il Fatto Quotidiano, 27 marzo 2022
Intervista a una Bianca Berlinguer amareggiata
“Se la Rai vietasse i contratti agli ospiti, allora vorrebbe dire chiudere i talk show in prima serata nella televisione pubblica”. Bianca Berlinguer, conduttrice di #Cartabianca, negli ultimi giorni è stata al centro del dibattito politico dopo che il vertice di Viale Mazzini ha deciso di bloccare il contratto da lei deciso ad Alessandro Orsini, direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss, per essere ospite fisso per sei puntate nella sua trasmissione (a 2 mila euro a puntata).
Del caso si è discusso in Cda e il vertice Rai sta pensando a una policyaziendale: mettere un tetto ai compensi o vietarli del tutto. Più la seconda ipotesi, però.
Spero non sia così, vorrebbe dire mettersi fuori dal mercato. Negli ultimi 2 o 3 anni tra i programmi d’informazione, e in particolare quelli di prima serata, si è creato un vero e proprio mercato degli opinionisti. Piaccia o no, questa è la realtà. E io devo competere con due programmi agguerriti come quello di Giovanni Floris sul La7 e quello di Mario Giordano su Rete4. Se non vengono da me, vanno da loro, che dispongono di più mezzi e hanno molti più ospiti sotto contratto. Inoltre, si rischia di penalizzare parecchio le produzioni interne. Quelle in appalto a società esterne potrebbero fare come gli pare e quelle prodotte internamente, come la mia, no.
È proprio questo mercato degli opinionisti a essere messo sotto accusa.
Innanzitutto voglio dire che ho apprezzato moltissimo la scelta del professor Orsini di partecipare alla mia trasmissione a titolo gratuito, nonostante avesse ricevuto in precedenza offerte più allettanti della mia da altri programmi. Gli ho chiesto di venire in trasmissione già martedì prossimo.
Detto questo…
Ogni conduttore a inizio anno, o anche nel corso della stagione, deve poter decidere quali ospiti siano i più competenti e utili per contribuire al livello e alla vivacità del dibattito in studio. E, una volta fatta questa scelta, è inevitabile contrattualizzarli. Altrimenti il rischio è impoverire la trasmissione a tutto vantaggio della concorrenza. La Rai non può pensare di stare sul mercato auto penalizzandosi. Inoltre, la prima serata è una fascia oraria completamente diversa: io devo mettere sul piatto un programma molto ricco e vario, della durata di 3 ore, che sia all’altezza della competizione non solo con le reti private, ma anche con gli altri programmi della stessa Rai.
Perché ha scelto Orsini?
Perché lui esprime in modo molto efficace le sue posizioni che rappresentano una parte dell’opinione pubblica. C’è solo un modo per garantire il pluralismo: far esprimere le proprie idee a persone competenti, e nessuno ha mai negato che lui lo sia, e metterle a confronto con chi la pensa diversamente. Questo cerco di fare nella mia trasmissione.
Cos’ha pensato davanti allo stop a Orsini?
Sono rimasta molto amareggiata perché la prerogativa di chi ha la responsabilità di un programma è poter scegliere i contenuti e decidere gli ospiti del dibattito. Reputo grave il fatto di non essere stata consultata. È come se un direttore di giornale non avesse la facoltà di scegliere chi scrive gli articoli, i commenti e gli editoriali. O come se la proprietà licenziasse un editorialista senza nemmeno comunicarlo al direttore.
Ha parlato coi vertici?
Ho parlato con l’amministratore delegato, Carlo Fuortes. Con cui, da quando è arrivato, ho stabilito un ottimo rapporto.
Il diktat su Orsini è stato politico: il Pd ha detto che “il servizio pubblico non può dare soldi ai pifferai di Putin”.
I politici, specialmente i membri della Vigilanza, hanno tutto il diritto di esprimere le loro opinioni, ma la Rai ha il diritto altrettanto sacrosanto di fare le sue scelte in piena autonomia, secondo ciò che ritiene utile all’azienda e alla qualità dei programmi.
Tra l’altro c’è un precedente che la riguarda…
Sì, quando la rete mi ha imposto di rinunciare a Mauro Corona, un ospite per me assai importante. Che per fortuna è potuto tornare a #Cartabianca a settembre, con la nuova direzione della Rai.
Ora c’è la guerra, prima l’attenzione era tutta sul Covid. Lei aveva sotto contratto anche i virologi?
Assolutamente no: chi è venuto spesso da me, ovverosia Galli, Bassetti e Crisanti, l’ha sempre fatto a titolo gratuito, ma si tratta di scelte esclusivamente personali.
Aldo Grasso l’ha aspramente criticata.
Non rispondo mai ai critici televisivi. Faccio solo notare che non ho mai letto una recensione negativa di Aldo Grasso ai programmi della rete del suo editore.