliante beffa del telequiz sarebbe stato più accettabile la casualità del sorteggio».
Tecnica della Scuola è inondata dalle testimonianze. Scrive Marta Giusti, laurea magistrale e dottorato in Storia: «La pace Brest-Litovsk? Con le opzioni che sono state proposte era impossibile rispondere bene. Uno smacco dietro l’altro, e poi non scorderò mai la domanda: se mangio i dolci ingrasso, non ho mangiato i dolci, quindi non ingrasso: cosa si può dire di questa frase? Qual era il metro di questa selezione? Non ci passo da queste strettoie del nozionismo estremo, e neanche molti altri che come me avevano esperienza e studio dalla loro parte e una smisurata passione nello stare tra i banchi». Via social corre la rabbia. C’è chi ammette di aver tentato la sorte, chi è passato e riconosce: «Ho avuto fortuna». Racconta Irene Archini, 35 anni, precaria da sei a Roma: «Non c’era neanche una domanda sugli stili di insegnamento e apprendimento dell’inglese, ma una raffica di quesiti sui livelli europei di competenza linguistica. E poi incipit di romanzi famosi che neanche nei talk show». È «amareggiata per la prospettiva che il lavoro sull’educazione sta assumendo». E come lei tanti che si consolano postando le reazioni degli alunni: «Prof, lei rimane la migliore».
Nulla di nuovo sotto il sole, ahimè. Il leit motiv degli ultimi concorsi che prevedono una preselezione a quiz ha avuto altissime percentuali di bocciati. Tutti ignoranti? «Ormai la logica è quella di sfoltire e passa il messaggio che gli insegnanti non hanno cultura quando in realtà è sbagliato come li giudichi: una buona fetta è laureata e sa fare il proprio lavoro» contesta Beppe Bagni presidente del Cidi. In molti casi nemmeno si coprono i posti banditi. «Dati che segnalano un sostanziale fallimento delle politiche sulla formazione e reclutamento da ormai due decenni» dichiara Ivana Barbacci, nuova segretaria della Cisl Scuola. Il punto di vista dei genitori è di Angela Nava Mambretti: «La selezione dei docenti coi test a crocetta privilegia una visione di scuola che non ci piace». Ragiona Carlo Di Michele, presidente di Diesse: «Il problema è che i quesiti hanno un carattere molto nozionistico, è facile l’errore. Capisco che è un test pre-selettivo, ma così premi chi ha più capacità menmoniche. Vanno ripensate formazione e reclutamento». Entro giugno èattesa la riforma.