Corriere della Sera, 26 marzo 2022
La villa di Carlo Dossi
In principio accarezzò l’idea di acquistare la regina delle ville venete, quella dei Pisani a Stra sul Brenta, pied-à-terre di 168 stanze su 15mila metri quadrati. Poi, setacciando la Lombardia in cerca di un luogo di fuga al termine di una brillante carriera politico-diplomatica in buona parte di mondo, si imbatté in un rustico a Cardina, su uno sperone di roccia a strapiombo sul lago di Como. Angolo che sembrava fatto apposta per lui: il panorama mozzafiato, il silenzio, il clima mediterraneo, il viale di cipressi come in un quadro simbolista dell’amatissimo Böcklin. Lì capì che voleva una dimora in funzione del paesaggio.
Nacque così, a fine Ottocento, su progetto dell’architetto-pittore Luigi Conconi, il grandioso buen retiro dell’aristocratico milanese Carlo Alberto Pisani Dossi, braccio destro di Francesco Crispi, bibliofilo, numismatico, archeologo – lo studio appassionato di antichi sigilli gli costò la perdita di un occhio, che ripose con cura insieme ai reperti del suo museo personale – ed enfant prodige delle lettere, dotato di uno spirito caustico e sottile. Con lo pseudonimo di Carlo Dossi fu, infatti, tra i protagonisti della prima controcultura italiana, la Scapigliatura. E a soli sedici anni fu ideatore e finanziatore della rivista del movimento, Palestra letteraria, alla quale collaborò anche il Carducci.
Abitato dai discendenti, famiglia Reverdini Dossi Pisani, e chiuso al pubblico, il Dosso Pisani (così viene chiamata la villa giocando sul nome del proprietario e la posizione)apre alle visite solo oggi per le Giornate Fai di Primavera, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico d’Italia. Un’occasione irrinunciabile per scoprire il fascino di oltre 700 siti in 400 luoghi di tutta Italia, solitamente non accessibili e la storia, come in questo caso, di chi vi dimorò. Di questa villa proiettata nel vuoto, tutta terrazze, loggiati, balaustre, giardini pensili – incontro privilegiato del dialogo eclettico tra artificio e natura – il Dossi seguì la realizzazione in prima persona durante i dieci anni di lavori. «L’architettura si può chiamare una musica muta o pietrificata», diceva.
A picco sul lago
Sculture, balaustre loggiati, terrazzi: fu un gioco di squadra con amici artisti e artigiani
E al Dosso Pisani l’armonia fu davvero il risultato di un’orchestra: il gruppo dei vecchi compagni, che si distinguevano per essere tra i migliori artisti e artigiani dell’epoca. Alessandro Mazzucotelli era maestro nel ferro battuto, Eugenio Quarti nell’ebanisteria, Carlo Agazzi nella pittura decorativa a buon fresco. Insieme firmarono il complesso degli interni, elegante cornice ai dipinti di Tranquillo Cremona e alle sculture di Giuseppe Grandi. Cesare Ravasco, figura di spicco del Liberty lombardo, scolpì tre figure allegoriche intorno a un obelisco, che celava al suo interno un montavivande per pranzi all’aperto.
Spirito conviviale, il Dossi ospitava spesso e volentieri personalità del mondo della politica, dell’arte, della cultura. Cultore dell’amicizia, volle anche incidere sulle colonne dei due porticati una dedica in forma di epigrafe per ognuna delle persone a lui più care: Cesare Lombroso, Edmondo De Amicis, Giosuè Carducci, la moglie Carlotta Borsani che gli diede tre figli. Contemplati anche gli amici ignoti e gli stessi nemici, «che col pungilione del loro biasimo e il lievito del loro odio, svegliarono una ribellione felice nel mio ingegno e m’instigarono il sangue a mete più eccelse».
Il personaggio
Aristocratico di fine ‘800, braccio destro di Crispi, numismatico, bibliofilo, archeologo
Romantica, fiabesca, ricca di citazioni neomedievali e artistico-letterarie (sembra che ispirò d’Annunzio per il Vittoriale), la villa era, per i tempi, anche un gioiello d’avanguardia, attrezzata con apparati modernissimi: riscaldamento a termosifoni, impianto elettrico centralizzato, montacarichi, tapparelle a cinghia, impianti d’allarme, depuratori, camera oscura e una sala cinema, di cui Carlo Dossi era entusiasta estimatore.