Il Messaggero, 27 marzo 2022
Figliuolo via dal 1° aprile, per i vaccini arriva Riccò
Conto alla rovescia per l’addio di Francesco Figliuolo alla struttura commissariale anti-Covid. Dal 31 marzo cessa lo stato di emergenza e dunque finisce il lavoro sul fronte vaccinale del generale, che potrà dedicarsi a tempo pieno a guidare il Comando operativo di vertice interforze (Covi), l’organismo che coordina, pianifica e dirige le operazioni dei quasi diecimila militari italiani impegnati in missioni all’estero.
Ad assumere le funzioni del commissario straordinario sarà, dal 1° aprile, l’Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia. Questa struttura opererà fino al 31 dicembre con gli stessi poteri di Figliuolo e farà capo al ministero della Difesa. Tant’è, che il vertice dell’Unità verrà indicato nei prossimi giorni dal ministro Lorenzo Guerini e si tratterà probabilmente di un altro generale. Tra i papabili Maurizio Riccò, attuale comandante logistico dell’Esercito, che sarà affiancato da un vicedirettore vicario da scegliere tra i dirigenti di prima fascia del ministero della Salute. Le due nomine saranno ratificate con decreto del presidente del Consiglio, Mario Draghi.
Dal 1° gennaio 2023 il ministero della Salute subentrerà alla nuova Unità. Per preparare la transizione, dal prossimo ottobre nel dicastero guidato da Roberto Speranza verrà resa operativa una squadra (composta da una cinquantina di funzionari) che comincerà a pianificare le tappe successive della campagna vaccinale, che ha già visto la somministrazione di 135 milioni di dosi di vaccini anti-Covid.
IL PASTICCIO NELLA SCUOLANel frattempo è polemica per la disposizione (contenuta nell’ultimo decreto) che permette dal 1° aprile a 20mila professori non vaccinati di rientrare a scuola. Ma non in classe. Ed è proprio qui il problema: cosa andranno a fare? I docenti No vax, secondo la nuova norma, non potranno stare a contatto con gli studenti. E verranno quindi destinati ad altre mansioni. Ma, di fatto, non esistono altre posizioni utili. A sottolineare questa criticità sono i dirigenti scolastici, che avranno un bel da fare per trovare una soluzione organizzativa.
Non solo. Per i presidi si pone anche un problema di equità nei confronti di chi si è vaccinato per la sicurezza della collettività e anche per garantirsi lo stipendio. I docenti sospesi, infatti, sono rimasti finora a casa senza essere retribuiti. Da venerdì riprenderanno lo stipendio, ma non si sa ancora dove lavoreranno.
«Nella scuola non esistono mansioni senza contatto con gli alunni», sottolinea Antonello Giannelli, presidente dei presidi, «e chi non si è vaccinato tornerà a prendere lo stipendio. Con un bel danno per tutti: visto che non possono stare in classe, la scuola continuerà a pagare il supplente. Due stipendi per un solo posto, con l’aggravante che in questo modo sono state tolte risorse dal fondo per l’aumento delle retribuzioni». Ancora: «In questo modo stiamo normalizzando la decisione dei No vax, in quanto li pagheremo per non lavorare. Un docente in cattedra lavora 18 ore in classe e tante altre ore per preparare la lezione, il docente non vaccinato non avrà neanche questo impegno. Così si fa passare il messaggio che chi non rispetta le regole alla fine l’ha vinta».
Contraria anche la Cisl scuola: «Un provvedimento che lascia perplessi», dichiara la neo-segretaria generale Ivana Barbacci, «ambiguo e direi quasi impraticabile. Le soluzioni indicate rischiano di creare problemi e disparità di trattamento tra il personale che si è regolarmente sottoposto alla vaccinazione e chi invece non lo ha fatto».
Alberto Gentili Lorena Loiacono