la Repubblica, 27 marzo 2022
La Cina tenta l’India
PECHINO – Un blitz a sorpresa, tre ore di colloquio per riallacciare i rapporti tesi da anni per le dispute di confine, per sondare il terreno e capire quali margini di manovra ci siano per contrastare la crescente pressione di Washington su New Delhi, provandola a tirare dalla propria parte, soprattutto ora con la crisi ucraina. Il viaggio in India l’altro ieri del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, il primo di un alto membro dell’apparato comunista da due anni a questa parte, da quando cioè nella valle di Galwan cinesi e indiani si presero a bastonate e a sassate lungo le zone di confine contese sull’Himalaya, ha un significato molto importante per Pechino. Wang, che nella capitale indiana ha incontrato il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Ajit Doval, e il suo omologo Subrahmanyam Jaishankar, è arrivato a New Delhi con un obiettivo chiaro: «Le questioni sui confini devono essere risolte ma non devono influenzare le relazioni bilaterali» tra i due giganti asiatici. Ha assicurato agli indiani che la Cina «non persegue una cosiddetta Asia unipolare e Pechino rispetta il ruolo dell’India nella regione». Arrivando a proporre tre linee guida per ammaliare la controparte: «La Cina e l’India hanno una storia millenaria di scambi culturali e la realizzazione del ringiovanimento nazionale tra Cina e India avrà un impatto significativo sull’Asia e sul mondo in generale; la Cina accoglie favorevolmente lo sviluppo dell’India e la sostiene nello svolgere un ruolo più importante negli affari internazionali; se Cina e India parlassero con una sola voce, il mondo intero ascolterebbe. Le due parti dovrebbero rafforzare la comunicazione e il coordinamento, sostenersi a vicenda». Toni decisamente più morbidi e concilianti rispetto a quanto ci ha abituato la diplomazia pechinese finora. Quasi un corteggiamento. Perché questa mossa e perché proprio ora? L’invasione russa in Ucraina ha ampliato il divario tra New Delhi e Washington. «Wang sta esplorando se esistono le possibilità che l’India possa prendere le distanze dagli Stati Uniti e unirsi a Russia e Cina in una sorta di gruppo, per dividere e indebolire il Quad», racconta al South China Morning Post Yogesh Gupta, ex ambasciatore indiano in Danimarca. L’India è infatti l’unico membro del Quad (l’alleanza che comprende anche Usa, Giappone e Australia) a non aver condannato le azioni di Mosca. Così come la Cina. Pechino e New Delhi continuano a ripetere gli appelli per un cessate il fuoco immediato, ma nulla di più. L’equilibrismo del governo nazionalista di Narendra Modi deriva dal fatto che New Delhi, così come la Cina, dipende da Mosca per la fornitura di petrolio (finora, a marzo, l’India ha importato quasi quattro volte più petrolio russo rispetto a ogni mese dell’anno scorso). Oltre che di armi. La questione ucraina e le posizioni sulla Russia stanno creando imbarazzo tra gli alleati del Quad, quella che la Cina considera una “mini Nato del Pacifico”. E già i partner hanno iniziato a fare pressione su Modi: prima la visita del primo ministro giapponese Fumio Kishida per richiamare all’ordine New Delhi e poi le parole del presidente Usa Joe Biden sui “tentennamenti” indiani. Funzionerà la mossa cinese? Presto per dirlo. La reazione di New Delhi è stata abbastanza fredda. Entrambi i rappresentanti del governo che Wang ha incontrato hanno sottolineato che prima di tornare a relazioni normali bisogna normalizzare la situazione al confine. Migliaia di soldati cinesi e indiani rimangono infatti schierati nel Ladakh. Non una missione facile quella del capo della diplomazia cinese, ma che sottolinea l’attivismo di Pechino. «Segno che la Cina si sta finalmente rendendo conto di un’enorme opportunità strategica per perseguire un disgelo con l’India», sostiene Mohamed Zeeshan, analista di The Diplomat. «Date le circostanze, l’India sta rapidamente diventando un improbabile alleato sia per la Cina che per la Russia e, più che in passato, il presidente Xi Jinping ha un’enorme opportunità di abbracciare New Delhi e creare un muro tra l’India e l’Occidente».