Corriere della Sera, 28 marzo 2022
Quelli che vivono in aeroporto
Quando Bayram Tepeli ha messo piede all’aeroporto «Atatürk» di Istanbul per la prima volta, nell’estate del 1991, l’Unione Sovietica compariva sulle mappe (pur perdendo pezzi), l’Italia registrava le prime ondate migratorie degli albanesi e il governatore dell’Arkansas Bill Clinton non si era ancora candidato alla Casa Bianca. Ma mentre il mondo è andato avanti – l’Urss è collassata, i barconi da Valona e Durazzo non partono più con i migranti e Clinton è stato presidente Usa per due mandati – Tepeli, che oggi ha 56 anni, ha continuato a vivere in aeroporto. Fino al 5 aprile 2019 all’«Atatürk» e quando lo scalo è stato chiuso lui – ex addetto alle pulizie e con più di qualche acciacco fisico – si è trasferito alcune settimane dopo all’altro impianto di Istanbul, il «Sabiha Gökçen», dove è noto come «zio Bayram», come ha raccontato una tv locale.
Trentuno anni in aeroporto. Un record. Che fa impallidire i 18 anni al «Charles de Gaulle» di Parigi di Mehran Karimi Nasseri, il rifugiato iraniano che ha ispirato il film The Terminal con Tom Hanks. Tepeli è una delle tre persone che oggi vivono in uno scalo per scelta. Anche se il breve periodo di stacco tra l’«Atatürk» e il «Sabiha Gökçen» secondo i puristi dei primati dovrebbe far assegnare lo scettro a Denis Luiz de Souza, oggi 39enne. Dopo l’ennesima lite in casa l’uomo nel 2000 è andato a vivere all’aeroporto di San Paolo, in Brasile, e non se n’è più andato. Da allora viene aiutato dai dipendenti dello scalo e dei ristoranti all’interno del terminal e secondo la stampa brasiliana esce sporadicamente per prendere una boccata d’aria e mostra qualche segno di instabilità mentale.
Poi c’è Wei Jianguo, che oggi ha 62 anni e che dal 2008 mangia e dorme tra i posti a sedere dei terminal 2 dell’aeroporto internazionale di Pechino, a una ventina di chilometri dove viveva con la moglie e i genitori. «Non posso tornare a casa perché lei non mi lascia libero», ha raccontato qualche tempo fa a China Daily. «La famiglia mi ha detto che se volevo restare dovevo smettere di fumare e bere». E così, dopo l’ennesima frizione se n’è andato. Prima ha dormito nelle stazioni ferroviarie e poi si è stabilito all’aeroporto dove d’inverno «fa caldo e si sta bene» e d’estate, con l’aria condizionata, «si sta al fresco».
Tepeli, de Souza e Wei non hanno mai preso un aereo. «Ho paura di andare così in alto», ha confessato il primo. Che si è detto curioso di visitare il nuovo mega-aeroporto di Istanbul, a 45 chilometri dalla città. E chissà che non stia pensando di trasferirsi lì.