Corriere della Sera, 27 marzo 2022
Fratelli d’Italia di nuovo primo partito
Il clima di incertezza che accompagna il conflitto tra Russia e Ucraina ha acuito le preoccupazioni per le conseguenze che stanno investendo il nostro Paese e per le prospettive economiche sia a livello personale sia nazionale. Al contrario le preoccupazioni per il Covid stanno progressivamente diminuendo, nonostante la ripresa dei contagi di questi giorni e il numero di decessi quotidiani che si mantiene elevato.
In questo contesto si mantiene elevato il consenso per l’operato del governo e del presidente del Consiglio: gli indici di gradimento aumentano di un punto rispetto a fine febbraio, attestandosi rispettivamente a 57 e a 60. In particolare, sono stati apprezzati gli interventi per contenere l’aumento del prezzo dei carburanti come pure la graduale attenuazione dei provvedimenti restrittivi adottati per ridurre i rischi di contagio, un’attenuazione che alimenta la speranza di un ritorno alla normalità. Inoltre, riguardo al conflitto in atto la linea adottata dal governo incontra un discreto consenso tra i cittadini, la stragrande maggioranza dei quali chiede che l’Italia non venga in alcun modo coinvolta militarmente. Alla luce degli eventi recenti molti si chiedono cosa sarebbe successo in questa circostanza con un premier e una maggioranza diversi rispetto agli attuali, se Draghi fosse stato eletto presidente della Repubblica.
Sul fronte politico la variazione di maggiore rilievo è costituita dal significativo aumento di Fratelli d’Italia (+1,8%) che con il 21,5% dei consensi si colloca al primo posto sorpassando il Partito democratico fermo al 20,7%. Al terzo posto troviamo la Lega (17,5%) che arretra di 0,5%, seguita dal Movimento 5 Stelle (in flessione di 0,9%) che si attesta al 14,5%, toccando il punto più basso degli ultimi 2 anni. Quindi Forza Italia, stimata all’8,1% (-0,8%), che dopo la crescita fatta registrare negli ultimi mesi si riporta sui valori dello scorso autunno. Infine, la federazione Azione/+Europa con il 3,6%, mentre tutte le altre forze politiche si collocano al di sotto della soglia di sbarramento del 3% prevista dalla legge elettorale in vigore. Da segnalare la graduale crescita di Italexit di Gianluigi Paragone (oggi stimata al 2,3%), la flessione dei due partiti a sinistra del Pd e soprattutto la quota di astensionisti e di indecisi (40,6%) che si mantiene molto elevata e da gennaio è stabilmente al di sopra del 40%.
Sulla base di queste stime il centrodestra (composto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) con il 47,1% guadagna lo 0,5%, aumentando il già netto vantaggio sul centrosinistra (31,2%) come pure su un’alleanza giallorossa (38%, in flessione di 1,4%) e ritornando a prevalere sul «campo largo» (45,7%, in flessione di 1,1%), dopo il sorpasso di quest’ultimo registrato a fine febbraio.
Il centrodestra
La Lega cala al 17,5% e Forza Italia all’8,1. La coalizione è al 47,1% in netto vantaggio
Anche la graduatoria di apprezzamento dei leader fa segnare qualche cambiamento, a partire da Giorgia Meloni (indice di gradimento pari a 37) che scavalca al primo posto Giuseppe Conte (stabile a 36), in virtù dell’aumento di un punto rispetto a febbraio. Da notare il calo di tre punti di Matteo Salvini (attualmente a 24, il valore più basso dal 2016 ad oggi) dopo la vicenda della contestazione in Polonia. In calo di tre punti risulta anche Nicola Fratoianni, presumibilmente per le posizioni assunte riguardo al conflitto in Ucraina. Cedono due punti Enrico Letta, Emma Bonino e Giovanni Toti, mentre Maurizio Lupi è in crescita di due punti.
Insomma, a differenza della stabilità registrata a fine febbraio quando l’apertura delle ostilità da parte della Russia colse impreparata la maggior parte dei cittadini e determinò una sorta di «congelamento» degli orientamenti di voto, le complessità vissute nel mese di marzo si riflettono sul clima politico generale sotto diversi aspetti e tengono conto di una pluralità di argomenti la cui importanza varia significativamente nei diversi segmenti sociali: la maggiore o minore visibilità dei leader e delle forze politiche in queste settimane e le prese di posizione assunte in modo più o meno eclatante sui temi di strettissima attualità contribuiscono a comprendere molti dei cambiamenti.
Indubbiamente ci aspetta un periodo ricco di incognite nel quale si affaccia un appuntamento elettorale (che coinvolge circa mille comuni di cui ventisei capoluoghi di provincia) che rischia di accentuare le tensioni tra le forze politiche e di mettere a repentaglio la coesione del governo e l’efficacia della sua azione.