Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  marzo 25 Venerdì calendario

QUANTO E’ (RI)CONOSCIUTA ALL’ESTERO L’ARTE CONTEMPORANEA ITALIANA? – LUCA BEATRICE: "SECONDO UN RAPPORTO, OLTRE A MAURIZIO CATTELAN E FRANCESCO VEZZOLI, TRA GLI ARTISTI PIU'  RICONOSCIUTI CI SONO DONNE CHE SPESSO VIVONO ALL'ESTERO (VANESSA BEECROFT, ROSA BARBA, MONICA BONVICINI, PAOLA PIVI). NELLE ASTE APPENA 9 ITALIANI NATI DOPO IL '60 SONO STATI BATTUTI DI RECENTE. TRA I PRIMI AL LIVELLO DI FATTURATO CI SONO PITTORI QUALI VELASCO E MARCO PETRUS. TRA I NOMI NUOVI DEL 2022 ANCHE TOSATTI, PROTAGONISTA DEL "PADIGLIONE ITALIA" ALLA BIENNALE DI VENEZIA E... -

Maurizio Cattelan, Francesco Vezzoli e pochi altri sono gli artisti italiani nati dopo il 1960, non esattamente giovani dunque, con una certa fama oltre i patri confini. Una strada impervia, per la quale c'è molto da lavorare, applicando una strategia comune ed evitando le iniziative casuali.

È solo uno dei dati emersi dall'interessante report Quanto è (ri)conosciuta all'estero l'arte contemporanea italiana? commissionato da Generali Valore Cultura e presentato ieri al Palazzo Bonaparte di Roma, introdotto dai saluti del ministro della cultura Dario Franceschini e dal Country Manager & CEO di Generali Italia e Global Business Lines, Marco Sesana che ha detto: «Siamo in un momento particolare, che speravamo fosse solo di ripresa.

Ma proprio per questo è ancora più importante parlare di arte e cultura, che stimolano il dialogo e la riflessione tra persone e popoli. E il nostro obbiettivo da sempre è proprio dare accesso e diffusione alla cultura».

IL CONFRONTO Gli autori della ricerca (pubblicata dallo studio di professionisti per l'arte e la cultura BBS-Lombard e Arte Generali, la piattaforma di servizi dedicata all'assicurazione delle opere d'arte) prevalentemente giornalisti ed economisti della cultura, sono partiti da una serie di interviste a 24 curatori museali e sono stati analizzati con l'intelligenza artificiale oltre 230mila artisti, 30mila musei e 3.600 città.

Quali artisti sono più conosciuti, quali sottovalutati, quali i limiti del sistema e le eventuali potenzialità? Partendo dal primo punto, oltre alle due superstar che hanno segnato gli ultimi decenni, le più riconosciute sono donne che spesso vivono all'estero - Vanessa Beecroft, Rosa Barba, Monica Bonvicini, Paola Pivi.

Che non si viva di rendita sul glorioso passato lo dimostrano i dati percentuali della presenza italiana nelle biennali internazionali -persino a Venezia la "quota tricolore" oscilla tra uno sconcertante 2,6 al migliore 12% nell'imminente edizione - che si riduce drasticamente nelle mostre di ricerca fino a sparire nella prossima documenta che a partire da giugno prossimo non vedrà invitato nessun artista italiano. Eppure la copertura mediatica globale non è male, un 6,8% più di Germania e Spagna, una visibilità che cala di netto per gli over 60.

Insomma, di arte italiana si parla ma soprattutto dei "grandi vecchi", gli stessi che ottengono ottimi risultati di vendita nelle Italian Sales di Londra e New York (Fontana, Manzoni, Morandi, Burri, l'Arte Povera). Alla ricerca di nomi nuovi spuntano, per il 2022, Gian Maria Tosatti protagonista del Padiglione Italia, Quayola pittore digitale, lo scultore Fabio Viale e Marinella Senatore esempio di artista impegnata.

Per farsi (ri)conoscere all'estero prima ancora che di musei e istituzioni c'è bisogno delle gallerie e anche qui entriamo in una zona critica perché i nostri sono rappresentati soprattutto da spazi aperti da concittadini mentre appena 5 sono gli artisti italiani che lavorano con vere multinazionali quali Gagosian. È difficile l'affermazione per un giovane emergente o un mid-career.

Tornando alle aste internazionali, che sono indicatori piuttosto precisi ma non assoluti del valore economico, appena 9 italiani nati dopo il '60 sono stati battuti di recente. Accanto ai soliti nomi spunta qualche sorpresa, come Cristiano Pintaldi, Nicola Bolla, Francesca Leone, mentre tra i primi al livello di fatturato ci sono pittori quali Velasco e Marco Petrus. Ma i numeri non sono qualitativi, dunque non dicono tutto.

Rispetto ad altri Paesi l'Italia non sfrutta la centralità di un'unica capitale ma si disperde in tanti luoghi interessanti persino in provincia. Unica città all'avanguardia risulta Milano, il cui "ecosistema artistico" favorisce un tasso superiore di successo, eppure basso se paragonato a Parigi, Berlino e Los Angeles. Che fare per migliorare un panorama troppo frammentario? Il report è molto chiaro e le conclusioni vanno verso la necessità di "fare sistema", cominciando dall'attingere a quelle politiche economiche che hanno dato poco sostegno al contemporaneo.

Andrebbero intraprese - dicono gli esperti - iniziative di natura fiscale per dotare il sistema di maggiore trasparenza, rendere piùfluido il trasferimento delle opere, rendere imponibili le cessioni tra privati con un meccanismo che distingua la speculazione dal collezionismo, estendere le agevolazioni dell'Art Bonus all'acquisto di opere di artisti contemporanei viventi, sospendere dall'imposizione fiscale le plusvalenze derivanti dalla cessione di opere in caso di reinvestimento o permuta di beni della medesima natura, uniformare l'aliquota Iva sulle importazioni, che è il 10%, a quella applicata nei Paesi concorrenti e diminuire l'Iva sulle compravendite effettuate all'interno delle fiere italiane a cui partecipano pure gallerie straniere. Uno strumento valido è il bando dell'Italian Council che dal 2017 al 2021 ha stanziato oltre 12 milioni di euro. Il denaro non può risolvere tutto ma un'economia ragionata può essere il primo supporto.