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 2022  marzo 26 Sabato calendario

Guido Catalano intervista sé stesso

Ma davvero hai scritto un libro che viaggia tra memoir, critica sociale, diaristica estrema e surrealismo spinto?
«Scusa tu chi saresti?».
Io sono te
«Tu sei me».
Esatto, chi meglio di te stesso può intervistarti? So esattamente le domande che vorresti ti venissero poste e in più ci troviamo naturalmente simpatici
«Io ti trovo anche bello fisicamente, in effetti».
Vedi?
«Non ricordo la domanda».
Davvero hai scritto un libro che viaggia tra memoir, critica sociale, diaristica estrema e surrealismo spinto?
«Beh, in copertina ci sono io vestito da pirata, dunque direi che a livello di surrealismo spinto ci siamo».
Infatti, mi chiedevo il senso della copertina
«Ma niente, con Rizzoli abbiamo fatto un’analisi di mercato e siamo giunti alla conclusione che se metti in copertina uno vestito da pirata e la parola "gatto", vendi dal 3% al 7% in più».
E i pessimi consigli d’amore?
«Sempre una questione di Mercato. Io vorrei scrivere d’altro, ma il mercato mi chiede l’amore, capisci? È La dura legge del mercato amoroso... Sono stato risucchiato nel buco nero della dura legge dell’amore mercantile. Sono un uomo di cinquant’anni, prigioniero di un circolo vizioso che lo costringerà per il resto dei suoi giorni a scrivere cose d’amore e ad edulcorare amorosamente tutto ciò che lo circonda e quando inizi a edulcorare senza soluzione di continuità poi superi l’orizzonte degli eventi dell’edulcorazione e finisci in un buco nero di panna montata al gusto ciliegia che ti allunga tutto e ti fa diventare una stringa gommosa di liquirizia rosa».
Sembra spaventoso
«È per questo che mi sono dato al memoir. Per fottere il Mercato. Quello si aspetta che io sfruttando la mia incredibile propensione a inventare meravigliose storie d’amore continui a seguire pedissequamente la sua dura legge e invece io di nascosto ho scritto un libro che vuole attingere il suo valore dall’essere testimonianza di un’epoca, di un ambiente sociale, di un costume linguistico e via dicendo».
È ci riesce?
«Secondo Angelo Rizzoli ne vien fuori una stanca rappresentazione della mia crisi interiore, del mio banale smarrimento di uomo di mezz’età, condito da una autocommiserazione ombelicale da quattro soldi ma la verità è che i miei consigli d’amore, come sempre spaccano».
Angelo Rizzoli?
«Sì, il fondatore. Ultimamente l’ho sognato spesso. Mi ha aiutato molto nei momenti di difficoltà».
E dunque in questo libro riesci davvero a non parlar d’amore?
«Guarda, voglio essere sincero con te anche perché tu sei me e se ti mentissi lo capiresti subito: io ci ho provato sinceramente a non parlar d’amore ma siccome sono innamorato, ho fallito miseramente e ho parlato d’amore come se piovesse».
Me ne rallegro
«Anche io».
Mi sembra di aver capito che si parla anche di morte in questo libro
«Vero. In effetti si parla parecchio di morte. Qualche tempo fa in libreria ho visto un libro di un autore giapponese che a quanto pare sta vendendo molto con una fascetta pubblicitaria che tra le altre cose recita: "capace di portare serenità al lettore"».
Anche il tuo libro è capace di portare serenità al lettore?
«Ma figurati. Infatti ho chiesto a Rizzoli se mi facevano una bandella con scritto: "Se cercate serenità questo libro non fa per voi, però potrebbe aiutarvi a smettere di fumare».
E te l’hanno fatta la bandella?
«No»
Ma davvero aiuta a smettere di fumare?
«A me scriverlo ha aiutato a smettere ma credo che riprenderò quando esce in libreria».
E il titolo?
«Il titolo è "Amare male"».
Lo so, ma cosa significa?
«Significa che se tu e dunque io, che se loro e quindi noi, ci impegnassimo a parlare di meno e ad ascoltare di più, se e ci prendessimo la briga di essere un poco, basterebbe un poco, più gentili in maniera gratuita e senza secondi fini con il prossimo, questo mondo sarebbe un po’ meno terribile di quel che è».
Pensi davvero che viviamo in un mondo terribile?
«Ci son volte che mi faccio un giro su Facebook e mi sembra di camminare in un campo di battaglia. Durante la battaglia. Ci son giorni che guardo il telegiornale e mi verrebbe da spegnere il mondo. Ci son volte che vado alla posta o al bar e ascolto dei discorsi che mi vien da piangere. Però, come sai benissimo, sono un incurabile ottimista e credo ancora che ce la possiamo fare. E in ogni caso è un titolo che suona bene, non trovi?».
Sì, molto
«Grazie».
Prego
«Ciao ci si vede».
Ci si vede ciao
Fine.