la Repubblica, 27 marzo 2022
I legami tra Lega e Russia
ROMA – «Ho fatto quattro viaggi in Russia e sono stato accusato di aver parlato con il dittatore, con l’invasore. Ma Putin è un leader con le idee chiare per una società ordinata, pulita e armoniosa. Se mi proponessero un cambio fra Renzi e Putin domani mattina accetterei al volo». Così parlava Matteo Salvini il 20 marzo 2015, aprendo i lavori di un convegno dell’associazione Lombardia- Russia. In quei mesi il leader della Lega conduceva una campagna pressante contro le sanzioni che la Ue aveva imposto al Cremlino dopo l’invasione della Crimea. Le aveva definite in numerose occasioni «demenziali», «masochiste», «idiote». «Il nemico della pace è l’Isis non Putin» ribadì il 10 novembre 2015, quando gli atleti russi vennero esclusi dalle Olimpiadi. «Tornerò a Mosca, perché ammiro Putin. la Nato va rivista assolutamente», aggiunse. Tra il 2015 e il 2016 solo in Senato – come ha ricostruito ieri Repubblica – vennero presentate nove tra mozioni, interrogazioni, interpellanze anti sanzioni da parte di esponenti M5S e Lega. Un’offensiva istituzionale e mediatica. Un’interrogazione porta la firma del parlamentare leghista veneto Paolo Tosato, che secondo l’Espresso, il 9 giugno 2016 avrebbe ricevuto una richiesta di intervento da parte di un collaboratore dell’oligarca russo Kostantin Malofeev. Il 3 aprile 2017, ovvero a un anno dal voto in Italia, in una mail inviata da Pjotr Grigorievich Premjak – ex funzionario dell’intelligence russa, oggi assistente di Viktor Shreyder, deputato di Russia Unita, il partito di Putin – a Serghej Aleksandrovich Sokolov, che nel sito del Cremlino viene indicato come responsabile del Dipartimento di politica estera. si elencavano cinque punti di attività e promozione degli interessi russi in Europa. In Italia i partiti con cui costruire una rete informale venivano individuati in M5S e Lega, come documentò su Repubblica Claudio Gatti il 6 aprile 2019. Si elencavano cinque attività d’intervento: manifestazioni volte a screditare eventi o persone che si opponevano alla politica estera russa; visite di politici e uomini d’affari filo Putin in Russia; promozione nei parlamenti nazionali e regionali dei Paesi dell’Ue di misure contrarie alle sanzioni anti russe e favorevoli al riconoscimento dell’annessione alla Crimea. Il 18 maggio 2016 il Consiglio regionale del Veneto si era già messo avanti. Su proposta del consigliere della lista Zaia Stefano Valdegamberi venne approvata con una maggioranza bulgara (27 sì, 9 no, un astenuto) una risoluzione che riconosceva l’annessione della Crimea. Lo stesso fecero poi Lombardia e Liguria. Cinque mesi dopo una delegazione di leghisti, tra cui Valdegamberi e il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, andò in missione in Crimea, e qui Ciambetti consegnò la bandiera con il Leone di San Marco ai leader locali. Un tour di putiniani invitati da Business Russia. L’Ucraina protestò vivacemente. Palazzo Chigi aveva sconsigliato di partire. Ciambetti, interpellato ieri da Repubblica, ha preferito non commentare quel viaggio. Il documento del 3 aprile 2017 quindi prendeva atto di un largo ventaglio di interventi che si concretizzavano già da tempo. E che culminarono nell’inserimento nel programma di governo della Lega dell’abolizione delle sanzioni alla Russia. Un sentimento che il senatore della Lega Sergio Divina, parlando al Forum economico di Yalta, il 21 aprile 2017 sintetizzò così: «In Italia la Russia ha tanti amici, più di quanto immaginate». L’Espresso afferma che lo scambio di mail tra russi e Gianluca Savoini, già portavoce di Salvini, andò avanti fino al 2019, quando la Lega era rumorosamente al potere. Anche il deputato Claudio Borghi provò – senza successo – a far approvare la risoluzione. «Ci battevamo per gli imprenditori del Nord, penalizzati dalle sanzioni» spiega adesso. «Ce lo chiedevano loro stessi, dicevano che i tedeschi continuavano a fare affari con Mosca. Le nostre erano quindi motivazioni economiche. E la Russia non era uno Stato canaglia». E allora la Crimea? «Lì prevaleva l’ammirazione per l’indipendentismo, un tema caro alla Lega». Su Putin Borghi ha cambiato idea: «Quando si invade uno Stato sovrano si passa dalla parte del torto».