Corriere della Sera, 25 marzo 2022
Tutte le pagine nere della Nazionale di calcio
Dodici anni. Nella lunga era dorata del nostro calcio questo intervallo di tempo ha rappresentato lo spazio tra una finale Mondiale e l’altra, con due trionfi e due sconfitte: da Messico 1970 a Spagna 1982, da Usa 94 a Germania 2006. Ora, se va bene, dodici anni sarà il tempo dell’assenza da un Campionato del mondo per l’Italia: l’era del divano azzurro, fermi a guardare gli altri.
Non era mai successo nella nostra lunga e gloriosa storia calcistica e il bis Svezia 2017-Macedonia 2022 rimarrà purtroppo come una doppia pagina storica e deprimente, a nove mesi da un successo splendido e insperato. Una doppia pagina da riempire con la matita rossa dei conti economici: la cerimonia degli addii azzurri costerà più di cento milioni di perdite nel computo complessivo, tra mancati introiti per la Federazione, gli sponsor, le aziende e il Mondiale stesso, che è sempre più ricco, ma senza gli azzurri sarà un po’ più povero. Di storia, certo, e anche di denaro, quello dei diritti tv.
La statistica, che cancella di colpo almeno due generazioni calcistiche azzurre dalla mappa del Mondiale, è persino benevola, perché è dalla Coppa vinta in Germania con Cannavaro capitano, Toni, Totti, Pirlo, Del Piero, Gattuso, Buffon e tutto quel ben di dio calcistico, che l’Italia non vince una partita a eliminazione diretta in un Mondiale. Non è successo in Sudafrica con il Lippi bis, con la grottesca eliminazione per mano di Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda e non è successo in Brasile (Prandelli c.t.), con il flop dopo la vittoria in Amazzonia sugli inglesi (che resta quindi l’ultima partita vinta) e poi le sconfitte con Costa Rica e Uruguay: fu la partita del morso di Suarez a Chiellini, a suo modo una primizia visto che Giorgione non ha più messo piede in un consesso calcistico così alto. Ma uno dei 9 reduci (tra i convocati di Mancini qui a Palermo) che hanno bissato il disastro contro la Svezia, nel 2017 tra Solna (sconfitta 1-0) e San Siro (0-0) con Ventura c.t.
Adesso tocca all’unico allenatore vincente degli ultimi sedici anni il momento più duro, quello della doppia esclusione, la prima appunto della nostra storia, anche se a quella del Mondiale ‘58 seguirono tornei deludenti come Cile ‘62 e scioccanti come Inghilterra ‘66, con l’eliminazione per mano della Corea del Nord. Ma adesso con la Corea non riusciamo nemmeno a giocarcela. E attenzione: il Mondiale in Usa, Canada e Messico, imbarcherà 48 squadre invece delle attuali 32, ma i posti per le Europee saranno appena 3 in più, da 13 a 16.
Quello dei due Mondiali «bucati» era un inedito per gli azzurri. L’Italia è stata anche l’unica squadra campione mondiale in carica che non si qualificò per un Europeo (‘84) mentre i campioni d’Europa che hanno fallito l’accesso al Mondiale successivo al loro trionfo sono tre: Cecoslovacchia ‘78, Danimarca ‘94 e Grecia 2006. Tre piccole squadre, tre vittorie irripetibili. Il doppio flop (in alcuni casi reiterato) invece è capitato anche a grandi Nazionali europee che i Mondiali li hanno vinti: Francia (‘70-’74 e ‘90-’94), Spagna (‘54-’58, ‘70-’74), Inghilterra (‘74-’78).
L’Uruguay rimase fuori per otto anni in ben tre occasioni, l’Argentina anche per scelte politiche, perse tre edizioni dal ‘38 al ‘54. Ma era un altro mondo e un altro Mondiale. Quando ci sono praticamente tutti e manchi solo tu per due volte di fila, fa dannatamente male.