La Stampa, 26 marzo 2022
I russi cambiano narrazione
Vladimir Putin torna all’offensiva ideologica contro l’intero Occidente, paragonato ai nazisti, in un attacco generalizzato alla «cultura della cancellazione» verso ciò che è russo: musica, letteratura, informazione. L’onda di piena del Cremlino ha investito anche Hollywood, dove «i film di guerra celebrano solo gli americani», e strumentalizzato persino J.K. Rowling riesumando la vecchia polemica dell’autrice di Harry Potter con le femministe per la cultura transgender. La scrittrice inglese gli ha risposto a stretto giro: «Tu massacri civili e oppositori».Putin ha parlato incontrando giovani autori premiati per opere destinate ai ragazzi. I suoi generali intanto avevano fatto il punto sull’offensiva Ucraina: «Prima fase completata, obiettivo principale la liberazione del Donbass», ha detto il generale Sergei Rudskoi, capo della direzione operativa dello Stato maggiore russo. Questa precisazione ha innescato subito interpretazioni riduttive. Come si faceva ai tempi della cremlinologia, quando tutto era oggetto di speculazione: anche una pausa o un’allusione. Per esempio come interpretare – appunto – l’irritazione di Dmitry Peskov, portavoce di Putin, quando ieri gli hanno chiesto se Anatoly Chubais aveva o no lasciato la Russia? «Sono affari suoi» ha risposto, confermando però che il vecchio ministro per le privatizzazione di Boris Eltsin, fino all’altro ieri nella squadra di Putin, «padre degli oligarchi» (e oligarca lui stesso) ha abbandonato la barca per disaccordi sulla guerra in Ucraina. La notizia l’aveva data l’agenzia Usa Bloomberg e come tale l’ha riportata Interfax come se fosse acqua passata. D’altra parte si leggeva anche che Putin aveva prontamente firmato il decreto che lo destituiva dall’incarico di consigliere dell’amministrazione. Chubais era o no la prima frana tra gli «occidentalisti» del cerchio magico putiniano?Intanto, stiamo ai fatti di ieri. «L’obbiettivo principale era la liberazione del Donbass, la prima fase è completata», ha detto a metà pomeriggio il generale Sergei Rudskoi, e tutti hanno letto questa dichiarazione come la prima apparente flessione nelle ambizioni di riconquista dell’intera Ucraina. Rudskoi ha parlato ai giornalisti avendo alle spalle una mappa della repubblica di Zelensky dove le zone «riconquistate» dai russi apparivano colorate di una tinta mattone (tutto il resto bianco). E dunque: il 93% del territorio della repubblica popolare di Luhansk sarebbe sotto controllo delle forze russe; come più della metà di quello di Donetsk. Inoltre «l’aeronautica e il sistema di difesa dell’Ucraina sarebbero quasi completamente distrutte». E l’operazione «andrà avanti fino a che non saranno raggiunti tutti gli obbiettivi fissati». Ma quali sono questi obbiettivi? La «denazificazione» dell’Ucraina, aveva detto Putin. Ma che vuol dire? Conquista del Paese e di Kiev, che nella mappa appariva sotto attacco da ovest, da est e da nord?Ma intanto Rudskoi aveva detto un’altra cosa rilevante: «A oggi, purtroppo, ci sono state perdite tra i nostri compagni di armi: mille e 351 militari morti e 3 mila 825 feriti. Lo stato prenderà tutte le decisioni necessarie per sostenere le famiglie, aiutarle nei problemi dell’abitazione, crescere i figli fino all’istruzione superiore, rimborsare i prestiti».Qualcosa sembra dunque cambiato nella narrazione di Stato, si può interpretare come un aggiustamento degli obbiettivi militari, mentre da alcuni giorni le linee del fronte non si sono mosse in prossimità delle città assediate: Kharkiv (all’ovest, la più vicina al Donbass), Mykolaiv (in direzione di Odessa) o Tchernihiv (verso la Bielorussia). Le difese ucraine sono andate oltre le aspettative, in alcune zone riguadagnando anche parte del terreno perduto. La guerra però continua. Il sindaco di Kharkiv ieri ha denunciato numerosi morti per i bombardamenti, anche su scuole e zone residenziali. Si dice che i russi puntino a chiedere tutto per il 9 maggio, anniversario della fine della Seconda guerra mondiale.Ma in serata l’assordante intervento di Putin – che non ha fatto cenno alla situazione sul campo – ha deviato l’attenzione dalle drammatiche notizie che continuavano ad arrivare dalle città assediate. «È in atto in Occidente una progressiva discriminazione di tutto ciò che è connesso con la Russia, con la piena connivenza e talvolta con l’incoraggiamento delle élite al potere. Ciakovskij, Shostakovich, Rachmaninoff sono esclusi dai manifesti dei concerti. Anche gli scrittori russi e i loro libri sono banditi: una tale campagna di massa per distruggere la letteratura è stata condotta dai nazisti in Germania quasi 90 anni fa».