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 2022  marzo 26 Sabato calendario

Parla Trajkovski

«Ho calciato con tutta la forza che avevo in corpo». Poi ha chiuso gli occhi. Quando li ha riaperti, Aleksandar Trajkovski era un eroe nazionale. Due giorni dopo, a Skopje non hanno ancora smesso di festeggiare. Ieri, al ritorno nella capitale dopo l’impresa palermitana, la Nazionale della Macedonia del Nord è stata accolta da una folla immensa: canti, balli, caroselli, un popolo in delirio dopo una notte che nessuno dimenticherà. Ace, come lo chiamano tutti, con una mano salutava e con l’altra stringeva il pallone portato a casa dalla Sicilia. Guai a chi me lo tocca, ha messo in chiaro. Ci sta: quando ti ricapita? Sopra, col pennarello nero, la scritta «Palermo 24/03/2022 Ita-Mkd 0-1», più gli autografi di tutti i compagni. «I cavalieri che fecero l’impresa» li hanno definiti i giornali macedoni, riciclando il titolo di un film. Italiano, ovviamente.
L’aveva detto, Trajkovski: «Non abbiamo mai giocato la Coppa del Mondo e arrivarci sarebbe un sogno spettacolare per la nostra gente. Contro i campioni d’Europa sarà dura, ma faremo di tutto per vincere. Anche perché non abbiamo nulla da perdere». Quel «nulla da perdere» è stato probabilmente la chiave di tutto, ma una cosa è certa: nemmeno nei suoi sogni più segreti avrebbe immaginato una notte così. Battere l’Italia, segnando il gol vittoria, per di più a Palermo, dove aveva giocato dal 2015 al 2019 con la maglia numero 10 e dove è nato suo figlio Matej: era troppo anche per un sogno.
«Evidentemente era il mio destino segnare in quello stadio» ha sorriso l’ex attaccante rosanero, che dopo i 20 gol in 104 presenze in Sicilia ha giocato senza lasciare il segno prima in Spagna a Maiorca e poi in Danimarca ad Aalborg. A gennaio di quest’anno, alla soglia dei trent’anni, la scelta di vita: è andato a svernare nel campionato dell’Arabia Saudita, al Al-Fayha. Fin qui, cinque presenze e zero gol. Il c.t. macedone Blagoja Milevski non ha però avuto dubbi e, ricordandosi anche della rete che nel 2017 costrinse gli azzurri di Ventura al playoff poi perso con la Svezia, l’ha convocato senza pensarci su due volte. Scelta azzeccatissima.
Trajkovski
Ancora
non abbiamo realizzato. Adesso dobbiamo
soltanto
riposarci
e prepararci al meglio. A Oporto sarà dura.
Ma a volte
i sogni
si realizzano
«A Palermo ho passato quattro anni meravigliosi» ha raccontato il Pak Doo-ik macedone dopo il gol vittoria che ha steso l’Italia. «Quella città mi ha fatto emergere in campo e soprattutto crescere come uomo – aveva ammesso alla vigilia della partita —. Ricordo ancora le passeggiate a Mondello, mangiando i cannoli. È senza dubbio il posto in cui ho giocato a cui sono più legato, anche perché lì è nato mio figlio Matej». Che avrà presto una sorellina: nascerà a luglio. Ecco perché Aleksandar ha dedicato il gol della vita alla moglie. Nella sua mente c’è spazio anche per l’ex presidente Maurizio Zamparini, scomparso qualche settimana fa: «Era come un padre. Gli devo tanto: è stato il primo a darmi fiducia e a puntare su di me».
Ora la finale contro Cristiano Ronaldo che mette in palio un posto al Mondiale, che sarebbe il primo nella storia di questo Paese che conta due milioni di abitanti. «Ancora non abbiamo realizzato cosa abbiamo fatto —. Ha concluso il match winner —. Adesso dobbiamo solo riposarci e prepararci bene. Il Portogallo ha grandi giocatori e grande personalità». Martedì, a Oporto, la sfida da dentro o fuori. «Sappiamo che sarà difficile, ma il calcio trasforma i sogni in realtà». Già. A volte basta chiudere gli occhi. E tirare forte.