Corriere della Sera, 28 marzo 2022
Parla Olga Smirnova, l’étoile che ha lasciato il Bolshoi
Olga Smirnova è l’étoile russa che ha voltato le spalle a Putin. Ha detto parole potenti contro il conflitto: «Non avrei mai pensato di vergognarmi della Russia. Ora è tracciata una linea che separa il prima e il dopo. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa catastrofe». È ancora scossa, frastornata. A tratti fatica a lasciarsi andare, ma le sue parole lasciano capire tutto il dispotismo del tiranno di Mosca. La prima ballerina del Bolshoi ha lasciato Mosca ed è andata a vivere ad Amsterdam. Il 4 aprile Olga, nata a San Pietroburgo, è protagonista del gran gala di danza di raccolta fondi per l’Ucraina che si terrà al San Carlo di Napoli, accanto ad altre stelle di prima grandezza, tra cui russi e ucraini insieme, e la nostra Nicoletta Manni della Scala. «Con l’aggravarsi della situazione, è importante, come teatro, dare un segnale concreto di vicinanza a chi soffre», dice il sovrintendente Stéphane Lissner.
Olga, quando ha deciso di trasferirsi in Olanda?
«Tutto è successo in modo estremamente veloce. Ho parlato della situazione a Mosca con Ted Brandsen, il direttore artistico del Balletto nazionale olandese, mi ha proposto di andare ad Amsterdam e unirmi alla compagnia di ballo. Non me lo aspettavo affatto, è stato qualcosa di assolutamente inatteso. Ho portato con me solo lo stretto indispensabile».
Al Bolshoi tra voi ballerini parlavate della guerra in Ucraina?
«No, la gente in pubblico resta in silenzio, c’è paura a parlarne».
Con Jacopo Tissi, il ballerino italiano del Bolshoi che ha dato le dimissioni, e il direttore d’orchestra del teatro Tugan Sokhiev, ha parlato?
«Ho preso la mia decisione sulla base dei miei valori e di ciò in cui credo. Ognuno fa ciò che vuole. Jacopo è un caro collega, parliamo regolarmente ma le nostre decisioni sono completamente separate».
Teme ritorsioni sulla sua famiglia?
«I miei genitori ancora non hanno realizzato che sono andata via. Ci vorrà del tempo perché lo accettino. Ma spero che comprendano la mia scelta, è tutto quello che posso dire per il momento».
Ci saranno altre reazioni contro la guerra da parte di artisti russi?
«Ci sono state prese di posizione ma non so quante altre ne seguiranno».
L’arte in Ucraina sta pagando un prezzo alto…
«Sì, il bombardamento del teatro di Mariupol, il ballerino dell’Opera di Kiev Artem Datsishin ucciso dalle bombe… Questo è orribile, ecco perché sono contro la guerra e il mio pensiero va a tutte le vittime. Farò ciò che è nelle mie possibilità per fermare la guerra e aiutare la gente stremata e martoriata. Non voglio diventare un simbolo, non è questa la mia intenzione. Voglio esprimere la mia sincera opinione e cercare di dare aiuto».
La star Polunin, il ballerino ucraino col volto di Putin tatuato sul torace?
«Questo è il tempo in cui ognuno deve vedersela con la propria coscienza. Non so cosa pensi ora».
La telegiornalista Marina Ovsyannikova ha fatto irruzione al tg russo con la scritta contro la guerra.
«Il mio Paese ha bisogno di gente come lei, che non ha paura di dire la verità. È l’unico modo per vincere la campagna di disinformazione».
Pensa che la cultura russa tenda a chiudersi in se stessa?
«No, credo che la cultura russa sia straordinaria e appartenga al mondo intero. Le ambizioni della grandeur che vuole restaurare l’imperialismo russo sono obsolete e non hanno posto in una società moderna».
Molti intellettuali russi dicono: il mondo ci tratterà come criminali.
«È così, ci sarà bisogno di molti sforzi per riabilitare l’immagine della Russia nel mondo. Intellettuali e artisti russi sono chiamati ad avere un ruolo maggiore in questo processo».
Ma la gente in Russia sta con Putin?
«È difficile rispondere perché, come dicevo, c’è paura a parlare in modo aperto».
Cosa ha rappresentato il Bolshoi per lei?
«È stata la mia casa per dieci anni e, naturalmente, è una carriera importante per la tradizione russa. Sono stata fortunata a farne parte. I regimi cambiano, il Bolshoi resta».