Corriere della Sera, 28 marzo 2022
Tutti i misteri dell’Armata russa
ette sono troppi. È un numero che quasi non si spiega, e lascia aperta ogni possibile ipotesi sull’andamento di questa guerra, e sui misteri dell’esercito russo. Durante i dieci anni dell’intera campagna afghana dell’ex Urss, caddero in combattimento tre generali sovietici, e altri due morirono di malattia. Lo scorso 26 marzo, Kiev ha annunciato l’uccisione di Yakov Rezantsev, 58 anni, generale di divisione, dall’agosto 2020 comandante della quarantanovesima armata di fanteria russo, colpito all’aeroporto Chernobayevka di Kherson.
È il settimo generale russo a cadere in appena un mese di guerra. Se l’informazione è vera, si tratta di una statistica che supera di gran lunga ogni confronto anche con il sanguinoso conflitto in Cecenia e quello più recente in Siria. La Russia ha finora riconosciuto solo la perdita di due comandanti di livello superiore, il generale di brigata Andrej Sukhovetskij e il capitano di vascello della flotta sul Mar Nero Andrej Palij. Ma il Cremlino avrebbe ogni interesse a mostrare vivi i suoi ufficiali, svelando così l’infondatezza della propaganda ucraina. E invece, non lo fa. Forse, perché non si può smentire una verità che coinvolge anche le famiglie, le madri e i figli della persona deceduta, senza venire a propria volta smascherati.
Morti illustri
Si sta come d’autunno in Ucraina i generali russi, ha scritto qualche utente social in vena di battute, parafrasando le foglie di Giuseppe Ungaretti. Ma perché fare il comandante dell’esercito che all’inizio del conflitto tutti ritenevano molto più forte di quello della nazione invasa è diventato un mestiere così a rischio? A voler rispondere, ci si addentra in territorio sconosciuto, proprio come forse ha fatto l’ex Armata rossa a Kiev e dintorni.
La tesi più disfattista, alimentata infatti dagli analisti militari americani, è che le morti illustri potrebbero essere conseguenza del fatto che i generali sono stati costretti a raggiungere la linea del fronte per spingere al combattimento truppe alle quali era stata invece prefigurata una guerra lampo.
Un ufficiale dell’esercito britannico sostiene che si tratti di una strategia dei loro avversari, che avrebbero affidato a squadre di cecchini addestrate da tempo la missione di falcidiare i vertici dell’esercito russo, indebolendo così il morale delle truppe. Per farlo, servono però informazioni precise. E solo il Pentagono e l’intelligence americana insieme ai comandi della Nato, sostiene un’altra tesi, potrebbero essere in possesso dei dati sull’ubicazione dei punti di comando delle truppe russe in Ucraina, ottenuti con l’aiuto dei satelliti spia.
L’ultimo mistero
L’anomalo tasso di mortalità dei generali è solo l’ultimo dei misteri che aleggiano intorno alle forze armate russe. Quello più grande forse riguarda la sorte, in questo caso professionale, del loro capo. Fino a pochi giorni fa, il ministro della Difesa Sergej Shoigu era un eroe nazionale. Il comando dell’esercito doveva essere solo una tappa, per lui che aveva guadagnato una popolarità enorme nel ruolo ventennale di ministro delle Emergenze, una specie di capo della Protezione civile.
I profili ufficiali postavano fino a sei volte al giorno le sue parole, i suoi incontri. Compreso quello del 27 febbraio, quando Putin invitò lui e l’attonito Capo di Stato maggiore Valery Gerasimov ad attivare la difesa nucleare. Fino all’undici marzo. Poi, più nulla. Shoigu e Gerasimov spariscono. Eclissi totale, delle due autorità russe più importanti in tempo di guerra, che riappaiono solo sabato scorso. Un video del ministero della Difesa mostra il duo impegnato in una riunione con altri ufficiali. Dodici giorni di vuoto, che si sono riempiti di speculazioni assortite.
Al momento, l’ipotesi più probabile è che Shoigu abbia problemi di salute. Una fonte interna riferisce al sito indipendente Meduza che il ministro avrebbe problemi cardiaci. Se sono veri, oppure se si tratta di un malanno diplomatico per mettere da parte un personaggio troppo ingombrante per essere allontanato in questo momento, lo capiremo solo quando Shoigu e Gerasimov ritroveranno la parola. O se qualcuno lo farà per loro. L’unica cosa certa è che la guerra non sta andando come previsto. E come era stato garantito a Putin.